“Pietro Lunetto (Coord. Nazionale FILEF foto accanto), sulla recente dichiarazione della Presidente del consiglio Meloni” “Non puoi risolvere il problema dell’immigrazione se non risali all’origine del problema. Intendo: se non affronti il problema che noi dobbiamo rispettare di più il diritto di non essere costretti a migrare.”, ha affermato il Presidente del Consiglio Meloni nel corso del suo intervento al Trans-Mediterranean Migration Forum a Tripoli.

Facciamo un plauso alla Presidente Meloni, perché risalire all’ origine dei problemi e rispettare il diritto a non emigrare sono esattamente i punti fondamentali che da decenni chiedono gli attivisti e esperti di migrazione (insieme al parallelo e universale diritto di poter emigrare, scelta che è sempre molto difficile e il più delle volte dolorosa). Ma in questo processo si scoprirà che il territorio africano è stato saccheggiato – e continua ad esserlo – dai paesi occidentali, che ne depredano le risorse lasciando solo le briciole alle persone che lo abitano. Senza contare le pesanti ingerenze politiche e negli affari interni di questi paesi, che ne ipotecano e ne ostacolano la loro autodeterminazione. Difficile far valere il diritto “a non emigrare” in queste condizioni. Volendo essere conseguenti e provare seriamente a migliorare la situazione, oltre a fermare il depredamento delle risorse del continente africano, sarebbero necessari enormi investimenti in cooperazione internazionale per avviare dei processi virtuosi di sviluppo economico e sociale. Cosa che l’ occidente si guarda bene dal fare, al di là delle roboanti dichiarazioni o dei debolissimi piani di cooperazione bilaterale. Ma ci permettiamo di consigliare alla Presidente Meloni di applicare lo stesso concetto anche al tema della emigrazione dall’Italia. E’ ormai noto che l‘Italia è in pieno inverno demografico: scarsa natalità e massiccia emigrazione, ipotecano pesantemente il futuro del nostro paese. Più di centomila ogni anno, giovani e meno giovani, scappano all’estero per sfuggire a salari da fame, precarietà che non consente di immaginare progetti di vita durevoli, servizi scadenti sopratutto nelle aree più fragili del meridione e delle aree interne. A quando quelle misure strutturali per “rispettare di più il diritto di non essere costretti a migrare” anche per chi abita l’Italia? (Coordinamento nazionale FILEF – Comunicato stampa del 18 luglio 2024)