il suo spazio con un personaggio che ha certamente segnato la storia della Sicilia oltre che quella della letteratura italiana e mondiale.
Luigi Pirandello nasce il 28 giugno del 1867 a Girgenti, l’odierna Agrigento: anche se il padre, di tradizione risorgimentale e di media estrazione sociale, lo avvia agli studi tecnici, il giovane Luigi si iscriverà alla Facoltà di Lettere, prima a Palermo, poi, dal 1887, a Roma. Il percorso di studi viene poi completato (a causa di contrasti con il rettore dell’ateneo della capitale) a Bonn, dove Pirandello discute nel 1891 una tesi di laurea sul dialetto agrigentino. Il ritorno a Roma, dove conosce Luigi Capuana, coincide per lo scrittore con l’inizio della vita borghese (nel 1893 sposa Maria Antonietta Portulano e nel 1897 diventa insegnante di lettere) e della professione letteraria: dopo le prime raccolte in versi (ispirate ai poeti dell’Ottocento romantico), l’autore lavora ai primi romanzi (Marta Ayala, poi edito nel 1901 con il titolo de L’esclusa, e Il turno del 1902) e alle prime raccolte di novelle, e collabora con diversi giornali e riviste.
L’evento cruciale dell’esistenza dello scrittore cade nel 1903: una frana allaga la zolfara di famiglia presso Aragona ed incide assai pesantemente sulla finanze dei Pirandello ma soprattutto sulla psiche di Maria Antonietta, che non si riprenderà mai dallo shock e che cadrà da qui in poi in una grave forma di malattia mentale. È proprio in questo periodo che lo scrittore lavora al primo capolavoro: Il fu Mattia Pascal viene infatti pubblicato a puntate sulla «Nuova Antologia» l’anno successivo. La stesura di novelle (grazie alle quali Pirandello riesce a provvedere alle precarie sorti familiari e dalle quali trarrà poi non poche opere teatrali) si intreccia d'ora in poi con la scrittura romanzesca: nel 1909 viene pubblicata la prima versione del romanzo “storico” I vecchi e i giovani (completato poi nel 1913), l’anno successivo esce Suo marito (poi ripubblicato postumo con il titolo Giustino Roncella nato Boggiòlo) e nel 1915 è la volta di Si gira..., che nel 1925, dopo una nuova stesura, rivedra la luce come i Quaderni di Serafino Gubbio operatore. Ma soprattutto nel 1908, per concorrere ad una cattedra universitaria, Pirandello pubblica due saggi capitali per definire la propria poetica; oltre ad Arte e scienza è L’umorismo il testo fondamentale con cui l'autore presenta la propria visione del mondo pirandelliana.
Gli anni della Guerra Mondiale sono invece quelli che aprono la grande carriera teatrale: già nel 1910 Pirandello ricava da una sua novella l’atto unico Lumìe di Sicilia, cui seguono, nel 1916, Se non è così (prima commedia dello scrittore siciliano) e Pensaci, Giacomino!, sempre tratto da un altro racconto. L’anno successivo è quello dei testi in siciliano, e poi ritradotti in lingua “ufficiale”: Liolà, Il berretto a sonagli e La giara, e soprattutto di Così è (se vi pare) e de Il piacere dell’onestà. Se il primo successo di pubblico e di critica è Come prima, meglio di prima, nel 1921 escono i due “capolavori” pirandelliani: i Sei personaggi in cerca di autore, dopo una “prima” assai deludente a Roma, conquistano il pubblico milanese e inaugurano, abolendo di fatto la “quarta parete” e con essa l’illusione scenica, la fase metateatrale dell'autore siciliano (cioè la serie di opere che "smontano" le convenzioni della rappresentazione teatrale, e quella parete immaginaria ed invisibile tra il palco e la platea), mentre l’Enrico IV sviluppa ulteriormente l’analisi pirandelliana sulla multiforme ed inconoscibile personalità umana. I testi successivi (tra gli altri: L’uomo dal fiore in bocca, Ciascuno a suo modo, L’altro figlio) confermano il successo delle prove precedenti e precedono la pubblicazione, nel 1926, dell’altro celebre romanzo dello scrittore agrigentino, Uno, nessuno e centomila, in lavorazione sin dal 1909. In mezzo, la discussa adesione di Pirandello al Partito Nazionale Fascista (nel 1924, poco dopo il delitto Matteotti...) e la fondazione del Teatro d’Arte di Roma con Massimo Bontempelli, Alberto Savinio e Giuseppe Prezzolini.
Dal 1928, con La nuova colonia, si entra nell’ultima fase - detta dei “miti” - del teatro pirandelliano, che sviluppa ora la propria riflessione sull’uomo moderno ricorrendo agli strumenti del fantastico, come dimostrano Lazzaro (1928) e l'incompiuto I giganti della montagna. Gli ultimi anni vedono Pirandello celebrato dalle istituzioni (nel 1929 entra nell’Accademia d’Italia, occasione in cui tiene un discorso polemico contro gli “scrittori di parole”, e nel 1934 riceve il premio Nobel per la letteratura) ma anche progressivamente isolato nel mondo culturale del tempo. Questa sera si recita a soggetto è un insuccesso, mentre La favola del figlio è censurata dalle autorità naziste in Germania per motivi politici. Appassionatosi di cinema negli ultimi anni, collaborando pure alla riduzione filmica di alcune sue opere, Pirandello si ammala di polmonite sul set de Il fu Mattia Pascal, e muore il 10 dicembre 1936 a Roma.