(SA) - Oggi, vogliamo parlare di un personaggio che aveva un alto concetto dell’arte e che trascorse tutta la vita dedicandola alla pittura ed all’arte nelle sue varie forme. Nato in un comune che ancora oggi traspira storia da tutte le sue strade del centro storico
ed i palazzi che lo rendono di rara bellezza, irradiò la sua pittura in tutto il mondo partecipando ad eventi di portata internazionale. Oggi, per ricordare questo personaggio, vogliamo parlarne in questa nostra rubrica, sicuri di fare cosa gradita agli estimatori della pittura e dell’arte. Parliamo di Giambecchina e del suo paese nata, Sambuca di Sicilia, da tempo annoverato tra i borghi più belli d’Italia. Un paese che dall’altro delle sue colline e dei suoi 350 mt s.l.m. impreziosisce la Valle del Belice fertilissima e ricca di vigneti, di uliveti, di agricoltura specializzata e di primizie. Un paese che si specchia nel lago Aranci, meta di sportivi e di sport acquatici. Questo è il comune che diede i natali a Giovanni Becchina, in arte Giambecchina, nel lontano 1909. Cominciò il suo incontro con l’arte, come garzone di un decoratore, dal quale ricevette i primi elementi di tecnica pittorica. In questa veste cominciò a dipingere le volte delle case patrizie di Sambuca di Sicilia. In seguito, frequentò l’accademia di belle arti di Palermo e si unì con il gruppo di avanguardisti, dove incontrò Renato Guttuso, Giovanni Barbera, Lia Pasqualino Noto e Nino Franchina. Nel 1938 a soli 29 anni, espose alla XXI Biennale d’arte di Venezia. A milano, incontrò anche Beniamino Joppolo, importante punto di riferimento di tanti artisti siciliani emigrati. Collaborò con la rivista “Corrente” fondata da Ernesto Trecani appena diciassettenne per poi passare ad illustrare la rubrica de il “Signor Bonaventura” per il “Corriere dei Piccoli”. Nel 1954 espone ancora una volta alla Biennale di Venezia con “La zolfara” aggiudicandosi il premio “Bevilacqua-La Masa”. In seguito, espose in tutta Italia e molto anche all’estero e nel frattempo incrementò anche la produzione grafica producendo incisioni, acqueforti, litografie, serigrafie. Nel 1977 nasce “l’Istituzione Giambecchina” affidata alla direzione del figlio Alessandro. Famose le tele e le grafiche dedicate al pane, alla campagna, alla natura, all’ambiente, a tutto quando affrire la terra dove era nato ed il mondo che lo circondava. Della pittura soleva dire: “"Considero la pittura un atto d'amore, un inno al creato dal profondo dell'anima. Il contenuto della mia opera, il motivo del mio dipingere, l'oggetto del mio fantasticare è la vita di uomini, donne e bambini della mia terra, con le loro ansie e i loro problemi è il colore, la conformazione, il profumo, il sapore di questa Sicilia ed anche i suoi terribili sussulti gli impeti della sua gente, questo mi da gioia e tormento e la forza di proseguire....." Morì nella sua Sambuca di Sicilia il 14 luglio del 2001 alla veneranda età di 92 anni, lasciando al mondo dell’arte una imponente ricchezza di opere d’arti di vario genere ispirate dal suo attaccamento alla natura ma anche dal suo insuperabile senso di umanità. (Salvatore Augello)