Ormai è diventato parte integrante della splendida campagna ragusana. Quasi nessuno sembra farci più caso. Forse per via del colore grigio, che si intona alla perfezione con le sfumature dei muri a secco. Perché è qui che spesso viene abbandonato, a fianco delle caratteristiche recisioni in pietra che delimitano le chiuse. Eppure l’eternit – un manufatto in cemento-amianto, come lastre e tubazioni, potenzialmente pericoloso per la salute e l’ambiente – dovrebbe concludere il suo viaggio altrove, in discariche autorizzate. Invece è facile trovarlo lungo le strade e i sentieri di campagna, dalla diga di Santa Rosalia alle contrade dell’altopiano ragusano. Mini discariche di amianto si trovano nelle contrade Donnafugata, Cimillà , Renna, Pizzillo, Castiglione, Galerme. Tombe di amianto edificate costantemente con nuove lastre e coperture tossiche non trattate. «Tutti sanno che privati e perfino aziende da anni abbandonano l’eternit fatiscente in questi campi – spiega un residente di contrada Renna –, e da anni non vedo l’ombra di un controllo. A volte questi rifiuti pericolosi vengono rimossi e portati via, ma dopo pochi mesi compaiono in altri punti nuove mini discariche. Non vengono risparmiati nemmeno i terreni adibiti al pascolo. Anche lungo la carreggiata principale è facile imbattersi in manufatti di amianto in stato fatiscente». La pericolosità di questi materiali è dovuta alla possibile liberazione di fibre di amianto, e ciò si verifica nel caso di rotture e abrasioni: nei manufatti fatiscenti, appunto. Da tempo gli studi in materia hanno dimostrato che anche bassissime esposizioni a polveri di amianto possono causare tumori polmonari. E in tutte le mini discariche abusive presenti nelle campagne ragusane, l’eternit non è certo depositato in buono stato di conservazione, né sottoposto ai trattamenti di sovracopertura imposti dalla legge per evitare la dispersione nell’aria delle polveri killer. (fonte corriere di Ragusa F.T.)