Roma - Il Piano Mattei per l'Africa comincia ad assumere forme e contenuti, e lo fa grazie alla Conferenza Italia-Africa che il 29 gennaio (con il preludio della sera prima al Quirinale) ha riunito in Senato 25 tra Capi di Stato e di governo africani, oltre ai ministri italiani e alle principali istituzioni europee, dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen
a quella dell'Europarlamento Roberta Metsola fino al presidente del Consiglio Ue Charles Michel. Un piano da 5,5 miliardi di euro, almeno per il momento, di cui 3 miliardi dal fondo per il clima e, 2,5 dal fondo per la cooperazione allo Sviluppo: ovviamente non basta – spiega la premier Giorgia Meloni - vogliamo coinvolgere istituzioni, banche di sviluppo e altri paesi donatori”. Meloni sottolinea come “Abbiamo parlato spesso del diritto a emigrare, ma quasi mai di come garantire il diritto a non emigrare – ha L’emigrazione illegale non sarà mai fermata se non si affrontano a monte le ragioni per cui si affronta l’emigrazione. Vogliamo dare una alternativa fatta di lavoro, sviluppo e opportunità con il Piano Mattei. Snocciola per la prima progetti pilota e paesi di riferimento, suddividendo gli interventi nei 5 pilastri fondamentali che compongono il Piano Mattei, (istruzione e formazione; sanità; acqua e igiene; agricoltura; energia; infrastrutture) e spiega: “L’Africa che vediamo noi è soprattutto un paese che vuol stupire ma che ha bisogno di essere messo in condizioni di parità di partenza”. E soprattutto "dobbiamo smontare alcuni luoghi comuni, come quello per cui l'Africa non è affatto un continente povero: detiene il 30 per cento delle risorse minerarie, il 60 per cento delle terre coltivabili, il 60 per cento della popolazione ha una età inferire ai 25 anni, ma si tratta anche di un continente immenso con necessità molto diverse tra loro. Non possiamo ragionare del nostro futuro senza parlare di Africa". Meloni incassa la sponda sicura della Commissione Europea, al punto che Von der Leyen assicura che "il nuovo Piano Mattei rappresenta un contributo importante alla nuova fase della collaborazione con l'Africa, e si integra con il nostro Global Gateway Europe, 150 miliardi di investimenti per l'Africa. Questo è semplicemente il team Europa per l'Africa: possiamo realmente fare la differenza nell'energia e nel clima, nelle competenze professionali, nel contrasto alle migrazioni illegali". - Una stoccata arriva piuttosto dalla diretta controparte di Vdl, il presidente della Commissione dell'Unione Africana Moussa Faki Mahamat, che rinfaccia a Meloni un approccio unilaterale: "Avremmo preferito essere consultati sul Piano Mattei, non ci possiamo accontentare di semplici promesse che spesso non vengono mantenute. L’Italia è il punto di arrivo delle migrazioni: abbiamo questo problema comune da risolvere ma non basta, la migrazione per noi è un dramma, pregiudica la dignità dei nostri paesi: la partnershp sarà sempre limitata finché non si arriverà a modificare la politica in maniera strutturale, a cambiare l’approccio alle migrazioni. Bisogno trasformare in prosperità le aree di povertà, e il nostro auspicio è che l’Italia voglia aprire una era nuova”. Ma a quel punto è Roberta Metsola a venire in soccorso e assicurare subito dopo, a nome di tutta l'Europa, che "L'Europa e l'Africa sono amiche da molto tempo, ma dobbiamo essere onesti con noi stessi su dove possiamo migliorare: dobbiamo mantenere le promesse e colmare le lacune in termini di investimenti per infrastrutture, salute, sicurezza alimentare, e ci sono sfide che vanno oltre l'immediato". (NoveColonneATG)