Confermato lo stop di 4 ore dei trasporti. I due leader sindacali: "Oltre cento presìdi in tutta Italia. La precettazione mette in discussione un diritto sancito dalla Costituzione”

Emanuele Di Nicola e Davide Orecchio: sciopero 2023cgil uilprecettazione maurizio landini Le ragioni che portano allo sciopero generale di venerdì 17 novembre “sono sempre le stesse:

coloro che oggi precettano promettevano gli stessi obiettivi prima di andare al governo. C’è una schizofrenia”. Così il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, nella conferenza stampa di oggi, 15 novembre, convocata insieme al leader della Uil Pierpaolo Bombardieri, dopo l’atto di precettazione del ministro dei Trasporti Matteo Salvini per lo sciopero nel settore dei trasporti. Una precettazione grave e inedita, secondo Landini: “Siamo di fronte a un atto che nella storia del nostro Paese, dal dopoguerra in poi, in questa forma non si era mai presentato. C’è un ministro che interviene per impedire a lavoratori e lavoratrici dei trasporti di esercitare il diritto di sciopero, soggettivo e individuale, che oggi viene messo in discussione”. La precettazione dunque “è una ragione in più per confermare lo sciopero: difendere il diritto stesso a scioperare, che fa parte della democrazia”. Lo stop dei trasporti è stato ridotto a quattro ore. Così il leader di Corso d’Italia: “Dato che siamo responsabili facciamo i conti con la novità intervenuta, che pone una difficoltà: se avessimo soltanto i rilievi della Commissione di Garanzia, le sanzioni avrebbero riguardato le organizzazioni che proclamano lo sciopero, cioè la Cgil e la Uil. Con la precettazione si introduce un fatto in più: si mettono a rischio i lavoratori e le lavoratrici che decidessero di mantenere lo sciopero, ponendoli davanti a sanzioni economiche e penali. Quindi prendiamo atto della scelta, lo sciopero nel settore dei trasporti venerdì sarà dalle 9 alle 13”.

COSTITUZIONE MESSA IN DISCUSSIONE

Allo stesso tempo, però, le motivazioni della scelta di Salvini “contrastano con la legge 146 a tutela del lavoro”. Nel dettaglio, “la precettazione dovrebbe indicare quali sono le motivazioni di emergenza: non mi pare che tra i diritti da tutelare ci sia il turismo nel nostro Paese, non mi pare che aumenti il traffico nelle strade – riflette Landini -. Addirittura hanno scritto che l'autorevolezza dei sindacati determina un'adesione molto partecipata allo sciopero, quindi bisogna precettare. Non stiamo facendo una caricatura, l’hanno scritto davvero”. Insomma, “è un provvedimento grave che mette in discussione un diritto fondamentale sancito dalla Costituzione. Il governo deve assumersi la responsabilità di ciò che sta facendo”. Da parte sua, il sindacato “conferma lo sciopero e tutte le manifestazioni previste. Stiamo valutando l'utilizzo di tutte le azioni e gli strumenti necessari per tutelare i diritti e fare in modo che la nostra Costituzione sia pienamente applicata”. Le organizzazioni dei lavoratori “in questo periodo hanno fatto tutto nel rigoroso rispetto delle norme e delle leggi: è un nostro interesse, un nostro obiettivo, l'atto di precettazione va contro la legge 146 e contro la Costituzione”.

LA PERICOLOSA REGRESSIONE DEL GOVERNO

Nell’esecutivo “c’è una regressione pericolosa: c’è una messa in discussione dell’idea che le organizzazioni dei lavoratori, come rappresentanti di milioni di persone, lavoratori e pensionati, hanno il diritto di contrattare con il governo. Da una parte non vengono previste risorse per il rinnovo dei contratti nazionali, dall’altra si attacca il diritto di sciopero. Viene messo in discussione il diritto delle persone che lavorano se vogliono di organizzarsi in sindacato, ovvero di essere libere. È un attacco ai principi fondamentali della Costituzione”.

UN PROGETTO PER CAMBIARE IL PAESE Al

centro della mobilitazione c’è la necessità di cambiare la legge di bilancio, ma non solo. “Abbiamo richieste e proposte di riforma di questo Paese che vanno oltre la legge – spiega il segretario -. Riforma fiscale, riforma delle pensioni, investimenti su sanità e istruzione, aumentare i salari, lotta alla precarietà, tassazione dei profitti, scelte di politica industriali: la nostra mobilitazione sostiene un progetto di cambiamento per il Paese mettendo al centro i giovani, le persone, il lavoro. È il momento di scendere in piazza per ricordare che la maggioranza del Paese, coloro che lo tengono in piedi col lavoro e le tasse, hanno il diritto e il bisogno di essere ascoltati”. BOMBARDIERI:

ATTACCO VIOLENTO, NON CI FATE PAURA

“Quando ci sono degli attacchi così violenti a un diritto costituzionalmente garantito non possiamo stare in silenzio”, così Pierpaolo Bombardieri prendendo la parola subito dopo Landini. “I comportamenti che ci sono stati in questi giorni sono per noi preoccupanti. La violenza non è solo quella fisica. La violenza è anche verbale. Se un vicepresidente del Consiglio dice che chi sciopera punta ai weekend lunghi, offende migliaia di lavoratori e di lavoratrici che si tassano per andare in piazza”. Per il leader della Uil, “queste affermazioni sono tanto più gravi in quanto non corrispondono a comportamenti analoghi tenuti dal governo durante i mesi passati. Basta vedere gli scioperi generali proclamati da altre sigle sindacali, sui quali né la Commissione di Garanzia né il ministro hanno mai detto nulla”. “Qualcuno ci definisce sindacati di sinistra - incalza Bombardieri -. Noi siamo sindacati. Teniamo alla nostra autonomia dai partiti e siamo convinti che quando facciamo delle proposte facciamo politica, ma pretendiamo da chi governa questo Paese comportamenti coerenti con la Costituzione e con la storia repubblicana. Quindi chiediamo rispetto”. “In questi giorni siamo stati attaccati sotto tutti i profili e sotto tutti i fronti, e siamo sicuri che saremo attaccati fino alla fine di queste manifestazioni. Ma vorrei dire che non ci fate paura. Se pensate di farci paura e di intimorirci vi sbagliate, otterrete l’effetto contrario”, conclude Bombardieri. (FONTE: collettiva)