Presidiare gli ingressi delle scuole con un esercito di volontari e pensionati. L'Osservatorio "Lucia Natoli" frena sull'iniziativa dell'Amministrazione comunale. «Sarà utile a qualcuno - argomenta una tempestiva nota dell'Osservatorio -. Speriamo però che qualcuno non abbia immaginato a qualcosa di simile alle ronde in stile padano. Il bullismo si combatte in famiglia e dentro la scuola, spiega l'Osservatorio, attraverso le politiche sociali e giovanili. E qui un accenno polemico all'assessore titolare del progetto: Melino Capone, che ha la delega alla Mobilità urbana (ma anche alla Sicurezza sui luoghi di lavoro): «Già questo presupporrebbe che ad interessarsi della questione fosse chi magari ha avuto assegnata la delega ai giovani, o alla Cultura – Scuola, e non certo alla Mobilità urbana». L'intento dell'Osservatorio, comunque, è di fornire il proprio contributo di esperienza sulla questione, nonostante non sia stato interpellato dagli ideatori del progetto. La prima idea è: portare tutti gli studenti e le studentesse a conoscere e discutere lo Statuto dei loro diritti, promulgato il 24 giugno 1998 con decreto n° 249 del presidente della Repubblica. Utile potrebbe e dovrebbe essere il coinvolgimento del «dormiente» Osservatorio regionale sul bullismo, costituito e finanziato nel marzo 2007. Ma l'atto più urgente è l'istituzione della figura del garante per l'Infanzia, «una richiesta - spiega l'Osservatorio - che, se accolta, potrebbe costituire una vera svolta nell'ambito delle Politiche Giovanili a Messina». Credere di potere risolvere il problema del bullismo con un «approccio repressivo e conflittuale» è illusorio, perché, alla fine, «le vittime sono sempre i giovani: sia quelli che subiscono gli atti violenti sia quelli che procurano gli atti stessi». Un esempio di come sia facile ingannarsi in fatto di disagio giovanile, è stato dato dall'episodio di violenza, avvenuto nei giorni scorsi a Piazza Municipio. L'Osservatorio specifica che nel pestaggio il bullismo c'entrava poco, contrariamente a quanto è stato detto: «In quel comportamento la gravità maggiore era rappresentata da un chiaro messaggio razzista che come tale si sarebbe dovuto condannare». «Gli approcci sbagliati ai problemi - conclude la nota dell'Osservatorio - possono magari servire ad ottenere effetti utili alla propaganda, ma non certo a fronteggiare adeguatamente i problemi seri. Una prognosi sbagliata è sempre la premessa alla fine del malato.»