(SA) - Continua a destare preoccupazione la decisione presa dal governo Meloni in materia di reddito di cittadinanza. Il recente provvedimento infatti, recupera somme che vengono riversate su altri capitoli di intervento. In pratica, con un a frase abusata, toglie ai poveri per garantire nuovi privilegi come la flat tax o tassa piatta al 15%
ai lavoratori autonomi e partite IVA con reddito fino a 85.000 euro. Un provvedimento che se da un lato favorisce la piccola e media impresa e tutte le partite IVA a vario titolo, d’altro non tiene conto della tassazione sulle pensioni e sul lavoro precario. La nuova normativa sul reddito di cittadinanza così come voluto dal governo di centro destra che ha per la verità molto poco di centro e molto più di destra, ha attirato anche l’attenzione dell’Unione Europea, che con proprio provvedimento muove formale rilievo all’Italia per violazione di diverse direttive dell’Unione, così come riportiamo nella nota UE qui appresso. IL REQUISITO DISCRIMINEREBBE CITTADINI UE, LUNGOSOGGIORNANTI EXTRAUE E TITOLARI DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE. E POTREBBE IMPEDIRE AGLI ITALIANI DI TRASFERIRSI La Commissione Europea ha avviato una procedura d'infrazione contro l'Italia, ritenendo che il requisito dei 10 anni di residenza necessario per accedere al Reddito di Cittadinanza non sia in linea con il diritto dell'UE. È quanto Bruxelles comunica in una nota pubblicata oggi online: "La Commissione ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all'Italia (INFR(2022)4024) in ragione del fatto che il suo regime di reddito minimo non è in linea con il diritto dell'UE in materia di libera circolazione dei lavoratori, diritti dei cittadini, soggiornanti di lungo periodo e protezione internazionale. Una delle condizioni per accedere al reddito di cittadinanza in Italia è di aver soggiornato nel paese per 10 anni, di cui 2 consecutivi, prima di poter presentare la richiesta. A norma del regolamento (UE) n. 492/2011 e della direttiva 2004/38/CE, le prestazioni di sicurezza sociale come il "reddito di cittadinanza" dovrebbero essere pienamente accessibili ai cittadini dell'UE che sono lavoratori subordinati o autonomi o che hanno perso il lavoro, indipendentemente da dove abbiano soggiornato in passato. Inoltre, i cittadini dell'UE non impegnati in un'attività lavorativa per altri motivi dovrebbero poter beneficiare della prestazione alla sola condizione di essere legalmente residenti in Italia da almeno tre mesi. Oltre a ciò la direttiva 2003/109/CE prevede che i soggiornanti di lungo periodo provenienti da paesi terzi abbiano accesso a tale prestazione. Pertanto il requisito dei 10 anni di residenza si configura come discriminazione indiretta, in quanto è più probabile che i cittadini non italiani non riescano a soddisfare tale criterio. Inoltre il regime di reddito minimo italiano discrimina direttamente i beneficiari di protezione internazionale, i quali non hanno accesso a tale prestazione, in violazione della direttiva 2011/95/UE. Il requisito della residenza, infine, potrebbe impedire agli italiani di trasferirsi al di fuori del paese per motivi di lavoro, in quanto non avrebbero diritto al reddito minimo al rientro in Italia. L'Italia dispone ora di 2 mesi per rispondere ai rilievi espressi dalla Commissione, trascorsi i quali quest'ultima potrà decidere di inviare un parere motivato". Fonte: Commissione Europea 15 febbraio 2023