ROMA – La Commissione Esteri del Senato ha avviato l’esame dello schema di decreto ministeriale di individuazione, per l’anno 2022, delle priorità tematiche per l’attribuzione di contributi a progetti di ricerca proposti dagli enti internazionalistici. Ad illustrare il testo la relatrice Laura Garavini (Iv, ripartizione Europa foto accanto)
che chiarisce come i contributi siano destinati a progetti di ricerca proposti da enti pubblici o privati, associazioni, anche non riconosciute, o comitati, impegnati da almeno tre anni continuativi nella formazione in campo internazionalistico o nella ricerca in materia di politica estera. Ricorda inoltre che per l’anno 2022 i contributi sono pari a 778.000 euro, in linea con gli stanziamenti degli anni passati, e che dopo l’espressione del parere da parte delle Commissioni parlamentari competenti e della firma del decreto da parte del Ministro degli Esteri, si procederà alla pubblicazione di un bando per la presentazione dei progetti di ricerca, pubblicato sul sito istituzionale della Farnesina, in cui saranno indicati i requisiti per la presentazione delle richieste di contributo, le priorità tematiche, le modalità di presentazione delle domande, la documentazione da produrre e le modalità di rendicontazione delle spese sostenute per i progetti. Vengono richiamate quindi le priorità tematiche per l’anno in corso e relative, rispettivamente, alle questioni della Pace, delle Persone, del Pianeta e della Prosperità. Esse sono state elaborate sulla base di una consultazione svolta dalle Unità di Analisi e Programmazione, Statistica e Documentazione Storica della nuova Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale del Ministero degli Affari esteri, struttura di cui quest’ultimo si è dotato di recente – ricorda Garavini – con l’obiettivo di rendere il “soft power italiano” uno strumento sempre più efficace di influenza e di costruzione di un consenso globale sui temi che il Paese considera prioritari. La definizione di tali priorità ha tenuto conto – spiega la relatrice – di tre elementi fondamentali: la necessità di focalizzare l’attenzione sugli effetti di medio e lungo termine della pandemia sulle aree geografiche e sui temi di maggiore interesse per la politica estera italiana; la necessità di alimentare un percorso di riflessione, nel solco dell’eredità lasciata dalla presidenza italiana del G20 e dal partenariato italo-britannico al vertice della COP26, sul contributo che, anche in futuro, l’Italia potrà dare alla definizione delle priorità dell’agenda globale; la necessità di focalizzare l’attenzione su progetti che propongano un taglio innovativo, finalizzato a rafforzare la capacità di previsione strategica e di analisi predittiva al servizio della politica estera italiana, soprattutto in funzione della prevenzione delle crisi internazionali. Con la priorità denominata “Programmare per la pace” si intende porre l’accento innanzitutto sulle crisi regionali e sul ruolo che l’Italia e l’Unione europea devono poter avere in tali ambiti, e sui nuovi scenari globali che tratteggiano la realtà di un mondo sempre più interconnesso, volatile e competitivo, segnato dalla conflittualità tra le grandi potenze e dall’impatto della pandemia da COVID. In tale contesto – spiega Garavini – vengono richiamati i temi, in relazione alla nuova area di «vicinato mediterraneo», della stabilizzazione della Libia e del Sahel, oltre quelli afferenti al Medio Oriente, in particolare con riferimento alla transizione in atto in Iraq, alla nuova politica statunitense nell’area, all’analisi della politica regionale dell’Iran, al futuro impegno della comunità internazionale in Afghanistan, fino alla normalizzazione dei rapporti tra Israele ed alcuni Stati arabi. Attenzione viene dedicata anche ai temi delle minacce cyber e della sicurezza cibernetica, al contrasto alle minacce trasversali e alla lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata, in un’ottica multidimensionale, multilaterale ma anche incentrata sulle iniziative assunte dall’Italia, a partire dall’apporto della nostra diplomazia giuridica. Una specifica attenzione sarà inoltre riservata alla crisi del sistema-liberaldemocratico, alla cooperazione tra le democrazie, all’efficacia del sistema multilaterale e delle Nazioni Unite, oltre che alla riflessione sullo sviluppo dell’autonomia strategica dell’Unione europea come attore globale. Da ultimo, sono posti in rilievo anche i temi relativi all’azione dell’Italia nel quadro delle collaborazioni con le organizzazioni regionali, all’impatto delle minacce climatiche in termini di sicurezza e di dinamiche migratorie nella regione euro-mediterranea, oltre alle questioni dell’allargamento ai Balcani occidentali, delle politiche di vicinato, del dialogo multiculturale e dell’impatto del fenomeno religioso sulla politica estera. In relazione alla priorità “Programmare per le Persone”, si pone in rilievo la questione della diplomazia pubblica e della proiezione di una nuova narrazione dell’Italia all’estero, con l’utilizzo della stessa diplomazia culturale come strumento di dialogo e di influenza politica. In tale ambito vengono richiamati anche la necessità di promuovere un’effettiva parità di genere e la partecipazione delle nuove generazioni ai processi decisionali multilaterali, oltre che un focus mirato sugli impegni di metà percorso in vista dell’attuazione dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, in particolare in relazione a Paesi maggiormente segnati dalla pandemia, agli strumenti innovativi di finanziamento per lo sviluppo sostenibile, alle risposte alle crisi umanitarie ricorrenti e alla lotta contro ogni forma di intolleranza basata sull’orientamento sessuale e l’identità di genere. La priorità denominata “Programma per il Pianeta e le Sfide Globali” pone l’accento sui temi del rafforzamento della cooperazione multilaterale in ambito economico, sociale e sanitario, della lotta ai cambiamenti climatici e dei processi di decarbonizzazione nei quadranti del Mediterraneo allargato e dell’Africa, unitamente alla questione del nuovo Patto UE sulla migrazione e l’asilo, in una ottica di collaborazione con gli Stati d’origine e di transito dei flussi migratori. Sono inquadrate in questo ambito anche le tematiche dell’investimento nella transizione digitale come fattori abilitanti per il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, dell’eradicazione della povertà, dell’azione per la pianificazione delle risorse ambientali e del mare e della riduzione del rischio da disastri ambientali ascrivibili a fenomeni naturali e antropici. Nell’ultima priorità invece, denominata “Programmare per la Prosperità”, si collocano gli ambiti dell’internazionalizzazione e della digitalizzazione per l’export, dell’evoluzione del sistema fieristico globale in tempi di ricorrente pandemia, dell’attrazione degli investimenti esteri, così come del nuovo associazionismo italiano all’estero e del ruolo delle «reti» di categoria al servizio delle eccellenze italiane nel mondo. Ulteriore rilievo viene inoltre attribuito alle questioni del rilancio dell’economia mondiale dopo la pandemia, alle implicazioni economiche e politico-istituzionali del Next Generation EU, inclusa la questione della riforma della governance economica dell’Europa, ai rischi correlati alla diffusione delle cryptovalute, alle opportunità economiche per il nostro Paese emergenti nei vari contesti regionali, alla valorizzazione del marchio Italia e al rafforzamento del soft power del Paese. Sempre in tale ambito Garavini segnala inoltre i temi della diplomazia scientifica e dell’innovazione come strumenti di promozione del Sistema Paese, della finanza per il clima, della competizione strategica per lo spazio e la space economy e della presenza italiana in Artide e in Antartide. Da ultimo, la questione della migrazione circolare, con il tema del rientro dei talenti italiani e della capacità dell’Italia di attrarre il capitale umano, anche straniero, e dell’assistenza ai connazionali mediante l’aumento dell’offerta di servizi digitali. Per Garavini si tratta quindi “di priorità tematiche ad ampio spettro, che sembrano toccare le questioni più rilevanti della politica estera italiana, nel quadro di uno scenario geopolitico in profondo mutamento ed in cui appare fondamentale valorizzare il contributo e la visibilità del Paese”. Interviene di seguito la vice ministro agli Esteri Marina Sereni, che ringrazia la relatrice per l’ampia sintesi riportata e aggiunge come, a tre anni dalla riforma della disciplina relativa all’erogazione dei contributi statali agli enti a carattere internazionalistico, sia possibile tracciarne un bilancio “molto positivo”. “La riforma ha permesso di rispondere alle esigenze rappresentate dal Parlamento negli anni passati, garantendo ancor maggiore efficienza e trasparenza nell’impiego dei finanziamenti, assegnati interamente con procedura di evidenza pubblica, una più ampia valorizzazione delle attività realizzate e un rafforzamento degli strumenti di analisi ed elaborazione necessari alla politica estera italiana – sottolinea Sereni, ricordando l’azione di sensibilizzazione svolta dalla Farnesina per far conoscere adeguatamente le opportunità offerte dal bando e le priorità tematiche. “Tale azione – prosegue la Vice Ministro – ha permesso di ottenere miglioramenti in termini di qualità ed organicità delle proposte pervenute, e di ampliamento del novero dei soggetti partecipanti; se nel 2019 il Ministero aveva ricevuto 96 domande di finanziamento da parte di 33 enti, nel 2021 il numero di tali domande è salito fino a 119 da parte di 53 enti”. “Il numero di enti effettivamente finanziati è inoltre passato dai 18 del 2019 ai 30 del 2021. Nel corso degli ultimi 3 anni ciascun progetto finanziato ha ricevuto, in media, un contributo compreso tra i 13.000 e i 15.000 euro – aggiunge Sereni, rilevando come con l’individuazione delle priorità tematiche si riesca ad ottimizzare l’apporto che gli enti internazionalistici forniscono all’attività di analisi e riflessione sulle linee direttrici dell’azione internazionale dell’Italia. Il seguito dell’esame viene rinviato quindi ad altra seduta. (Inform)