La perfida genìa che ripudia la pace e la solidarietà fra i popoli.
di Agostino Spataro* Oggi, l’umanità è in preda a una contraddizione insanabile. Si assiste alla crescita tumultuosa della popolazione mondiale (più che triplicata nell’arco di 70 anni) e allo scandaloso accentramento delle risorse e della ricchezza nelle mani di ristretti gruppi di potere economico e finanziario.
Mentre cresce l’incertezza per il futuro della vita sul Pianeta. Si rendono obbligatorie politiche di salvaguardia del "capitale" naturale ossia la Terra e di equa distribuzione delle risorse per far fronte alla crescita incontrollata della popolazione mondiale passata dai 2,3 miliardi (mdl) di persone del 1950 agli attuali 8 mld, che (secondo l’Onu) saranno 10.5 mld nel 2050. Purtroppo, sta accadendo l'esatto contrario: aumentano l’inquinamento dei mari, del cielo e della Terra, la produzione di armi di distruzione di massa, l'accentramento della ricchezza e l‘appropriazione delle risorse strategiche. Invece d'includere si marginalizzano, si escludono masse crescenti di disoccupati, di neo-poveri, di indigenti, destinati alle migrazioni. È in corso un attacco durissimo allo stato sociale, ai bilanci della sanità, della scuola pubblica, delle pensioni e alle politiche di assistenza in genere. Tutto ciò è assurdo. Non si sa che cosa pensare. Come se al vertice del potere mondiale si fosse insediata una perfida genìa, una sorta di “governo profondo” detentore di un potere immenso (finanziario, commerciale, tecnologico, mediatico, politico), ai più incognito ed esercitato al di fuori di ogni controllo democratico, che agisce in nome e per conto del neoliberismo trionfante. In realtà, è una degenerazione evidente del capitalismo, di un’oligarchia che vuole irreggimentare l’umanità dopo averla deprivata dei suoi beni e diritti. Per realizzare tali obiettivi ricorre alla guerra, al terrorismo, alla divisione fra i popoli, delle società nazionali; ripudia la pace e la solidarietà fra gli uomini e l’armonia fra essi e la Natura. Questa non è via che spunta!
* dal mio “Il dono di Tita”.