PARLIAMO DI MIGRAZIONI - PROFUGHI: ESISTE UNA “BUONA ACCOGLIENZA”?

Diverse sono le pratiche inerenti i flussi migratori che oggi si abbattono sull’Europa. Flussi provenienti da paesi in guerra, flussi di persone che sfuggono il sedicente califfato ed i terroristi

dell’ISIS. Quello che oggi si vuole sottoporre all’attenzione del lettore, sono i metodi di accoglienza messi in atto e la loro congruità per affrontare al meglio il problema.Qui di seguito riportiamo alcune considerazioniMESTRE - Se il 2014 è ricordato come l’anno record per il numero di sbarchi, il 2015 ha di fatto seguito un trend simile. Anche se è diminuita leggermente la rotta mediterranea, il fenomeno ha interessato in misura crescente i paesi balcanici e molti paesi Ue dell’Europa centrale. La Fondazione Leone Moressa, con il contributo di Open Society Foundations, ha analizzato gli elementi principali del sistema italiano di accoglienza, confrontandolo con alcune buone pratiche riscontrate in Europa. Lo studio, presentato oggi al Ministero dell’Interno, intende fornire una panoramica della situazione attuale dell’accoglienza, offrendo spunti di riflessione utili a livello nazionale e locale.
I FLUSSI MIGRATORI E LE NUOVE ROTTE. Secondo Frontex, gli ingressi irregolari in Europa nel 2015 sono stati oltre 1,5 milioni, cinque volte di più rispetto ai 280 mila del 2014. La rotta del Mediterraneo centrale (verso l’Italia) ha visto un leggero calo, mentre sono aumentate in maniera impressionante le rotte del Mediterraneo orientale (verso
la Grecia, da 50 mila a 720 mila) e dei Balcani occidentali (verso l’Ungheria, da 43 mila a 667 mila).
L’ACCOGLIENZA IN ITALIA, SOPRATTUTTO STRUTTURE TEMPORANEE. Dai primi dati del 2015, per la prima volta, il numero di migranti presenti nelle strutture italiane ha superato quota 100 mila. Di questi, oltre il 70% si trova in strutture temporanee. Il sistema Sprar, gestito direttamente dai Comuni e considerato il modello più efficace, si ferma al 20% delle presenze. A livello territoriale, un quarto dei migranti (24,8%) è concentrato in due sole regioni: Lombardia e Sicilia.
LE RICHIESTE D’ASILO IN EUROPA. Nei primi dieci mesi dell’anno si è superata quota 1 milione, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2014. Il 62% delle richieste si è registrato in Germania, Ungheria e Svezia; paesi che hanno accolto il 75% dei Siriani richiedenti asilo. L’Italia è al quarto posto per richieste d’asilo, ma con una bassa percentuale di Siriani.
LA STRATEGIA EUROPEA: RICOLLOCAMENTO E PIÙ CONTROLLI. Tra le proposte avanzate dalla Commissione europea, uno dei punti chiave riguarda il ricollocamento di 15 mila migranti dall’Italia verso altri paesi Ue. In realtà, la risposta dei paesi membri è stata molto debole, tanto che ad oggi ne sono partiti meno di 200. Dall’altra parte, l’Ue continua a chiedere all’Italia maggiore rigore nell’identificazione dei migranti e nelle procedure di registrazione e rilevamento delle impronte digitali, anche attraverso l’apertura di hotspot gestiti congiuntamente dalle autorità italiane ed europee.
BUONE PRATICHE IN EUROPA. Se uno dei problemi dell’accoglienza italiana riguarda la distribuzione sul territorio, il sistema tedesco e quello svedese prevedono la distribuzione degli immigrati su tutto il territorio nazionale. In particolare in Svezia si sta attualmente discutendo sull’obbligatorietà dell’accoglienza da parte di tutti i comuni. In Germania, invece, è stabilita la presenza di almeno un centro di accoglienza per ogni stato federato. Altre soluzioni sperimentate in Europa riguardano l’accesso al lavoro e alle informazioni di base o la riduzione dei tempi per l’esame delle richieste d’asilo.
TEMPI DI PERMANENZA. L’esempio svedese può essere considerato una buona pratica per quanto riguarda i tempi di permanenza nei centri di prima accoglienza. Entro 6 mesi viene data una risposta alla richiesta di asilo. Qualora la richiesta d'asilo venga invece accolta
la Svezia prevede un programma di accompagnamento all'integrazione che dura in media 2 anni.
ACCESSO AL LAVORO. Per quanto riguarda l’accesso al lavoro da parte dei richiedenti asilo, il sistema svedese può essere individuato come best practice europea. La possibilità di accedere al mercato del lavoro è infatti immediata.
ACCESSO ALLE INFORMAZIONI. Tra le buone pratiche che possono essere individuate a livello europeo sotto questo aspetto possiamo segnalare il manuale sanitario, disponibile in 22 lingue, in uso in Francia e frutto di un lavoro congiunto del Ministero della Salute e ONG locali. Ed il servizio inglese che fornisce informazioni generali e di orientamento attraverso un centro di consulenza telefonico oppure di persona su appuntamento presso i centri di prima accoglienza. (aise)