I MILLE VOLTI DEGLI ITALIANI NEL MONDO ALLE GIORNATE DELL’EMIGRAZIONE

ROMA - Sono stati tanti, variegati, istituzionali e non, gli ospiti che hanno dato vita alla XV edizione delle Giornate dell’emigrazione organizzate e promosse dall’Asmef presso l’aula dei Gruppi Parlamentari in Parlamento, a Roma.

A partecipare al dibattito che ha toccato tantissimi punti, dall’economia alla musica passando per storia e sociologia, tanti protagonisti del mondo dell’emigrazione italiana, tra cui i deputati del Pd eletti all’estero, Christian Di Sanzo e Fabio Porta, e il consigliere d’Ambasciata Giovanni Maria De Vita, che ha parlato in particolare di Turismo delle Radici, progetto di cui è responsabile presso la Direzione Generale Italiani all’Estero del Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale. A rompere gli indugi e a fare gli onori di casa ci ha pensato Salvo Iavarone, Presidente dell’Asmef, che ha messo immediatamente in chiaro il tema della giornata, ossia l’emigrazione che cambia, dalla valigia di cartone, simbolo degli italiani poveri in partenza verso un futuro migliore in giro per il mondo, agli italiani che decidono di partire per ragioni diverse rispetto al passato, senza più valigia di cartone ma con tante competenze alle spalle. Iavarone ha poi passato la parola ad Angelo Sollazzo, presidente della CIM, confederazione di cui Asmef fa parte, il quale ha prima espresso la sua soddisfazione per l’evento organizzato oggi, poi fatto un breve excursus sulla creazione del CIM, tra ieri, oggi e domani. “È necessario che queste giornate continuino nel lavoro che stanno portando avanti da 16 anni - ha spiegato Sollazzo -. Come confederazione siamo un contenitore. Al nostro interno ci sono tantissime associazioni (2 mila associazioni in 33 Paesi). Siamo una struttura onnicomprensiva nata dal primo Ministro per gli italiani nel mondo, Sergio Berlinguer. Il mondo dell’emigrazione prima era diverso. Con noi è iniziata una rappresentazione autonoma dai partiti dell’epoca”. Arrivando all’oggi, il Presidente della CIM ha spiegato di voler “superare un gravissimo problema culturale legato all’idea dell’emigrazione, superare la visione legata al passato. Abbiamo sempre sottovalutato la ricchezza che rappresentano le nostre comunità. Non abbiamo tante persone che chiedono, fuori, ma spesso abbiamo persone che danno, che vogliono fare business con l’Italia, anche per aiutare il Paese”. Parlando in conclusione del domani, invece, Sollazzo ha sottolineato la necessità di cambiare la legge elettorale per gli italiani all’estero, incrementando le scuole di italiano nel mondo, incrementando la rete diplomatica-consolare, proseguendo e incentivando il turismo di ritorno e ciò che comporta”. Poi è stata la volta di parlare dei Deputati del Pd. Per Di Sanzo, queste giornate “servono per spiegare quello che è l’emigrazione e la sua evoluzione. L’emigrazione sta infatti cambiando e questa giornata serve per capire il passaggio dal viaggio con la valigia di cartone di ieri, al viaggio dei cervelli di oggi. E poi serve per capire il contributo che può dare la rete dell’emigrazione per l’Italia di oggi”. Porta, ha invece evidenziato un concetto chiaro quanto netto: l’emigrazione è “risorsa, non problema”. Per questo la politica “deve fare di più” anche per “facilitare il ritorno in Italia di quegli italiani che vogliono tornare”. “Queste giornate dell’emigrazione non sono solo un tributo, ma anche un momento per parlare dell’Italia di oggi e di domani”, ha concluso il deputato dem. Tra gli ospiti anche il Console Generale d’Italia a New York, Fabrizio Di Michele, che in collegamento dalla Grande Mela ha parlato delle nuove prospettive dell’emigrazione, poiché “la povertà nella comunità italiana degli USA non è più un problema”. Per quanto spiegato dal Console Di Michele, “negli ultimi 20 anni c’è stato un impoverimento della comunità bianca negli USA, ma la comunità Italo americana ne è stata solo sfiorata”. Sempre da New York ha parlando anche Anthony Tamburri, CEO del John Calandra Institute, secondo cui “gli italiani all’estero per troppo tempo sono stati svalutati, ma negli ultimi 15 anni ci sono stati dei cambiamenti positivi”. Ha preso parola in seguito anche Fabrizio Ferragni, direttore di Rai Italia, che prima di rinnovare la sua piena collaborazione, dal punto di vista comunicativo, per insegnare la lingua attraverso i canali Rai e nella diffusione dei progetti rivolti agli italiani nel mondo, ha manifestato un’urgenza, ossia che “servono risposte di sistema rispetto alla questione”. Per Ferragni, infatti, è “fondamentale passare dai cervelli in fuga ai cervelli in rete”. Breve intervento anche per Giuseppe Sommario, ricercato del fenomeno migratorio italiano per l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che ha parlato del concetto della “ritornanza”, vale a dire quel “sentimento che anima gli italiani che sorge immediatamente dopo la partenza dal Paese natio”. E poi ha voluto sottolineare quanto “la comunità italiana all’estero può avere grande risonanza, ma deve partire per forza dalle persone”. In seguito, Giovanni De Vita, prima di intervenire nel segmento della giornata dedicata al Turismo delle Radici, ha presentato il documentario prodotto dalla Farnesina su Enrico Caruso, tenore italiano che fece fortuna a New York: “il Ministero degli Affari Esteri da sempre promuove queste giornate, perché l’emigrazione è ancora un argomento largamente ignorato dall’opinione pubblica che ne ignora l’importanza – ha spiegato ricordando la figura di Caruso -. L’emigrazione è un grande problema sociale per il nostro Paese, ma è anche un veicolo di italianità nel mondo. Dobbiamo uscire dall’idea che gli italiani all’estero siano solo ambasciatori del made in Italy, dobbiamo andare oltre”. A seguire, è stato prima presentato il Premio Eccellenza Italiana che quest'anno festeggia i suoi primi 10 anni, poi ha preso parola Paolo Masini, presidente della Fondazione MEI - Museo dell’emigrazione italiana di Genova, che ha sottolineato il valore del museo: “al MEI parliamo dell’emigrazione a 360 gradi. È un museo interattivo, di immagini e documenti, di mostre a tema, di storie di emigranti italiani; è un museo dedicato ai giovani. Un museo che parla anche del mondo che verrà e che è già qui”. L’argomento si è spostato poi sui borghi e sul Turismo delle Radici. Insieme al Consigliere De Vita, al tavolo del dibattito si è seduto, Fiorello Primi, presidente dell’Associazione dei Borghi più belli d’Italia. Primi ha focalizzato il suo discorso non solo sulle bellezze e sulle potenzialità del futuro dei borghi, ma anche sui loro problemi: desertificazione e difficoltà della vita quotidiana in particolar modo. “Una soluzione può essere il turismo, ma è solo un elemento. Non è sufficiente – ha spiegato -. Dobbiamo pensare alla produzione dei beni e per farlo servono idee e investimenti. Quindi non “turismo di ritorno”, ma ritorno e basta. Dobbiamo utilizzare questa preparazione per cambiare il paradigma, uscendo dalla gabbia del turismo e andando oltre, puntando a nuovi investimenti, perché non si può neanche perdere le nostre identità e le nostre biodiversità per alimentare il turismo”. L’idea, per Primi, è che “quando si parla di “bene culturale” si parla anche di essere umani e delle loro tradizioni”. E questo è un fattore che il progetto Turismo delle Radici deve tenere in conto, secondo lui. È stata poi la volta di De Vita, che ha realizzato una panoramica sul turismo delle radici, un progetto nato “da un’esigenza collettiva” e non solo da un singolo. “Ad oggi stiamo entrando nella parte più importante del progetto, dobbiamo capire le politiche attive per sviluppare certi tipi di servizi. È un settore che necessita di formazione per migliorare i servizi – ha spiegato -. Perché il Turismo delle Radici cerca di dare sostegno in quei luoghi spesso dimenticati dal turismo classico. Tutto questo perché si può avere un impatto dell’economia per lo sviluppo sociale. Siamo soddisfatti dal tasso di partecipazione per la progettazione. Speriamo che alla fine di questo progetto, tutti quelli che si sono formati nel turismo delle radici possano diventare imprenditori esperti sull’argomento”. Per le conclusioni è tornato a parlare Salvo Iavarone, che si è detto molto felice per la giornata. Una giornata che secondo lui ha mostrato ancora una volta come l’emigrazione accarezzi tanti argomenti, storia, economia, sociologia, geografia. Ed è sì, “un argomento complesso”, ma è anche un argomento “che comprende tutti”. A tal ragione ha assicurato, “noi continueremo a studiarlo”. (03/05/2023 luc.mat.\aise)