si impegnò nella lotta a favore dei braccianti, finendo anche in carcere, prima nella Confederterra, poi nella Cgil (come segretario regionale della Sicilia) e, infine, aderendo al Partito Comunista Italiano. Lì, nel 1949, conobbe Giuseppina Zacco, dopo un anno la sposò e, da questa unione, nacque un figlio di nome Filippo.
Carriera politica Salva
Nel 1952 si candida al consiglio comunale di Palermo, e viene eletto. Nel 1960 entrò nel Comitato centrale del PCI, e nel 1962 fu eletto segretario regionale, succedendo a Emanuele Macaluso. Nel 1963 fu eletto per il PCI deputato all'Assemblea Regionale Siciliana e rieletto nel 1967, fino al 1971. Nel 1969 si trasferì a Roma per dirigere prima la direzione della Commissione agraria e poi di quella meridionale. Messosi in luce per le sue doti politiche, Enrico Berlinguer lo fece entrare nella Segreteria nazionale di Botteghe Oscure. Nel 1972 venne eletto deputato alla Camera nel collegio Sicilia occidentale, e subito in Parlamento si occupò di agricoltura. Propose una legge che introduceva il reato di associazione mafiosa Art 416 Bis C.P. (c.d. Legge Rognoni-La Torre) ed una norma che prevedeva la confisca dei beni ai mafiosi. Rieletto alla Camera nel 1976 e nel 1979, fu componente della Commissione Parlamentare Antimafia fino alla conclusione dei suoi lavori nel 1976; nello stesso anno fu tra i redattori della relazione di minoranza della Commissione antimafia, che accusava duramente Giovanni Gioia. Vito Ciancimino, Salvo Lima, ed altri uomini politici di avere rapporti con la mafia.
Nel 1981 decise di tornare in Sicilia per riassumere la carica di segretario regionale del partito. Svolse la sua maggiore battaglia contro la costruzione della base missilistica NATO a Comiso che, secondo La Torre, rappresentava una minaccia per la pace nel Mar Mediterraneo e per la stessa Sicilia; per questo raccolse un milione di firme in calce ad una petizione al Governo. Ma le sue iniziative erano rivolte anche alla lotta contro la speculazione edilizia.
Ucciso dalla Mafia
Alle 9:20 del 30 aprile 1982, con una Fiat 131 guidata da Rosario Di Salvo, Pio La Torre stava raggiungendo la sede del partito. Quando la macchina si trovò in una strada stretta, una moto di grossa cilindrata obbligò Di Salvo, che guidava, ad uno stop, immediatamente seguito da raffiche di proiettili. Da un'auto scesero altri killer a completare il duplice omicidio. Pio La Torre morì all'istante mentre Di Salvo ebbe il tempo per estrarre una pistola e sparare alcuni colpi, prima di soccombere.
Al funerale presero parte centomila persone tra cui Enrico Berlinguer, il quale fece un discorso. È stato sepolto nel Cimitero dei Cappuccini di Palermo.
Poco dopo l'omicidio fu rivendicato dai Gruppi proletari organizzati. Il delitto venne però indicato dai pentiti Tommaso Buscetta, Francesco Marino Mannoia, Gaspare Mutolo e Pino Marchese, e come delitto di mafia: La Torre venne ucciso perché aveva proposto il disegno di legge che prevedeva per la prima volta il reato di "associazione mafiosa " e la confisca dei patrimoni mafiosi. Dopo nove anni di indagini, nel 1995 vennero condannati all' ergastolo i mandanti dell'omicidio La Torre: i boss mafiosi Salvatore Riina, Michele Greco, Bernando Brusca, Bernando Provengano, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nenè
L'eredità
Quattro anni dopo la sua uccisione, nel maggio del 1968, nasce, ad Alcamo, il Centro di studi ed iniziative culturali “Pio La Torre”. Missione del centro è quella di valorizzare il patrimonio ideale e politico segnato dalla vita e dall'opera di Pio La Torre realizzando e promuovendo studi, iniziative e ricerche riguardanti la mafia e i problemi della società contemporanea. Particolare attenzione è rivolta alle giovani generazioni, con un progetto educativo che coinvolge ogni anno oltre 100 scuole italiane e estere.
Il 30 aprile 2007 venne intitolato a Pio La Torre, dalla giunta di centrosinistra, il nuovo il nuovo aeroporto di Comiso (inaugurato il 30 maggio 2013). Nell'agosto del 2008, la nuova giunta di centrodestra guidata dal sindaco Giuseppe Alfano decide di togliere l'intitolazione a La Torre per tornare a quella precedente di "Generale Magliocco", un generale del periodo fascista distintosi nella guerra colonialista d'Etiopia. Dopo una ben partecipata petizione, promossa dal Centro Studi Pio La Torre, il 7 giugno 2014 si celebra la cerimonia di reintitolazione a Pio La Torre, decisa dall'amministrazione comunale.
Il 10 maggio 2008, a Torino, è stato presentato il libro Pio La Torre - Una Storia Italiana di Giuseppe Baschetto e Claudio Camarca, con la prefazione del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Si tratta della prima biografia del politico autorizzata dalla famiglia La Torre. Nel 2012, per Edizioni Flaccovio, esce il volume Pio La Torre di Vito Lo Monaco e Vincenzo Vasile. Dello stesso anno anche il libro Chi ha ucciso Pio La Torre? di Paolo Mondani e Armando Sorrentino, edito da Rx e Perché è stato ucciso Pio La Torre? di Nino Caleca e Elio Sanfilippo, pubblicato dall'Istituto Poligrafico Europeo.
I Gang gli dedicano la canzone "Duecento giorni a Palermo", contenuta nell'album Storie d’Italia.
È uno dei personaggi del film La mafia uccide solo d’estate e della fiction Il capo dei capi.
Onorificenze
MEDAGLIA D’ORO AL MERITO CIVILE
«Esponente politico fortemente impegnato nella lotta alla criminalità organizzata di stampo mafioso, promotore della coraggiosa legge che ha determinato una innovativa strategia di contrasto alla mafia, mentre era a bordo di una vettura guidata da un collaboratore, veniva proditoriamente fatto oggetto di numerosi colpi di arma da fuoco da parte di sicari mafiosi, perdendo tragicamente la vita nel vile agguato. Fulgido esempio di elevatissime virtù civiche e di rigore morale fondato sui più alti valori sociali spinti fino all'estremo sacrificio.»
— 30 aprile 1982 Palermo