ROMA – Il Parlamento Europeo ha oggi approvato il nuovo Sistema Europeo Comune di Asilo (CEAS), attraverso l’adozione di 4 nuovi strumenti giuridici. Il CEAS ha un impatto diretto sulla vita di circa 400.000 richiedenti asilo ogni anno, su circa 2 milioni di beneficiari di protezione internazionale e le loro famiglie e sul lavoro di decine di migliaia di operatori pubblici e privati nei 27,

presto 28, Stati Membri dell’Unione Europea. Il Sistema Comune Europeo di Asilo è unico e non esiste un modello simile in altre regioni. Il processo che ha portato all’adozione del pacchetto normativo CEAS ha avuto bisogno di quasi tre anni in più rispetto a quanto previsto nel Programma dell’Aia; è stato faticoso, conflittuale e a lungo dibattuto. La riforma della normativa UE, in materia di asilo, è stata caratterizzata dal tentativo di trovare un compromesso tra due pulsioni fondamentali in contrasto tra loro: da un lato, rafforzare le garanzie dei richiedenti asilo e delle persone che hanno diritto alla protezione internazionale; dall’altro prevenire l’abuso del diritto di asilo da parte di migranti non legalmente autorizzati ad entrare e risiedere nei territori dell’Unione Europea. Il nuovo regolamento non introduce grandi cambiamenti. I richiedenti asilo potranno ancora continuare ad essere spostati, secondo il Regolamento Dublino 3°, contro la loro volontà ed i loro interessi legittimi, da uno Stato membro ad un altro. Rischieranno di essere esposti a trattamenti inumani ed al rischio di respingimento quando verranno trasferiti in un Paese che offre condizioni di accoglienza insufficienti e mostra gravi carenze nel sistema di protezione nazionale. Inoltre, il richiedente asilo potrà continuare ad essere detenuto, eventualmente anche su scala più ampia rispetto al passato, per una vasta serie di ragioni nonostante non sia accusato di alcun crimine. Il diritto ad un ricorso effettivo, in particolare contro una decisione negativa di richiesta di asilo nell’ambito delle “procedure speciali” continuerà a non essere pienamente garantito. Nonostante le dure contestazioni continuano ad essere presenti nozioni come quelle di “paese di origine sicuro”, “paese terzo sicuro”, “paese terzo europeo sicuro”, “paese di primo asilo” e “ammissibilità di una domanda di asilo” . L’accesso ai territori dell’UE e, conseguentemente, alla protezione continuerà ad essere assai difficile e, per una stragrande maggioranza di persone in cerca di protezione, continuerà ad essere assai poco possibile l’accesso solo in modo irregolare e non protetto, in condizioni di rischio per le loro vite e sottoposti a forti pagamenti ai trafficanti. Mezzi alternativi di accesso alla protezione non sono previsti, eccetto per un ristretto numero di rifugiati che beneficiano del reinsediamento. L’attuale legge europea non impone scadenze specifiche per gli Stati membri per prendere in esame le domande di asilo. Per ovviare alle differenze tra le procedure nazionali in materia di asilo, le nuove regole applicano scadenze comuni per la gestione delle domande di asilo (un termine di sei mesi, con limitate eccezioni), norme più rigorose in materia di formazione del personale che si occupa dei richiedenti e nuove disposizioni per le esigenze particolari dei minori non accompagnati e di altre persone vulnerabili. Tra i principali miglioramenti alla direttiva del 2003 sull’accoglienza, figurano detenzione e condizioni di vita dignitose, una valutazione medica e psicologica tempestiva delle esigenze dei richiedenti asilo e un accesso più rapido al mercato del lavoro (nove mesi dopo la presentazione di una domanda d’asilo). In linea generale, se i richiedenti asilo sono detenuti, dovranno essere ospitati in appositi centri di detenzione. Le forze di polizia degli Stati membri ed Europol avranno accesso alle impronte digitali dei richiedenti asilo della banca dati Eurodac, come misura per il contrasto al terrorismo e alla grande criminalità. Su richiesta degli eurodeputati, si applicheranno disposizioni più rigorose di protezione dei dati e nuove garanzie per assicurare che i dati non siano utilizzati per altri fini. Le nuove norme in materia di asilo, già concordate dai rappresentanti di Parlamento e Consiglio e sostenute dai governi nazionali, dovrebbero entrare in vigore nel secondo semestre del 2015. (Fonte: Repubblica.it)