Nuove invenzioni, l’avvento e lo sviluppo dei robot, l’arrivo dell’intelligenza artificiale, pongono diversi interrogativi. E’ ancora pensabile riferirsi all’organizzazione del lavoro secondo lo schema passato ed ormai completamente superato? Le nuove tecnologie ci gridano a gran voce che il lavoro manuale è quasi del tutto superato
per cui occorre per esempio rivedere i piani ed i programmi di una formazione professionale aderente alla nuova realtà, in ghrado di preparare le nuove figure professionali, che prima di tutto debbono avere padronanza dell’informatica ormai alla base di tutti i processi produttivi. E’ ora di cominciare a dare risposta in termini diversai alla perdita di posti di lavoro generati da un a informatizzazione spinta delle fabbriche. Per fare questo, è ora di tornare a pensare ad un rapporto diverso lavoro capitale, considerato che gli industriali che risparmiano su mano d’opera ed altro aumentando i propri margini di guadagno. Alcune nazioni hanno cominciato a sperimentare con successo una riduzione dell’orario di lavoro. In Inghilterra hanno lanciato l’idea '4 Day Week Global' come possibile alternativa. Un esperimento portato avanti da 70 aziende che hanno implementato la settimana lavorativa di 32 ore in 4 giorni, mantenendo lo stesso salario. In altre parole, si lavora l'80% di prima, percependo lo stipendio intero. Un metodo che si è anche rivelato utile strumento per affrontare ed abbattere la disoccupazione. Questo orientamento non viene solo dal regno Unito. Nel corso del 2022 i Paesi che hanno ridotto l’orario di lavoro sono diversi: i Paesi Bassi (32,4 ore) a seguire l’Austria (33,7 ore), la Norvegia (34,1 ore), la Danimarca e la Germania (entrambe 34,6 ore) (calcoli eurostat) Si può fare di più e meglio, se si vuole aggredire la disoccupazione aumentando la base lavorativa e quindi anche la base impositiva. Si potrebbe investire parte degli utili sulla forza lavoro perseguendo una maggiore giustizia sociale, sperimentare il quarto turno. Portando la giornata lavorativa a 6 ore su 5 giorni, si avrebbe da un canto una diminuzione del 25% dell’orario di lavoro e quale contropartita otterremmo un aumento della base lavorativa da 23 milioni 250 mila attuali, a 29 milioni62 mila circa passando dal 60,6% al 75,7% della forza lavoro. Ciò porterebbe anche ad una maggiore redditività del lavoro diminuendo la stanchezza che si riflette sulle ultime ore della giornata e ad un benessere diffuso di tutto il consorzio umano dell’Italia, riempendo anche la lacuna di mancanza di mano d’opera che lamentano le imprese. Utopia? Forse, ma sicuramente una buona base di riflessione e di discussione se finalmente si vuole affrontare la posizione di miglior favore di cui oggi più fi prima gode il capitale.
Salvatore Augello 22 settembre 2023