*(SA) - La ricorrenza odierna non può certo esimerci dal ricordare la strage di Via d’Amelio, quando la mafia stragista eseguì la sentenza a morte decisa per il magistrato Paolo Borsellino fedele servitore dello Stato e giudice antimafia molto scomodo per la malavita. Dopo l’uccisione di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo e della scorta avvenuta meno di due mesi prima, era diventato lui il bersaglio da colpire per dare un segnale allo stato che la mafia dettava ancora legge ed era più pericolosa che mai.

Assieme a Borsellino, persero la loro vita anche cinque agenti della scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina. Fu quella una strage che sollevò le coscienze dei cittadini italiani dalla Sicilia all’estrema propaggine Nord del Paese. La lotta alla mafia ed alla malavita organizzata tutta, divenne più che mai un fatto nazionale che coinvolse tutti gli strati della popolazione e, quello che più conta, le scuole dove si potenziò la conoscenza del problema mafia e malavita e si stimolò la coscienza del popolo scolastico oltre che dei vari starti della popolazione. La guerra, anche se ultimamente è possibile vantare la vittoria di parecchie battaglie, quali ad esempio l’arresto di capi mafia come Riina, Bagarella, Messina Denaro ed altri, non è ancora vinta e richiede massimo impegno da parte delle forze dell’ordine, ma anche dei cittadini che debbono continuare ad infrangere il muro di omertà che protegge tanti malavitosi che impongono la loro legge con la violenza. Per ricordare Borsellino e la sua scorta, abbiamo scelto di farlo con il messaggio stilato per l’occasione dal magistrato Pietro Grasso, collega di Borsellino già procuratore nazionale antimafia, già presidente del Senato della Repubblica. Chi meglio di lui, che fu anche giudice a latere nel maxiprocesso può rendere testimonianza? Qui di seguito riportiamo il suo ricordo a 32 anni dalla strage. (Salvatore Augello)

PAOLO BORSELLINO, “L’EROE GRECO” CHE AMAVA LA SICILIA (di Pietro Grasso)

*Nell’anniversario della strage di via d’Amelio, Pietro Grasso ricorda l’amico ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992 insieme a cinque agenti della scorta

Redazione 19 luglio 2024 - Aggiornato il 19 luglio 2024: legalità giustizia mafiafalcone borsellino “Ho avuto la fortuna, il privilegio, di conoscere questa persona eccezionale, sotto il profilo della tenacia, della forza di lavoro, per noi è stato sempre un punto di riferimento, un porto sicuro dove avere risposte sicure”. Così Pietro Grasso, presidente di Scintille di Futuro, ricorda il collega e amico Paolo Borsellino nel giorno dell’anniversario della strage di via d’Amelio. "Dopo la strage in cui perse la vita il nostro amico Giovanni Falcone la sua vita cambiò – continua Grasso - ma ebbe la consapevolezza di andare incontro al suo destino. Ricordo perfettamente quando mi venne a trovare, una settimana prima della strage, e mi disse: sai ho saputo che è arrivato l’esplosivo anche per me e alcuni amici mi dicono di abbandonare tutto, di lasciare Palermo ma come posso io abbandonare i cittadini che hanno fiducia in noi”. In quel momento, ricorda il presidente di Scintille di Futuro, “ho avuto la consapevolezza che lui andava incontro alla morte come un eroe greco che conosceva il fato ma non si poteva sottrarre per il grande spirito di sacrifico e il grande amore che aveva per la sua Sicilia”. Da quel 19 luglio 1992 in cui persero la vita anche Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina – agenti della scorta – Paolo Borsellino è diventato “un simbolo che mi aiuta a superare le difficoltà e a raggiungere gli obiettivi in cui credo”, conclude Pietro Grasso.

*le foto sono prese da internet