E’ incomprensibile quest’atteggiamento del Governo Berlusconi, che continua a colpire la Sicilia anche in materie che certamente non sono di pertinenza dello Stato centrale, come ad esempio, l’agricoltura e la pubblica istruzione, che sono due prerogative dell’autonomia siciliana, sancite dallo statuto della stessa Regione che ha valore di legge costituzionale. Statuto per altro violato nel momento stesso in cui a Roma si decide su materie attinenti all’autonomia siciliana e non solo non si interpella il Governatore della Sicilia, ma si procede in sua assenza dal tavolo della decisione, quando la legge, invece, prevede la presenza obbligatoria. Strano comportamento, quasi si voglia punire la Sicilia per torti che è difficile evidenziare, se si esclude quello di avere dato un valanga di voti al centro destra ed a Lombardo, che oggi si trova a dovere contestare le decisioni di un governo “amico”, che mentre si parla di federalismo voluto dalle regioni del nord e dalla Lega, si tolgono le prerogative di autonomia a chi già ce le ha. Ma vediamo quali sono i siluri che da Roma si abbattono su Palermo e sui Siciliani: - Berlusconi, completando ‘opera di Prodi, taglia indiscriminatamente l’ICI sulla prima casa (con esclusione degli emigrati), e recupera i soldi dalla Sicilia e dalla Calabria, prelevando a piene mani sui fondi destinati alle infrastrutture, 960 milioni di euro, mentre 700 milioni li piglia da quelli destinati alla strade provinciali, 78 milioni dal campus dell’Università di Enna e 50 Milioni dai fondi destinati ai viticultori danneggiato dalla peronospora; - Con il decreto taglia leggi di Calderoni, viene abolita la sezione della Corte dei Conti per la Sicilia; - 1,9 miliardi di euro, destinate alla Sicilia per la realizzazione di grandi opere, sul fondo destinato alle aree sotto utilizzate, per finanziare opere di interesse nazionale quali: le metropolitane di Messina e Palermo, la circumetnea, l’sllgamento della strada statale Agrigento Caltanissetta; - Viene decisa la chiusura delle Autorità Portuali siciliane; - Viene deciso il taglio di 794 posti di docenti nelle scuole siciliane; - Con un sussulto di grande generosità, viene passato alla regione l’intero pacchetto azionario della SIREMAR, che attualmente accumula parecchi milioni di perdite di gestione; - Ultimo pensiero rivolto alla Sicilia dal Ministro del Lavoro, che pare abbia in preparazione un decreto che autorizza il ministro a stipulare convenzioni con i comuni siciliani al di sotto dei 50.000 abitanti, per l’utilizzo dei precari in servizio, ma non tutti, solo gli LSU che lo sono da oltre sette anni. Quest’ultimo provvedimento, è talmente grave, sia perché viola la legge che fino ad ora non ha fatto discriminazione tra i vari tipi di precari presenti nella pubblica amministrazione dell’Isola, sia perché in questo modo, creerebbe difficoltà agli stessi comuni sotto quella soglia di pollazione, che in Sicilia sono la stragrande maggioranza, da suscitare, d a ragione, le preoccupazione dell’Assessore Regionale al Lavoro On. Carmelo Incardona, che chiede al Presidente Lombardo di intervenire. Ora, non è che Lombardo non abbia fatto le sue rimostranze al Governo di Roma, e vogliamo anche credere che non lo fa solo per fare sentire la sua voce in modo che i siciliani si accorgano che interviene, ma per reclamare i diritti di una regione che sembra essere entrata nel mirino dei vari ministri, che ritengono di potere tagliare a loro piacimento, magari adducendo la scusa che la Sicilia non spende le risorse ad essa assegnate. La realtà, in ogni caso, è che mentre da un lato ci sono i tagli reali a fondi destinati a fare uscire la Sicilia e parecchie zone di essa dalla marginalità colmando il gap infrastrutturale che pesa anche su un ordinato sviluppo economico, magari spostati verso regioni del Nord, dall’altro restano solo le proteste di Lombardo e l’impegno di Berlusconi a restituire in maltolto. Si direbbe, visto il trattamento di favore che ci riserba il governo di Roma, che sia in atto una sorta di piano per vendicarsi della Sicilia, non si capisce di che cosa. Strano, infatti, risulta il fatto che mentre si parla di federalismo fiscale o di federalismo tout court, la Sicilia che da oltre 60 anni gode dell’autonomia, viene fatta bersaglio degli strali del Governo, che, guarda caso, attacca pesantemente questa autonomia invadendo anche campi di assoluta pertinenza della Regione, dimenticando anche di invitare il Presidente Lombardo quando lo fa. Ci viene in mente, che durante i momenti più caldi della guerra in Irac, capitava spesso, che le truppe americane sparavano su quelle inglese o altre alleate ed allora si diceva che le vittime erano dovuta a fuoco amico. Sarebbe per caso la Sicilia vittima di fuoco amico di un Governo che invece di avere riconoscenza verso una regione che ha dato una grande affermazione al centro destra, studia come neutralizzare l’autonomia che anche se non è stata utilizzata a fondo dai vari governi locali, resta pur sempre una grande conquista ed un baluardo da difendere? Salvatore Augello