l Presidente del Consiglio Draghi interviene all’Assemblea Generale dell’Onu: “l’Italia sostiene con forza la necessità di riformare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per renderlo più rappresentativo, efficiente, trasparente” NEW YORK – Il Presidente del Consiglio Mario Draghi è intervenuto a New York alla 77ma Assemblea generale delle Nazioni Unite.

“L’Assemblea Generale – ha esordito il Premier – è il luogo in cui il mondo si apre al dialogo e al confronto, elementi essenziali per una coesistenza pacifica fra Paesi. Come recita lo Statuto del 1945, l’obiettivo delle Nazioni Unite è ‘mantenere la pace e la sicurezza internazionale’, ‘promuovere il progresso economico e sociale di tutti i popoli’. L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia e le crisi che ne derivano – alimentare, energetica, economica – mettono a rischio i nostri ideali collettivi come raramente era accaduto dalla fine della Guerra Fredda. Queste crisi si affiancano alle altre grandi sfide dei nostri tempi – il cambiamento climatico, la pandemia, le diseguaglianze – e ne amplificano i costi, soprattutto per i più deboli. Le responsabilità del conflitto sono chiare – e di una parte sola. Ma è nostra responsabilità collettiva trovare risposte a questi problemi con urgenza, determinazione, efficacia. Non possiamo dividerci tra Nord e Sud del mondo. Dobbiamo agire insieme e riscoprire il valore del multilateralismo che si celebra in quest’aula”. “Aiutare l’Ucraina a proteggersi – ha proseguito Draghi – non è stata soltanto la scelta corretta da compiere. È stata l’unica scelta coerente con gli ideali di giustizia e fratellanza che sono alla base della Carta delle Nazioni Unite e delle risoluzioni che questa Assemblea ha adottato dall’inizio del conflitto. L’Italia ha agito senza indugi, insieme agli altri Paesi membri dell’Unione europea, agli alleati della NATO e del G7, a tutti i partner che come noi credono in un sistema internazionale basato sulle regole e sul multilateralismo. Insieme, abbiamo risposto alle richieste del Presidente Zelensky, perché un’invasione militare pianificata per mesi e su più fronti non si ferma soltanto con le parole. Abbiamo imposto sanzioni senza precedenti alla Russia, per indebolirne l’apparato militare e convincere il Presidente Putin a sedersi al tavolo dei negoziati. Abbiamo accolto migliaia di rifugiati, assistito chi è rimasto in Ucraina e siamo pronti a finanziare la ricostruzione del Paese – perché agli orrori della guerra si risponde con il calore della solidarietà”. “Le sanzioni che abbiamo imposto a Mosca – ha continuato il Presidente del Consiglio – hanno avuto un effetto dirompente sulla macchina bellica russa, sulla sua economia. La Russia fatica a fabbricare da sola gli armamenti di cui ha bisogno, poiché trova difficile acquistare il materiale necessario a produrle. Il Fondo Monetario Internazionale prevede che l’economia russa si contragga quest’anno e il prossimo di circa il 10% in totale, a fronte di una crescita intorno al 5% ipotizzata prima della guerra. L’impatto delle misure è destinato a crescere col tempo, anche perché alcune di esse entreranno in vigore solo nei prossimi mesi. Con un’economia più debole, sarà più difficile per la Russia reagire alle sconfitte che si accumulano sul campo di battaglia. L’unità dell’Unione europea e dei suoi alleati è stata determinante per offrire all’Ucraina il sostegno di cui aveva bisogno, per imporre costi durissimi alla Russia. Mosca ha da subito tentato di dividere i nostri Paesi, a usare il gas come arma di ricatto. L’Italia ha reagito con tempestività per diversificare le fonti di approvvigionamento di gas, per accelerare lo sviluppo dell’energia rinnovabile. A oggi, abbiamo dimezzato la nostra dipendenza dal gas russo e contiamo di diventarne completamente indipendenti dal 2024. In questo percorso, beneficiamo degli accordi con numerosi Paesi africani – dall’Algeria all’Angola, alla Repubblica del Congo. Vogliamo sviluppare insieme tecnologie verdi, mettere l’Africa al centro della transizione ecologica. La guerra in Ucraina ha ridisegnato la geografia energetica e con essa il quadro geopolitico. L’Unione Europea è destinata a guardare sempre più verso sud e l’Italia vuole essere un ponte verso la sponda meridionale del Mediterraneo, verso tutto il continente africano”. “Per mantenere una posizione unita, risoluta, coerente con i nostri valori, – ha continuato Draghi – è essenziale preservare la coesione sociale. L’aumento del costo dell’energia mette a rischio la ripresa economica, limita il potere d’acquisto delle famiglie, danneggia la capacità produttiva delle imprese, può fiaccare l’impegno dei nostri Paesi per l’Ucraina. Per aiutare le imprese e i cittadini a fronteggiare i rincari in Italia abbiamo speso circa il 3,5% del nostro prodotto interno lordo. Ora dobbiamo fare di più, soprattutto a livello europeo. Come l’Italia sostiene da tempo, l’Unione europea deve imporre un tetto al prezzo delle importazioni di gas, anche per ridurre ulteriormente i finanziamenti che mandiamo alla Russia. L’Europa deve sostenere gli Stati membri mentre questi sostengono Kiev. L’Unione europea deve anche usare la forza delle sue istituzioni per mettere i suoi vicini al riparo dalle rivendicazioni russe”. “Il nostro obiettivo – ha aggiunto il Premier – è la pace. Una pace che sia ritenuta accettabile dall’Ucraina – la sola che può essere duratura e sostenibile. Finora, la Russia non ha dimostrato di volere la fine del conflitto: i referendum per l’indipendenza nel Donbass sono un’ulteriore violazione del diritto internazionale che condanniamo con fermezza.Tuttavia, l’Italia resta in prima linea per provare a raggiungere un accordo, quando sarà possibile”. Draghi, dopo aver ricordato la disponibilità di Roma a ospitare Expo 2030 per continuare a offrire soluzioni condivise ai problemi globali, ha sottolineato come l’impegno italiano per la pace e la solidarietà internazionale sia incessante: “Siamo il principale contributore di Caschi Blu tra i Paesi europei: i nostri militari sono dispiegati in 5 missioni nel Mediterraneo, in Africa e in Asia. In Libano, partecipiamo alla missione UNIFIL con il secondo contingente più numeroso. Siamo molto attivi nel promuovere il dialogo con tutti i Paesi del Mediterraneo allargato. In Libia, siamo impegnati perché il difficile processo di riconciliazione nazionale sia sostenuto con forza dalla comunità internazionale. In questo percorso, le Nazioni Unite rappresentano il nostro principale punto di riferimento. Voglio anche ringraziare le istituzioni delle Nazioni Unite – ha aggiunto il Premier – per il prezioso aiuto umanitario che danno nella gestione delle migrazioni nel Mediterraneo. L’Italia è ben consapevole che le migrazioni sono un fenomeno globale, e così va affrontato. Dobbiamo avere un approccio responsabile, umano, condiviso”. “La guerra in Ucraina e le crisi che ne derivano – ha concluso Draghi – hanno messo a dura prova la coesione della comunità internazionale. Ma è proprio in questo contesto che è necessario ritrovare lo spirito di cooperazione che ci ha permesso negli scorsi anni di affrontare insieme altre sfide non meno dure. Le nostre istituzioni comuni devono rinnovarsi. L’Italia sostiene con forza la necessità di riformare il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per renderlo più rappresentativo, efficiente, trasparente”. (Inform)