Recensione a cura di Pippo Algozino* - La Sicilia ha avuto tantissimi eroi di cui però nessuno parla, tranne in qualche convegno. Sono i nostri emigrati, che ad ondate, dalla fine dell’Ottocento ad oggi, con una parentesi durante il periodo fascista, hanno lasciato l’isola per cercare lavoro altrove.
Nei primo ventennio del secolo scorso le emigrazioni avevano come riferimento paesi lontani, Argentina, Stati Uniti, Australia, il nuovo mondo. Le emigrazioni successive alla II guerra mondiale hanno avuto mete più vicine; ci si è spostati nell’ambito europeo: Francia, Belgio, e poi in Germania, Svizzera. Qualcuno ha raggiunto anche i paesi più a Nord: Olanda, Inghilterra… In questi casi il legame con la propria terra e le famiglie di origine sono rimasti, come dimostrano anche le cospicue rimesse degli emigrati che sono servite a dare un po’ di ossigeno alla nostra economia stanca e senza idee. Negli anni sessanta gli emigrati tornavano ogni anno nei loro paesi di origine – generalmente in estate, durante le feste patronali – dove costruivano le case che speravano di abitare quando si sarebbero ritirati dal lavoro. Mostravano a tutti il loro cambiamento di status: vestivano bene e tutti avevano la loro macchina nuova. Di alcuni siciliani che sono andati in terre lontane, per affrancarsi da una vita di miseria e di stenti, contribuendo col loro lavoro allo sviluppo dei paesi che li hanno ospitati, parla Salvatore Augello nel suo libro “Eroi con la valigia”, Edizioni U.S.E.F (Unione Siciliana Emigrati e Famiglie). L’Autore, entrato nell’Associazione nel 1972, ha ricoperto cariche molto importanti – è stato anche segretario generale per molti anni – che lo hanno portato in ogni parte del mondo per aprire nuovi circoli e tenere viva la fiamma della sicilianità rinverdendone le radici. Uno di questi siciliani che fanno onore alla nostra isola è Edoardo Di Pollina. Figlio di emigrati che più di un secolo fa lasciarono Tusa per andare in Argentina, dove è diventato parlamentare nella provincia di Santa Fé, ricoprendone anche la carica di presidente della Camera. Un altro siciliano che “ce l’ha fatta” è Antonio (Tony) Noiosi che lascia Cerami per l’Australia dove diventa un importante imprenditore, ottenendo nel 2001 anche il riconoscimento dal Governo italiano di Cavaliere Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica. Era stato già insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro. Tra i nostri emigrati c’è anche chi come Rosario Insalaco, abbandonata la coltivazione della terra, diventa metalmeccanico in Francia o ristoratore, mestiere non facile in un paese straniero. Un altro grande siciliano affermatosi in Cile è Amedeo Castello: “un personaggio pieno di idee, ingegnoso, ricercatore instancabile, inventore di un sistema di recupero dei rottami di rame per elettrolisi”. Fra gli eroi con la valigia c’è anche Giovanni Augello, fratello dell’Autore, che emigra in Belgio dove lavora e passa la sua vita piena di interessi politici e sociali. Muore a 61 anni, di cui 42 trascorsi lontano dalla sua Serradifalco. Il libro è di facile lettura anche se porta all’attenzione alcune problematiche dell’emigrazione di cui l’Autore parla ampiamente nella sua precedente pubblicazione “Dalla parte dei migranti”, Edizioni U.S.E.F., 2010. L’emigrazione è un tema in cui siamo tutti coinvolti per avere avuto l’esperienza di un congiunto o di un parente che ha lasciato la Sicilia, anche di recente, per cercare lavoro all’estero. I personaggi di cui si occupa Salvatore Augello fanno parte di quella schiera di siciliani che partivano con pochi soldi in tasca, affrontavano le difficoltà di un lungo viaggio in treno o con la nave, passavano la frontiera con la Francia in condizioni rocambolesche e in mano ad organizzazioni senza scrupoli a cui versavano quel po’ di denaro che si erano portati da casa. Altri andavano in Belgio dove per i primi cinque anni dovevano lavorare nelle miniere di carbone come quella di Marcinelle in cui l’8 agosto del 1956 persero la vita 260 persone, più della metà italiani. Erano gente povera e con poca istruzione e non conoscevano la lingua del paese dove si recavano, restando per tale motivo isolati per lunghi periodi. Nonostante tutte queste difficoltà i nostri conterranei riuscirono a resistere e a sopravvivere, migliorando anche le loro condizioni economiche. Nei paesi dove sono andati sono stati accolti bene grazie al loro attaccamento al lavoro e al loro spirito di sacrificio. Sono stati degli erori che hanno fatto onore alla loro terra, la Sicilia.
*Pippo Algozino (Pippo Algozzino è un giornalista catanese conosciuto a Siracusa dove da pochi giorni si è svolta la cerimonia di consegna – nel salone dell’Hotel Villa Politi sulle latomie – delle medaglie d’oro ai molti anni di militanza nel giornalismo siciliano. Sempre giovani nel cuore, i battaglieri giornalisti – non sempre ascoltati adeguatamente – si sono rivisti. In questo caso è stata una felice nuova conoscenza con Palermoparla da cui è nata un’immediata amicizia. Cintiamo che Algozzino voglia continuare ad onorarci con la sua collaborazione dalla vicina, ma per certi versi “troppo distante” Catania, ineguagliabile ed amata perla dello Ionio).
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Si è detto tante volte e si è progettato di valorizzare la presenza siciliana nel mondo. Essa è letteralmente globale e costituisce un capitale all’estero di inestimabile valore per la Sicilia stessa… Tuttavia, come tante altre chance dell’Isola più grande del mediterraneo, il fatto, pur di assoluto rilievo, resta nel limbo delle mere potenzialità: non si tratterebbe solo di dare un legittimo riconoscimento morale ai siciliani che si sono integrati all’estero, portandosi il messaggio della loro “sicilianità”, ma anche di valorizzare il tutto concedendo riconoscimenti e acquisendo riconoscenza dai tanti che “possono”. Con essi il dialogo potrebbe giovare molto ai siciliani che scelsero di …restare fino al sopraggiungere di quel livello di sicuro benessere che, a dispetto del parziale perdurante sottosviluppo, fa della Sicilia da oltre un decennio una terra in cui “si immigra”… (Nota di G.Scagiali)
“La missione dell’USEF – scrive Augello nel testo di un discorso tenuto in Sicilia – … è quella di guardare avanti di continuare ad occuparsi dei siciliani all’estero, di insistere sulla battaglia ingaggiata in Sicilia assieme ad altre associazioni regionali, al fine di sensibilizzare la regione a riprendere una politica in direzione dei siciliani all’estero, riallacciando un legame che rischia di logorarsi dopo un’assenza così lunga da parte delle istituzioni. …dell’associazione, che a nome della Direzione Generale e mio personale ringrazio per continuare a tenere alta la bandiera della nostra terra…” (Salvatore Augello)