BELLUNO - ““Il percorso migratorio normalmente è fatto di partenze e ritorni, ma il problema in Italia è che i giovani non tornano”. È la sintesi con cui monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, ha concluso, l’8 novembre a Roma, la presentazione del Rapporto italiani nel mondo 2022,

la pubblicazione annuale che fotografa la situazione della nuova mobilità nel nostro Paese. Una considerazione, quella del direttore della Migrantes, che si lega alla riflessione del vicepresidente della Cei, monsignor Francesco Savino, il quale ha sottolineato come dal Rapporto emerga una “mobilità malata” perché “caratterizzata dalla necessità e unidirezionale””. Questo l’articolo pubblicato nei giorni scorsi dalla rivista “Bellunesi nel Mondo”, dell’Associazione Bellunesi nel Mondo. “Da qui l’appello: “I giovani stanno andando via per motivi di lavoro e di studio e non tornano più. Questo significa che dobbiamo creare le condizioni per un lavoro bello, pulito e solidale”. Temi emersi anche nel messaggio portato alla presentazione dal Capo dello Stato Sergio Mattarella: “Il nostro Paese, che ha una lunga storia di emigrazione, deve aprire una adeguata riflessione sulle cause di questo fenomeno e sulle possibili opportunità che la Repubblica ha il compito di offrire ai cittadini che intendono rimanere a vivere o desiderano tornare in Italia”. Il Presidente ha richiamato quindi l’attenzione sulla necessità di “tutelare e promuovere gli italiani fuori dai confini nazionali” e di sostenere “quelli che desiderano tornare nel nostro Paese, per contribuire alla sua crescita recando la propria esperienza, e le proprie capacità”. L’emigrazione supera l’immigrazione Le statistiche presenti nel Rapporto, infatti, mettono chiaramente in luce come il problema dell’Italia, quando si parla di migrazioni, sia quello delle partenze e non degli arrivi. Innanzitutto – e parliamo al presente - perché gli iscritti all’Aire (Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, a cui vanno aggiunti coloro che espatriano per progetti di studio e formazione e quindi non hanno obbligo di registrazione, e quanti sono in situazione di irregolarità perché non registrati all’Anagrafe) hanno superato la popolazione di stranieri regolarmente residenti sul territorio nazionale: gli immigrati (quasi 5,2 milioni di persone) rappresentano l’8,8% della popolazione in Italia, gli emigrati (oltre 5,8 milioni) sono il 9,8%. In secondo luogo – e qui ci si proietta nel futuro - perché anche per i giovani immigrati le prospettive a medio-lungo termine guardano fuori dai confini nazionali: “Il 59% degli alunni stranieri delle scuole secondarie vorrebbe da grande spostarsi all’estero, un dato molto più alto rispetto ai loro compagni italiani (42%)”. L’Italia appare pertanto una realtà poco attrattiva, che da un lato ha grandi difficoltà a trattenere i giovani - sia italiani che stranieri - sul proprio territorio (il 59,5% degli iscritti all’Aire ha tra 0 e 49 anni), dall’altro non è in grado di offrire le condizioni necessarie a un rientro di chi se n’è andato. E così la mobilità cresce: dal 2006 al 2022 l’incremento dell’Aire è stato dell’86,9% in generale, del 44,6% per la specifica motivazione “espatrio” (quella che potremmo definire l’emigrazione vera e propria). Cresce a un ritmo di oltre 112mila nuove partenze ogni anno (media delle nuove iscrizioni Aire per “espatrio” tra il 2014 e il 2022), in parte rallentate dalla pandemia che, evidenzia il Rapporto, “Ha impattato sul numero degli spostamenti dei nostri connazionali, riducendoli drasticamente e trasformando, ancora una volta, le loro caratteristiche”. Nell’ultimo anno sono comunque stati 83.781 gli iscritti Aire con la motivazione “espatrio”. Di chi si tratta? I nuovi emigranti Si tratta prevalentemente di maschi (il 54,7% del totale), di giovani (il 41,6% ha tra i 18 e i 34 anni) o giovani adulti (il 23,9% ha tra i 35 e i 49 anni), di persone non sposate (66,8%) e provenienti dalle regioni settentrionali (53,7% contro il 46,3% del Centro-Sud), in particolare dalla Lombardia (19,0% sul totale) e dal Veneto (11,7%), prime due regioni in assoluto già da diversi anni. Anche se – rileva il report - “dei quasi 16 mila lombardi e dei circa 10 mila veneti (partiti, Ndr) molti sono, in realtà, i protagonisti di un secondo percorso migratorio che li ha portati dapprima dal Sud al Nord del Paese e poi dal Settentrione all’oltreconfine”. Per quanto riguarda le destinazioni, la gran parte si è diretta in Europa (78,6%). A grande distanza gli spostamenti verso l’America (14,7%, di cui il 61,4% nell’America del Sud), l’Asia, l’Africa e l’Oceania (complessivamente 6,7%). 183 i Paesi di approdo: 48 nel Vecchio Continente, 47 in Africa, 44 in Asia, 38 in America e 6 in Oceania. La meta più gettonata è stata il Regno Unito (19.275 iscrizioni Aire, il 23,0% del totale degli espatriati tra gennaio e dicembre 2021), seguita da Germania (11.765, 14,0%), Francia (9.447, 11,3%), Svizzera (7.444, 8,9%) e Spagna (4.853, 5,8%). Frenate, nel 2021, le partenze di anziani, famiglie e minori. Uno sguardo complessivo Oltre a chi si è registrato per “espatrio”, lo scorso anno sono stati incasellati nell’Aire per motivazioni diverse (principalmente per “nascita all’estero da genitori italiani” e per “acquisizione di cittadinanza”) anche altri 111.685 soggetti, portando complessivamente a 195.466 il numero di nuovi iscritti nell’arco del 2021 e a 5.806.068 il numero totale degli italiani ufficialmente residenti fuori dai confini nazionali. Oltre la metà (il 50,3%) è all’estero da più di quindici anni, meno di un quarto (19,7%) quelli che sono via da meno di cinque anni. Osservando le fasce di età, il RIM rileva che i minori iscritti all’Aire sono il 14,5%. Gli over 65 sono il 21% (di cui l’11,4% ha più di 75 anni). In mezzo a queste due categorie, il 21,8% ha tra i 18 e i 34 anni, il 23,2% ha tra i 35 e i 49 anni, il 19,5% tra i 50 e i 64. Sul fronte dei territori di origine, il dato complessivo vede spiccare il Meridione e le Isole (47,0%) rispetto al Nord (37,2%) e al Centro (15,7%). Confermata, anche se con percentuali più contenute rispetto alle cifre relative alle partenze nel solo ultimo anno, la presenza principalmente europea (54,9%) e poi americana (39,8%), soprattutto nella parte centro-meridionale del continente. Le comunità più numerose si trovano in Argentina (903.081 persone, il 15,6% del totale), in Germania (813.650, 14,0%), in Svizzera (648.320, 11,2%), in Brasile (527.901, 9,1%) e in Francia (457.138, 7,9%). La provincia di Belluno 56.965 gli iscritti bellunesi al 1° gennaio 2022, 1.582 in più rispetto all’anno precedente. Più della metà (il 52%) è iscritto “per nascita”. Il 12,3% ha tra 0 e 17 anni, il 21,2% tra 18 e 34 anni, il 23,0% tra 35 e 49 anni, il 20,3% tra 50 e 64 e il 23,0% ha dai 65 anni in su. Misurando il dato degli iscritti rispetto alla popolazione residente in provincia (198.518 persone, dato Istat), gli Aire incidono per il 28,7%, il valore di gran lunga più alto in Veneto, se si pensa che al secondo posto c’è Treviso con il 16,3%. Interessante, proprio riguardo al rapporto iscritti Aire-residenti, il fatto che nella classifica dei cinquanta comuni tra 100mila e 10mila abitanti con il più elevato tasso di incidenza degli espatriati sulla popolazione, il primo territorio del Nord Italia – nono assoluto, dietro a sette comuni siciliani e a uno calabrese – sia proprio una realtà del Bellunese: Borgo Valbelluna, che conta 5.041 iscritti Aire e 13.441 residenti, con un’incidenza che è dunque del 37,5%. In graduatoria, quarantatreesimo, anche Sedico, con un’incidenza del 23,3%. Se si parla invece di comuni con meno di 10mila abitanti, all’undicesimo posto a livello nazionale c’è Soverzene, dove gli Aire sono 882 e i residenti 364 (incidenza al 242,3%). Soverzene guida la classifica a livello veneto. Classifica che nelle prime venticinque posizioni conta ben tredici comuni bellunesi: oltre appunto a Soverzene, ci sono Arsiè, terzo (126,1%), Vallada Agordina, quinta (99,4%), Fonzaso, sesto (90,0%), Lamon, settimo (89,1%), Cibiana di Cadore, nona (78,7%), Gosaldo, undicesimo (71,3%), Seren del Grappa, dodicesimo (70,9%), Val di Zoldo, sedicesima (60,9%), Longarone, diciottesimo (57,3%), Sovramonte, diciannovesimo (57,3%), Cesiomaggiore, ventiduesimo (49,2%), e San Gregorio nelle Alpi, ventitreesimo (48,6%)”. (30/12/2022 aise)