Visto che siamo già a Carnevale, dove è ammesso violare ogni regola comportamentale, compresa la comune decenza, ne approfitto per parlare di un argomento importante, dalle radici antichissime collegato ai riti dionisiaci e alle orge dionisiache,

dalle quali deriva la festività del Carnevale: si tratta di Priapo, un’antica divinità appartenente alla mitologia greca e romana è considerato figlio di Dioniso e di Afrodite. Nell'arte romana, veniva spesso raffigurato in affreschi e mosaici, generalmente posti anche all'ingresso di ville ed abitazioni patrizie. Il suo enorme membro era infatti considerato un amuleto contro invidia e malocchio. Inoltre, il culto del membro virile eretto, nella Roma antica era molto diffuso tra le matrone di estrazione patrizia a propiziare la loro fecondità e capacità di generare la continuità della specie. Per questo, il membro veniva usato anche come monile da portare al collo o al braccio. Sempre a Roma, le vergini patrizie, prima di contrarre matrimonio, facevano una particolare preghiera a Priapo, affinché rendesse piacevole la loro prima notte di nozze. Viene rappresentato con un aspetto grottesco, con enormi organi genitali, particolarmente pronunciati ritenuti nell'antichità l'origine della vita e simbolo dell’istinto sessuale e della forza generativa maschile, e quindi anche della fecondità della natura. Già molto diffuse in Grecia e poi a Roma, le feste in onore di Priapo, definite falloforie, avevano un grande rilievo nel calendario sacro. Il suo culto era anche fortemente associato al mondo agricolo ed alla protezione delle greggi, dei pesci, delle api, degli orti e dei giardini. Spesso infatti, cippi di forma fallica venivano usati a delimitare gli agri di terra coltivabile. Questa tradizione è continuata nel corso dei secoli ed è resistita alla moralizzazione medievale del monachesimo. Infatti ancora oggi, possiamo trovare alcuni esempi di cippi fallici, nelle campagne di Sardegna, Puglia, Basilicata o nelle zone interne di Spagna, Grecia e Macedonia. Il suo animale era l'asino, sia a causa dell'importanza che esso aveva nella vita contadina, sia per una sorta di analogia fra il pene di Priapo e quello dell'asino. Ogni anno a Priapo veniva sacrificato un asino, questo rito, secondo la mitologia greca venne istituito dallo stesso Priapo. Il dio stava insidiando la dea Estia dormiente, ma il ragliare di un asino svegliò la dea impedendo al dio di raggiungere il suo intento. Ad espiazione dell'accaduto il dio pretese il sacrificio annuale di un asino. Nell'arte romana, veniva spesso raffigurato in affreschi e mosaici, generalmente posti anche all'ingresso di ville ed abitazioni patrizie. Il suo enorme membro era infatti considerato un amuleto contro invidia e malocchio. Inoltre, il culto del membro virile eretto, nella Roma antica era molto diffuso tra le matrone patrizie a propiziare la loro fecondità. Per questo, il fallo veniva usato anche come monile da portare al collo o al braccio. Sempre a Roma, le vergini patrizie, prima di contrarre matrimonio, facevano una particolare preghiera a Priapo, affinché rendesse piacevole la loro prima notte di nozze. Il priapismo è una malattia consistente in un'erezione persistente involontaria ed anomala (di durata superiore a 4 ore), spesso dolorosa, non accompagnata dal consueto desiderio sessuale, che invece contraddistinguono la normale erezione maschile. Opposta al priapismo (in termini medici e non figurativamente) è la disfunzione erettile o impotenza. VITO MARINO