di SANTO STRATI – Buon anniversario, Bronzi. Se per voi, eroi venuti dal mare, è un compleanno in fondo modesto (cosa sono 50 anni contro i 2500 portati splendidamente?), per i nostri amministratori locali e regionali è forse l’occasione giusta per rimediare a cinque decenni di noncuranza e trascuratezza.
Per carità non parliamo dei restauri che vi hanno fatto più belli e più affascinanti che mai, bensì dell’opportunità che sin dal vostro primo giorno sulla spiaggia di Riace avrebbe dovuto essere colta per trasformarvi in testimonial eccezionali, non solo della cultura magnogreca e della grecità mediterranea, ma di una terra che trasuda cultura in ogni angolo, ma non riesce a farlo sapere. Anche quest’anniversario risulta maldestramente organizzato (pur con le dovute eccezioni): si aspettava da anni la ricorrenza, si è aspettato l’ultimo momento per non-organizzare qualcosa di importante e di significativo. Che facesse da traino. Alcuni forestieri in fila al Museo per vedere i Bronzi (sotto un sole cocente perché nessuno provvede a mettere una tenda provvisoria che offra riparo dalla calura) hanno osservato con mestizia: «sembra che la città non sappia di avere questi tesori: altrove avrebbero riempito le strade di colore, di nastri, avrebbero creato un clima di festa, ma a parte la meravigliosa offerta del Museo, non si avverte nessun coinvolgimento». Parole sante, che non hanno necessità di commenti. E allora, questo anniversario deve costituire il punto di ripartenza per utilizzare, anzi sfruttare (è il termine più adatto) la propulsione mondiale che i bronzi possono costituire come attrattori di quel turismo culturale (non d’élite) che riempie i musei, i luoghi d’arte, i siti archeologici, le chiese, i conventi, i castelli, etc. Quel turismo che dovrebbe diventare l’industria numero uno per la nostra terra. L’industria dell’accoglienza, quel modo di essere che è dentro il DNA dei calabresi che sentono innata l’ospitalità e il riguardo verso il forestiero. Qui, però, non si tratta di nobilitare (perché non ce n’è bisogno) la passionale capacità di accoglienza del popolo calabrese, bensì di trasformare un’affinità in un business che porti prima di tutto occupazione per le giovani generazioni e quindi benessere e prosperità al territorio. La Calabria mai come in questo momento, sta vivendo una particolare condizione di meta preferita per i vacanzieri non del tipo “mordi e fuggi”, bensì luogo ideale per chi vuole scoprire luoghi, genti e ricchezze del territorio. Questa terra è ricca di tutto ma sono i calabresi, per primi a ignorarlo, quando non – peggio ancora – fanno in modo di non farlo sapere agli altri. C’è un patrimonio artistico e culturale splendido e invidiabilissimo: i Bronzi costituiscono un attrattore unico e formidabile per chiunque. E chi arriva a far visita ai Bronzi nella loro bellissima casa che è il Museo archeologico di Reggio, sarà tentato di scoprire le tante altre meraviglie di questa terra: tre parchi nazionali, una ricchezza paesaggistica senza eguali, siti archeologici pieni di sorprese (pensate ai magnifici mosaici della Villa Romana di Casignana pressoché sconosciuti) e, non ultima, un’offerta eno-gastronomica da incanto. La Calabria è una terra ricchissima, ma i calabresi continuano a non saperlo: ci sono opportunità da cogliere in tutti i campi, a cominciare da quello del turismo. Gli attrattori del turismo sono la cultura, il tema religioso, le vie del vino e della buona tavola: tanti eccellenti motivi per far scoprire la Calabria e far innamorare chiunque venga per curiosità, vacanze, lavoro. Non si può continuare a pensare che bastino sole, mare e pesce fresco. Scusatemi la citazione, lo scrivevo esattamente 50 anni fa, quando ho cominciato fare il giornalista: non è cambiato nulla, purtroppo. Da quel 21 agosto, quando i carabinieri sommozzatori portarono a riva le due statue, dono dello Jonio e ricompensa inaspettata per i calabresi dimenticati e abbandonati da tutti, in 50 anni non c’è stata alcuna iniziativa seria per valorizzare questo straordinario e unico tesoro che il mondo ci invidia. Non è necessario attendere il riconoscimento ufficiale dell’Unesco, i Bronzi sono di fatto patrimonio dell’umanità e la loro incomparabile bellezza rappresenta il pretesto per cambiare radicalmente la politica del turismo in questa regione. Certo, non basta saper “vendere” abilmente a livello di marketing i Bronzi: non ci può essere turismo se mancano le infrastrutture, i trasporti, i collegamenti, la formazione del personale in ambito ricettivo. Gli ospiti vanno accolti, curati e tenuti nella massima considerazione, cosa che avviene nella quasi totalità delle strutture esistenti, ma non basta: servono i servizi, le strade, opportunità di spostamenti per chi non utilizza l’auto, per chi vuol venire a passare un week end per un bagno di cultura (e un’ottima cena, perché no?). Occorre pensare ai due aeroporti di Reggio e Crotone, sottoutilizzati, che potrebbero servire migliaia di potenziali visitatori, occorre valorizzare i porti turistici, rimettere in sesto stazioni ferroviarie abbandonate e proporre percorsi originali alla scoperta del territorio. Altro che le navette dagli aeroporti inventate dall’attuale assessore regionale al Turismo, che non servono a nessuno se non ai titolari di pullman e corriere. Dunque, buon compleanno Bronzi, ma gli auguri preferiamo farli ai calabresi e a questa nostra terra: che finalmente trovi amministratori illuminati che sappiano utilizzare ciò che già c’è (e con i Bronzi si parte largamente avvantaggiati) ma siano in grado di avere una visione strategica per il futuro. Per il bene dei nostri ragazzi e per la riconoscenza (spesso anonima, ma ottimo passa-parola) che verrà loro da quanti scopriranno questa terra e le sue meraviglie. È un sogno, speriamo non diventi illusione.
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