Dal “Corriere d’Italia” di Francoforte - Anche in questa delicata fase pandemica si registrano movimenti di connazionali da e per l’Italia. Giovani, lavoratori e lavoratrici con o senza esperienze professionali lasciano l’Italia per cercare un futuro migliore.

Altri, invece, fanno rientro definitivo sia per motivi personali/familiari che professionali. È il caso di due insegnanti di Stoccarda e di due dirigenti scolastici operanti nel settore della promozione della nostra lingua e cultura nelle scuole del Baden-Württemberg e Baviera. In questi giorni stanno facendo i bagagli. La valigia più importante è quella dell’esperienza di vita sociale, culturale e lavorativa acquisita in terra tedesca.

ASSUNTA GRECO

Assunta Greco, appena 50enne, è insegnante di scuola primaria, moglie e mamma del 14enne Marco. La metà dei suoi anni li ha trascorsi a Stoccarda dedicandoli alla crescita culturale e linguistica di migliaia di alunni. È stata tutor di giovani italiani in Germania per progetti di formazione professionale e di stage presso aziende di Bari, Come e Milano, nonché esaminatrice per la Camera dell’Industria e Commercio (IHK) di Stoccarda per le certificazioni dell’italiano commerciale. Assunta Greco, insegnante di scuola primaria, come migliaia di connazionali 26 anni fa fu spinta dalla voglia di fare una breve esperienza lavorativa, apprendere il tedesco e rientrare in Puglia. Vi è rimasta oltre la metà della sua attuale età per dedicarsi all’insegnamento della lingua italiana a figli di connazionali residenti nella Circoscrizione consolare di Stoccarda. Ha operato come educatrice in alcuni asili comunali di Stoccarda e organizzato interventi di recupero e potenziamento in lingua tedesca e matematica in tedesco per alunni italiani in difficoltà di apprendimento nella scuola locale. La sua valigia di commiato dalla Germania è piena di esperienze umane, culturali, sociali e professionali, ma anche di rimpianti, incertezze per affrontare nuove sfide. “Mi riaffiora il ricordo del fatidico 5 Settembre del 1995, giorno in cui sono arrivata a Stoccarda. Ero partita da (Brindisi), la mia città natale con il desiderio e la curiosità di scoprire una nuova cultura e apprendere un’altra lingua. Avevo programmato il soggiorno per un anno. Ero attratta dalla famosa città dei filosofi, visitare la casa natale di Hegel, ammirare la statua di Schiller nella Schillerplatz, e scoprire tutte le straordinarie attrazioni che offre la città, dall’Oktoberfest al suggestivo Weihnachtsmarkt (mercatino di natale). Appena arrivata a Stoccarda mi è venuto un tuffo al cuore. Mi sono ritrovata in una grande stazione, sentivo provenire dagli altoparlanti informazioni in una lingua a me sconosciuta. Avevo imparato solo “Guten Tag” e “Auf Wiedersehen”. Era un pomeriggio cupo e pioveva a dirotto. Mi si stringeva sempre più la gola al solo pensiero di aver lasciato la mia terra, il sole, il mare, gli affetti. Ma i giorni a seguire: la caparbietà, la curiosità e il desiderio di scoprire hanno preso il sopravvento sulla nostalgia degli affetti. Ho iniziato subito un corso di tedesco, perché volevo conquistare un po’ di indipendenza per i primi contatti sociali. Dopo alcuni mesi poi mi è stata prospettata la possibilità di iniziare ad insegnare nei corsi di lingua e cultura italiana. Questa bella ed interessante opportunità mi ha permesso di iniziare a conoscere tanti alunni e tante famiglie residenti in un vasto territorio del Baden-Württemberg. Dopo un anno di permanenza in Germania ho conosciuto la mia anima gemella. Ci siamo sposati ed insieme abbiamo deciso di mettere radici in questa città. Qui è nato 14 anni fa Marco che, crescendo, ha manifestato il forte desiderio di vivere ad Ostuni e di frequentare la scuola locale. Con gli anni ho maturato una bella esperienza professionale arricchita dal lavoro sinergico con i colleghi dal comune desiderio di voler affrontare nuove sfide. Per cui ho sempre accolto con entusiasmo tutte le proposte formative finalizzate all’arricchimento personale e professionale. La tenacia e la forza di affrontare sempre con positività ogni difficoltà o ostacolo, sono stati i punti di forza di tutti questi anni. Dopo 26 anni abbiamo deciso di ritornare nella nostra Puglia. Lascio Stoccarda portandomi un bagaglio ricco di esperienze irripetibili che mi hanno fatto crescere e maturare come persona, donna, moglie, mamma e insegnante. Essendo in partenza vorrei esprimere la mia gratitudine con un grande GRAZIE a coloro che hanno creduto in me, ai colleghi, alle famiglie, agli alunni alle autorità. A coloro che mi hanno teso una mano, a coloro che hanno speso una parola gentile e di riconoscenza per il lavoro che ho svolto con tanta dedizione e passione. La mia valigia di ritorno è colma di tante belle ed arricchenti esperienze, che custodirò sempre con grande cura e l’aprirò ogni qualvolta mi sarà necessaria per affrontare nuove sfide della vita. L’insegnamento è e rimarrà la mia vocazione.”

FRANCESCO SIMULA

Francesco Simula porta con sé non una valigia, bensì un baule pieno di esperienze. D’altronde i suoi anni trascorsi a Stoccarda son ben 43. È un testimonial della vita sociale, politica, culturale e ricreativa della nostra collettività. Appena conseguito la laurea in Filosofia, lasciò la piccola Uri in provincia di Sassari, per raggiungere un suo parente a Stoccarda. Grazie ad una comunità sarda ben unita ed organizzata il giovane Francesco non ebbe problemi d’inserimento: “Sabato e Domenica si andava in giro a vedere le partite del calcio dilettantistico: Azzurri Leonberg, Azzurri e Etna Fellbach, l’A.C. Brühl e, soprattutto Su Nuraghe, la squadra dell’omonimo circolo sardo. Iniziai a frequentare quello che era allora, forse, il circolo italiano più attivo. Disponeva infatti, fra le altre cose, di un gruppo folk e di una pubblicazione mensile, con la quale iniziai a collaborare. La vita sociale era allora intensissima fra dibattiti e discussioni di ogni genere, fra un buon caffè, un’ottima Vernaccia ed un ottimo Cannonau, il tutto intercalato da agguerrite partite a carte. Tutto questo, come in generale tutta la vita associativa italiana, è, con mio grande dispiacere, ormai scomparso. Ripenso spesso alle serate al circolo dei Trentini e alla polenta preparataci da Maria! Ma in quegli anni non era attiva solo la vita delle Associazioni. Era vivacissima anche la vita politica e quella dei partiti. Come dimenticare le prime campagne elettorali per le elezioni europee, che ci videro per la prima volta protagonisti in loco? Tutto questo, che veniva allora vissuto intensamente ed attivamente, è ora scomparso. Si rimane oggi rinchiusi all’interno della vita familiare, usufruendo solo delle varie trasmissioni televisive via satellite ed in streaming. Sono stato per alcuni anni insegnante nei corsi serali per il recupero della terza media: considero questa esperienza la più bella fra tutte: mi ha infatti visto interagire per la prima volta con il mondo dell’emigrazione, facendomi conoscere un gran numero di connazionali. Da queste persone ho avuto lezioni di vita che hanno influenzato tantissimo la mia. Lasciato questo settore, sono entrato nella scuola più tradizionale, inizialmente come insegnante di scuola media per adolescenti ed in seguito per bambini ed adolescenti. Anche questa esperienza mi ha arricchito non solo professionalmente ma anche umanamente, facendomi conoscere il mondo dei bambini, che mi era stato, fino ad allora, estraneo. Questi ultimi due anni sono stati problematici, a causa della pandemia. La mia vita professionale non si è limitata solo all’insegnamento. Il mio primo anno in Germania l’ho infatti trascorso lavorando da barista in un noto ristorante di Leonberg. Grazie a questo lavoro ho avuto modo per la prima volta di conoscere i miei connazionali: fino ad allora non avevo infatti avuto modo di frequentare i siciliani, i calabresi, i veneti, i pugliesi ecc. e questi sono stati per me una vera scoperta. Nel frattempo, mi ero anche sposato e la gastronomia non è purtroppo adatta alla vita matrimoniale. Decisi perciò di cambiare occupazione e iniziai a lavorare nel magazzino di autoricambi della concessionaria di una nota casa automobilistica. Fu una breve esperienza che mi permise però di iniziare ad avere rapporti anche con tanti colleghi tedeschi. Devo dire a questo proposito che lo studio dell’idioma germanico è stato l’unico vero problema che ho dovuto affrontare durante la mia permanenza! Ho poi lavorato in qualità di operatore nel centro meccanografico di un grande magazzino all’ingrosso, che mi permise di conoscere un mondo che di lì a poco avrebbe dominato tutti gli aspetti della vita del pianeta: il mondo dei computer. Ero l’unico straniero di tutto il reparto. Questo periodo fu per me importantissimo perché mi permise di conoscere a fondo i tedeschi: con i miei colleghi non avevo infatti solo rapporti di tipo professionale ma anche momenti ludici e di socializzazione, perché si andava spesso a bere qualcosa assieme nelle varie Kneipe e a fare delle appassionanti partite a Kegeln. Conservo tra i miei più bei ricordi di questo periodo due cose: la prima è quanto disse, riferendosi a me, il direttore del centro meccanografico nel suo saluto di commiato: “Oggi perdiamo DUE ottimi collaboratori!” e la seconda, che mi fece enormemente piacere, fu che, per oltre 15 anni i miei colleghi non mi fecero mancare gli auguri di buon anno e di buon compleanno. Fu quindi nel 1981 che iniziai il mio lavoro di insegnante. Questo lavoro, per diverse ragioni, è stato intercalato anche da una mia lunga esperienza nel mondo della gastronomia, sono infatti stato anche gestore di un ristorante e di una trattoria. Quest’anno, dopo 43 anni di permanenza, rientro in Sardegna. Come minimo porterò 2/3 della mia vita: sono arrivato da ragazzo, torno da uomo anziano serenamente avviato verso la vecchiaia. La permanenza in Germania mi ha fatto confrontare con tante Culture diverse dalla mia, aprendo enormemente la mia mente e arricchendo così il mio spirito di tolleranza, cosa che mi permetterà un più facile reinserimento nell’odierna società italiana, ben diversa da quella che ho lasciato anni fa. Mi porto dietro un grande arricchimento della mia professionalità che non avrei certamente potuto avere se avessi svolto lo stesso lavoro in Italia e spero di mettere in pratica tutto questo, magari nell’insegnamento agli immigrati e ai loro figli. Mi porto dietro, infine, il ricordo di tantissime persone, bambini, ragazzi, uomini e donne con cui ho diviso momenti belli e brutti e che non sanno di avermi dato tantissimo, contribuendo alla crescita dell’uomo che a breve li saluterà.”

LUISANNA FIORINI

Luisanna Fiorini, una passionaria di canto e musica, nel 2000 lascia la sua Veroli, cittadina di scarsi 20 mila abitanti nel frusinate, per partecipare attivamente al progetto televisivo di MIUR – RAI Educational “Multimedi@scuola”, producendo l’ipermedia “Mito, Macchina, viaggio nel 900. Nonostante le varie stazioni di alto profilo professionale nel campo della comunicazione audiovisiva multimediale e la docenza nelle facoltà di Scienze della Formazione a Bressanone, Venezia, Ferrara ed Aosta, nel 2019 supera la selezione al Ministero degli Esteri e arriva all’Ufficio Scuole di Monaco di Baviera. Dopo appena due anni ritorno in Alto Adige per motivi familiari. In poco tempo anche la valigia tedesca è stracolma “Quando il Ministero degli Esteri mi comunicò la sede di destinazione come Dirigente dell’Ufficio scuola del Consolato Generale fui felicissima. La città così bella, ben organizzata, piena di cultura e eventi, musei e convivialità mi accolse con un autunno sontuoso, caldo e colorato, quasi volesse con reciprocità rispondere al mio affetto di sempre. Non mi aspettavo di incontrare in Baviera una comunità così grande di Italiani, orgogliosa e attiva, pronta a sostenere l’impegno di mantenere al contempo l’identità culturale originaria e l’esercizio di una nuova dimensione multiculturale. Professionalmente ha rappresentato un impatto forte, una immersione in una realtà professionale e sociale a cui nessuno mi aveva preparata, e del resto: chi era preparato a fronteggiare quel che sarebbe successo da lì a pochi mesi? La pandemia ha cambiato il modo di interpretare la nostra vita, le relazioni, l’organizzazione del lavoro. Ha rappresentato per me complessità nella complessità, con aggiustamenti continui a una situazione in divenire non prevedibile, con la Baviera che avrei voluto vivere per lungo tempo congelata tra divieti e restrizioni. Eppure la mia valigia, quella che in partenza era vuota, si è riempita, e così lo spazio nella mia anima. Amo dire che soprattutto durante il primo lockdown Monaco di Baviera ha salvato il mio equilibrio, professionale e personale. Nel primo caso ho trovato una insperata disponibilità e flessibilità degli interlocutori (le Scuole, gli Enti promotori, gli Insegnanti, le Autorità consolari) a cercare insieme strategie organizzative mai prima esplorate, che ci hanno fatto crescere. Nella sfera personale, le lunghe solitarie passeggiate nell’Englischer Garten e la metafisica costruita di una Monaco di Baviera vuota e surreale mi hanno consentito di mantenere il contatto con la natura e con l’umano, riportandomi su un piano di essenzialità. Nell’approssimarsi del mio rientro volontario in Italia, nella Provincia di Bolzano dove tornerò a ricoprire il ruolo di Dirigente scolastica, sento un misto di malinconia e soddisfazione, una mescolanza di volti, di esperienze nuove, di difficoltà superate, di crescita professionale, di luoghi amati. Quel che però riempirà maggiormente la mia valigia del ritorno sarà la mancanza. La sento forte già da ora, sarà un bagaglio pesante da gestire, da ricollocare nel significato complessivo del mio perenne viaggio senza meta.”

ISABELLA DE FINIS

L’esperienza di Isabella de Finis, dirigente scolastica presso il nostro Consolato di Stoccarda è la più giovane. Essa si limita a soli due anni scolastici. Originaria di San Severo (Foggia) dove ha diretto per una dozzina d’anni una scuola superiore polivalente, la 57enne intraprendente dirigente e autrice di diverse pubblicazioni fra cui Mappa del Verbo Amare e ViaggiAmo, ha fortemente voluto fare un’esperienza professionale all’estero. Pur avendo titolarità per essere assegnata ad Uffici Scuola delle nostre rappresentanze diplomatico-consolari in Paesi di area anglofona (lingue inglese), per esigenze del Ministero degli Esteri ha accettato di essere comandata a Stoccarda nella cui Circoscrizione consolare operano 21 insegnanti ministeriali e 53 dell’istituto IAL-CISL. Al termine di questo mese di luglio rientra nella sua San Severo in attesa di nuova destinazione oltre oceano. Nonostante la brevità del mandato in terra svevo-badense la sua valigia “tedesca” pare essere colma di esperienze che per esigenze di spazio, riassume così: “Alla vigilia della partenza mi sento come un reduce che è contento di tornare a casa, ma allo stesso tempo sente di voler prima o poi ritornare nei luoghi della sua prigionia dorata con affetto e malinconia. Vivere in un paese straniero non è semplice perché il richiamo alla patria e agli affetti è sempre presente. Viverlo in piena pandemia da Covid 19 , con ritmi e comportamenti nuovi , restrizioni e senso di angoscia per un problema mondiale, ha messo a dura prova le motivazioni e la resistenza fisica e psicologica. Sicuramente l’esperienza lavorativa consolare molto, diversa da quella metropolitana, ha messo veramente in luce le doti di diplomazia ed apertura al confronto. Fondamentale è stato il rapporto con i docenti ministeriali e dell’Ente gestore/promotore Ial-Cisl. Con tutti impegnati ad offrire un prodotto di alta qualità nelle scuole bilingui e nei corsi di lingua e cultura italiana. Anzi, l’emergenza ha fortificato le doti di mediazione ed ha incentivato la professionalità nel cimentarsi nella didattica a distanza. Un posto speciale nel mio cuore lo occupano le persone con le quali ho lavorato a stretto contatto. Innanzitutto Salvatore De Blasi (direttore amministrativo dell’Ufficio scuole), mio mentore personale senza il cui supporto non sarei riuscita ad orientarmi. Un sincero grazie al console uscente Massimo Darchini, nel frattempo a Roma, e al console in carica Massimiliano Lagi. Con entrambi il rapporto di collaborazione è stato sempre improntato al massimo rispetto e fiducia. Lo stesso dicasi di tutto il personale consolare, degli insegnanti ministeriali e dell’Istituto IAL-CISL Germania. Tutti mi hanno arricchita professionalmente e umanamente. Credo che non riuscirò più a svegliarmi senza pensare alla Lenzhalde, la strada meravigliosa del Consolato e della mia casetta nei boschi. Un caloroso grazie ed un sicuro arrivederci!!!!!!! Tschüss!!” (Tony Màzzaro – Corriere d’Italia del 12 luglio /Inform)