Il primo ad essere rovesciato fu Trasideo di Akragas, che dopo una pesante sconfitta da parte di Ierone di Siracusa fu cacciato e sostituito da un governo democratico. Toccò poi a Trasibulo sconfitto da una coalizione di insorti siracusani e truppe sicule e di Akragas, Gela, Selinunte e Imera. Rimarrà al potere solo Dinomene ad Etna (Catania) fino a quando una coalizione siculo-siracusana costringerà la popolazione a fuggire, rifugiandosi sui monti ad est di Centuripe ad Inessa ribattezzata Etna. Di conseguenza Catania riprese il suo antico nome e venne ripopolata dagli esuli cacciati ai tempi di Ierone e con coloni siracusani e siculi. Nello stesso periodo Messina si liberò dalla tirannide dei figli di Anassila. Nel 452 a.C. un siculo ellenizzato di nome Ducezio che aveva partecipato all'assedio di Etna a fianco dei Siracusani, sollevò un vasto movimento di rivolta nazionalistica, una vera e propria lega sicula. Partendo dalla nativa Mineo attaccò e distrusse Inessa-Etna e Morgantina e fondò alcune colonie in punti strategici per controllare il territorio; tra queste Palikè nei pressi dell'antico santuario dei Palici. Verso il 450 a.C. però, attaccato dai Siracusani, venne pesantemente sconfitto e costretto ad andare in esilio a Corinto. Non vi rimase molto tempo: con un piccolo gruppo di Greci del Peloponneso sbarcò in Sicilia e vi fondò una città , Kale Akte ove rimase fino alla morte nel 440 a.C. Negli anni che seguirono Siracusa tornò a sottomettere quasi tutti i territori da lui "liberati". Intanto in Grecia (nel 431 a.C.) era scoppiata la guerra del Peloponneso che coinvolse pesantemente le colonie di Sicilia. Nel 427 a.C., nella guerra tra Leontini e Siracusa, erano di nuovo coinvolti anche gruppi di Siculi, oltre Catania, Naxos, Camarina (dalla parte di Leontini), e Imera e Gela dalla parte di Siracusa. Dopo tre anni, nel 424 a.C. venne siglato un accordo di pace con il patrocinio del siracusano Ermocrate, preoccupato per la presenza delle truppe ateniesi. Queste, a seguito di ciò, ritornarono in patria. Nel 422 a.C. scoppiò la guerra civile a Leontini e questo fornì il pretesto per un nuovo intervento di Siracusa; la città venne rasa al suolo e il partito oligarchico vincente si trasferì a Siracusa. Il conflitto intanto si spostava nella zona occidentale; nel 416 a.C. erano Selinunte (appoggiata da Siracusa), e Segesta (che dopo il rifiuto di aiuto da parte di Cartagine si era rivolta ad Atene) a lottare tra loro. Atene nel 415 a.C. inviò Alcibiade con una flotta di 250 navi e 25.000 uomini in aiuto, ma la spedizione ateniese in Sicilia finì in un disastro. Ulteriori aiuti nel 414 a.C. e nel 413 a.C., con un esercito guidato da Demostene, non riuscirono a piegare la coalizione che intanto si era raccolta attorno a Siracusa. Alla fine del 413 a.C. gli Ateniesi erano in rotta; 7000 di loro fatti prigionieri furono rinchiusi nelle cave di pietra dove la maggior parte di essi morì; i sopravvissuti, marchiati come cavalli, vennero venduti come schiavi, mentre i comandanti Demostene e Nicia furono giustiziati. Siracusa festeggiò la vittoria, ma la vittoria non assicurò la pace interna. Il governo guidato da uno dei generali, Diocle, attuò una serie di riforme sul modello ateniese ed un codice di leggi, favorito in ciò dall'assenza di Ermocrate, impegnato al comando di una flotta in aiuto di Sparta. RICOSTRUZIONE DELL'ACROPOLI DI SELINUNTE E DEI SUOI TEMPLI Nel 410 a.C. si riaccese il conflitto e Selinunte attaccò Segesta. In aiuto di questa giunse un piccolo esercito di mercenari cartaginesi. L'anno successivo sbarcò anche Annibale Magone con un ulteriore esercito e in sette giorni espugnò Selinunte, distruggendola e massacrandone gli abitanti. Annibale marciò poi verso Imera, ma qui trovò Diocle con l'esercito siracusano. Dopo pesanti scontri i Siracusani si ritirarono, gli Imeresi fuggirono via ma la metà di loro venne uccisa. Annibale fece quindi ritorno in patria e sciolse il suo esercito. Intanto Ermocrate, che era stato destituito dal comando della flotta dell'Egeo, con un piccolo esercito di profughi e mercenari e una flotta di cinque navi si insediò a capo di quel che rimaneva di Selinunte e attaccò le città tributarie di Cartagine. Siracusa in quel periodo era in pieno caos, Diocle venne mandato in esilio ed Ermocrate rientrato con la speranza di reinsediarsi venne invece ucciso. Nella primavera del 406 a.C. i Cartaginesi tornarono con un potentissimo esercito, espugnarono Akragas che venne saccheggiata e depredata delle sue opere d'arte; per sette mesi i Siracusani si difesero valorosamente, al comando del giovane Dionisio, nominato comandante supremo. Intanto cadeva Gela e poi anche Kamarina. A questo punto delle ostilità Dionisio riuscì a stipulare un trattato che metteva fine alla guerra, delimitando le rispettive zone di influenza. Gli insediamenti punici, elimi e sicani sarebbero appartenuti a Cartagine. Le popolazioni di Selinunte, Akragas, Imera, Gela e Camarina sarebbero ritornate alle loro città pagando un tributo a Cartagine con la condizione di non erigere mura. Leontini, Messina e i Siculi sarebbero stati liberi e Dionisio avrebbe governato Siracusa. Era così finita di fatto la parentesi democratica. Il periodo storico dal 405 a.C. fino alla conquista romana sarà dominato dalle figure dei sovrani siracusani.(2 continua)Â