Scritto da Salvatore Bonura -  Buona sera e ben ritrovati nella rubrica di Hasthag Sicilia “Comu veni si cunta“. Tante sono le questioni che meriterebbero di essere affrontate: dalla lotta contro l’evasione fiscale, che vede annaspare molti comuni, in particolare quelli del Sud; alle guerre in Ucraina e in Medio Oriente, che si stanno svolgendo senza che i cosiddetti grandi della terra riescano fermare l’aggressione dell’esercito di Putin e a far cessare il massacro di Gaza.

Per quanto riguarda la prima questione, ovvero quella della lotta all’evasione, voglio subito dire che sono molti i comuni dello Stivale che non si sono attivati. In realtà potrebbero farlo: dal 2010 infatti viene consentito, ai Comuni che segnalano i casi di evasione all’Agenzia delle entrate, di incassare il 50 per cento delle somme recuperate da tributi e balzelli statali come Irpef, Ires, Iva, imposte di registro e catastali, non pagati dai cittadini. Si sono attivati solo 265 su 7.901 comuni: appena il 3,3 per cento; e hanno portato nelle loro casse, in un momento di vacche magre, soldi preziosi. Tutti gli altri non hanno incassato il becco di un quattrino, compreso Catania e la quasi totalità dei comuni siciliani. Gli Enti più virtuosi su questo versante sono stati Genova, Milano e Torino, che grazie all’impegno nella lotta all’evasione hanno incassato nel 2022, rispettivamente 863 mila euro, 367 mila e 162 mila euro. Importi in netto contrasto con i 1.892 euro recuperati a Messina, i 1.458 euro a Palermo, i 318 euro a Ragusa, i 301 euro ad Agrigento, i 171 euro di Siracusa e, lo zero assoluto delle altre province dell’isola. Ma perché la quasi totalità dei comuni italiani non hanno colto questa opportunità e non si sono attivati per far recuperare allo Stato questa montagna di soldi evasi e sottratti allo Stato, che ricordo ammonta a 90 miliardi di euro? Lo scopriremo insieme nel video di questa sera. Adesso desidero affrontare un’altra questione: il problema dei posti letto di terapia intensiva pediatrica. Faccio questa scelta perché i dati forniti da AdnKronos non sono dei migliori. L’agenzia di stampa riporta il censimento, svolto da un gruppo di esperti, delle rianimazione per i pazienti da 1 a 18 anni in Italia; pubblicato insieme ad una lettera di denuncia sulla rivista Lancet. I dati lì riportati ci dicono che i posti letto di terapia intensiva pediatrica nel Belpaese sono pochi, sono mal distribuiti e, dulcis in fundo, segnalano profonde differenze territoriali. Non stiamo parlando di un problema secondario, stiamo parlando di una questione che interessa 10 milioni di cittadini aventi un’età da 1 a 18 anni, il 18 per cento dei quali ha una malattia cronica o rara. 1,8 milioni sono pazienti fragili: un tempo morivano, invece oggi, grazie alle nuove tecnologie, hanno una sopravvivenza garantita, ma c’è una maggiore richiesta di cure intensive. Cure che possono essere garantite solo nei centri di rianimazione pediatrica, naturalmente se ci sono i posti letto. Purtroppo però l’Italia anche su questo versante è fanalino di coda in Europa: 3 posti letto per milione di abitanti contro una media europea parecchio più alta. Ad esempio ce ne sono 5 in Francia, 5,9 nel Regno Unito, 6,3 in Olanda, 8,5 in Germania, 11 posti letto per milione di abitanti in Svizzera e Austria. In Italia, invece, ci sono appena 273 posti letto: 1 ogni 35.586 bambini e adolescenti, un numero assai lontano dalle indicazioni europee che hanno stabilito che ce ne debbono essere 1 ogni 20-25 mila under 18; il che significa che ne occorrerebbero 482: mancano dunque all’appello circa 200 posti letto, il 44,4 per cento del dovuto. Nel Sud Italia ne servirebbero 168, mentre ce ne sono appena 55, così distribuiti: 6 in Calabria, 4 in Puglia, 24 in Sicilia, 21 in Campania; in Basilicata e Sardegna non ce ne neppure uno ! Questa questione – unita alla vergogna delle interminabili liste di attesa per le visite specialistiche, alla mancanza di medici e infermieri che rischiano di far chiudere molti ospedali, in particolare nel Sud e nelle zone interne della Sicilia – mi fanno salire il sangue agli occhi. Non solo perché questo rappresenta un’altra sfregio al sistema sanitario nazionale, una volta fiore all’occhiello del nostro Paese, e un vantaggio potenziale per la sanità privata, ma anche perché siamo arrivati a questo punto per la semplice ragione che negli ultimi 10-15 anni tutti i governi se ne sono fregati. Avere inserito nella proposta di Legge di Bilancio, da parte del governo Meloni, 3 miliardi di euro per la sanità significa ignorare completamente il problema, visto che queste risorse bastano appena ad adeguare i compensi dei medici rivisti recentemente a seguito dell’approvazione dei contratti di lavoro. La salute dei cittadini e il diritto alla cura dovrebbero stare in cima ai pensieri di tutti, della sinistra, della destra e del centro, purtroppo però non sempre è così. Pe ulteriori dettagli su questa questione, e per conoscere le possibili cause della poca solerzia dei comuni del Sud nella lotta all’evasione fiscale, vi diamo appuntamento a questa sera con la nostra prima visione, trasmessa dalle ore 20.00 sulla nostra pagina Facebook, sul nostro canale Youtube, e sui nostri altri canali social. Non mancate!