L'EMIGRAZIONE, LA NOSTRA STORIA

Stand: 22.06.2022, 18:00 Uhr A cura di Luciana Caglioti, Cristina Giordano, Luciana Mella e Daniela Nosari La popolazione in Germania cresce grazie anche agli stranieri, tra loro anche profughi.

Emigrati italiani torna a casa per natale Wolfsburg 1972

Ma sono ancora troppo pochi, e gli esperti lamentano la mancanza di forza lavoro. I dati raccolti nell’approfondimento di Cristina Giordano. Pierangelo Campodonico ci porta virtualmente nel Museo Nazionale dell'Emigrazione Italiana a Genova. E infine al via una collana dedicata alla storia dell’emigrazione italiana in Europa. Ce ne parla il direttore, lo storico delle migrazioni Toni Ricciardi. Emigrati italiani tornano a casa per Natale, Wolfsburg, 1972 L’EMIGRAZIONE ITALIANA IN GERMANIA Dal 20 dicembre 1955, anno in cui sono stati firmati gli accordi bilaterali fra Italia e Germania per il reclutamento di forza lavoro, le cose sono molto cambiate. I primi 50 italiani arrivarono in Germania nel gennaio del 1956, oggi secondo la piattaforma di statistica Statista, gli Italiani residenti qui sono attorno ai 650.000. Ma sappiamo essere in realtà di più, proprio perché spesso grazie alle normative europee che permettono libertà di circolazione, molti non si iscrivono all'Anagrafe degli italiani all'estero, l'AIRE. Gli italiani in Germania sono ad oggi il quinto gruppo più numeroso dopo turchi, polacchi, siriani e rumeni. E proprio per raccontare anche questa lunga storia di immigrazione in Germania si sta allestendo il nuovo museo DOMiD a Colonia, l’apertura è prevista per il 2027. RACCONTARE L’EMIGRAZIONE Un angolo del Museo Nazionale dell'Emigrazione a Genova Verso la storia dell'emigrazione italiana, in Europa e nel mondo, crescono la consapevolezza e l’interesse. A Genova è stato recentemente inaugurato il Museo Nazionale dell'Emigrazione (MEI), che punta a informare ma anche a creare empatia fra i visitatori e gli emigranti, immergendoli in scene di vita reale e facendoli incontrare ad esempio datori di lavoro che, nella lingua dei diversi Paesi, si rivolgono a loro. Ce ne parla il direttore Pierangelo Campodonico. Inoltre è stato recentemente pubblicato il primo volume di una collana editoriale interamente dedicata proprio alla storia dell’emigrazione italiana in Europa. La collana si intitola "Storia dell'emigrazione italiana in Europa", è edita da Donzelli e diretta da Toni Ricciardi, storico delle migrazioni e delle catastrofi all'università di Ginevra. Con lui parliamo del perché di questo progetto, che dalla Rivoluzione francese arriva fino ai giorni nostri, della pandemia - una fase storica che ha rallentato l'emigrazione. AL DI LÀ DEGLI ITALIANI: SEMPRE PIÙ STRANIERI IN GERMANIA La copertina del libro "Storia dell'emigrazione italiana in Europa" (Donzelli editore) Secondo l’ufficio tedesco di statistica Destatis la popolazione in Germania è aumentata grazie proprio all’incremento di immigrazione, che è tornata a crescere dopo un periodo di stallo dovuto alla pandemia. Il numero di stranieri in Germania nel 2021 era di 10,9 milioni, oltre 308.000 persone in più rispetto al 2020. La percentuale di stranieri che vive qui è quindi salita al 13,1% , contro il 12,7% nel 2020. Dei 2,3 milioni di profughi e sfollati arrivati in Germania dal 1950 in poi, circa la metà (1,2 milioni) sono arrivati solo negli ultimi anni – tra il 2014 e il 2021. Che quindi risulta essere la fase più intensa di arrivi di richiedenti asilo. La maggior parte arriva dalla Siria (29%, 670.000 persone). Il secondo paese di arrivo è invece l’Afghanistan (221.000 persone). Seguono Iraq (191.000), Polonia (141.000), Iran (115.000) e Turchia (102.000). La seconda grande fase di arrivi di richiedenti asilo in Germania coincide invece con la guerra nei Balcani, quindi tra il 1990 e il 2000, quando circa mezzo milione di persone (487.000) sono arrivate qui perché scappate dal conflitto che ha messo in ginocchio la ex Yugoslavia. MANCANO LAVORATORI SPECIALIZZATI Anche il direttore dell'Istituto di Berlino per la ricerca sull'integrazione e la migrazione, Herbert Brücker, sostiene che si tratta di una carenza di personale sempre più forte. Il cambiamento demografico della popolazione fa sì che la percentuale di lavoratori che vanno in pensione continui ad aumentare, ma sempre meno giovani scelgono ad esempio l'apprendistato, preferendo il percorso universitario. Mancano quindi lavoratori in alcuni settori tra cui operai altamente specializzati, settore alberghiero e assistenza ospedaliera e agli anziani. Diversi esperti fra cui l'Agenzia del Lavoro dicono che il saldo netto dell’immigrazione, cioè la differenza tra i nuovi arrivi e chi va via, dovrebbe essere almeno di 400.000 persone all’anno per coprire il fabbisogno di lavoratori in Germania. Destatis portando i dati del 2021, ha invece contato un saldo netto di 317.000 persone. E non è solo una mancanza di numeri, ma anche di formazione. Oggi il cambiamento strutturale del mercato economico, le sfide ecologiche che impone il clima, e la digitalizzazione richiedono una diversa formazione dei lavoratori, che non sempre c’è. Ecco perché agli imprenditori viene criticata talvolta la mancanza di visione in questo senso. LA RISPOSTA DELLA POLITICA TEDESCA L’attuale ministra dell’Interno Nancy Faeser, Spd, vuole rendere i posti di lavoro specializzato più attraenti per gli stranieri, permettendo ricongiungimenti famigliari più facili, in cui potrebbe non servire più la conoscenza della lingua tedesca. E attualmente la Germania punta molto sui tanti nuovi profughi ucraini. Da quando è scoppiata la guerra sono arrivati oltre 855.000 (giusto per fare un confronto, in Italia sono 129.000). Il Ministro del Lavoro Hubertus Heil, Spd, vuole facilitare l’entrata nel mondo del lavoro degli ucraini. Ma questo ha aperto a numerose polemiche sull’esistenza di profughi di serie A e di serie B. (FONTE: https://www1.wdr.de/radio/cosmo/programm/sendungen/radio-colonia/il-tema/italiani-in-germania-emigrazione-italiana-in-europa-100.html)