Degli oltre 3 milioni e 700 mila italiani residenti all’estero, più della metà è costituita da giovani al di sotto dei 35 anni. Di questi, oltre 2 su 5 hanno un età compresa tra i 18 e i 24 anni. È questo uno dei dati emersi dal terzo "Rapporto Italiani nel mondo 2008", presentato la scorsa settimana presso l’Auditorium del Lavoro di Roma. Un capitolo di questa interessante ricerca condotta dalla Fondazione Migrantes indaga appunto su una porzione ben specifica degli italiani all’estero, quella dei giovani iscritti all’Aire, distinguendo tra minorenni e maggiorenni, nati in Italia o all’estero e cercando di descrivere chi, di fatto, essi siano. La ricerca mette in luce che una grande porzione di questi giovani, oltre il 60%, risiede in Europa. I motivi sono due: da una parte la tendenza delle famiglie a trasferirsi in paesi dello stesso ambito geo-culturale, dall’altra perché i giovani universitari o neo lavoratori italiani trovano maggiori opportunità di formazione e avviamento occupazionale proprio nel Vecchio Continente. La prova di quanto dichiarato è la forte presenza giovanile italiana nei paesi più avanzati: è questo il caso del Regno Unito, dove gli italiani "under 35" sfiorano i tre quinti del totale, e della Spagna, Paese dinamico in vivace crescita economica. In entrambi i casi è la fascia di età compresa 25-34 anni, ossia dei giovani in età da specializzazione post-laurea o da primo inserimento lavorativo, ad essere più determinante. Anche la Germania si colloca tra i paesi europei con una forte presenza giovanile italiana, sebbene in questo caso sia la fascia più giovane tra i 18 e 24 anni a pesare in misura maggiore. È necessario ricordare però che la terra teutonica esige un discorso a parte: a causa dell’ormai lunga tradizione migratoria degli italiani in questo Paese, infatti, la maggior parte di loro sono nati proprio in Germania; si tratta di una "seconda generazione" che spesso trova difficoltà di avanzamento nel sistema scolastico dovuta alla conoscenza lacunosa della lingua tedesca. "Del resto", come spiega il Rapporto degli Italiani nel Mondo, "l’apprendimento della lingua, precondizione essenziale per ogni buona integrazione, viene spesso scoraggiato dagli stessi genitori italiani, che non l’hanno appresa adeguatamente essi stessi né la parlano correntemente a casa, sulla base del convincimento che non vale la pena impegnarsi più di tanto in processi di inserimento stabile perché tanto un giorno la famiglia farà ritorno in Italia". Quello dei giovani italiani nati all’estero è un tema quanto mai attuale che va affrontato con estrema delicatezza. Secondo il Vice Presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, l’On. Narducci, "il loro senso di italianità riveste diverse implicazioni sociali e culturali che i giovani di per sé non rifiutano, a condizione di esplicitarle in maniera concreta e di comporle con il fatto di vivere in un’altra società". Infine, è interessante notare come tra i paesi europei a più ridotta presenza tricolore ve ne siano alcuni in cui l’incidenza dei giovani sotto i 35 anni è pressoché schiacciante. Questo succede, ad esempio, in Irlanda, Paese con una totalità di circa 6.400 italiani, in cui la presenza dei giovani raggiunge il 92% oppure in Finlandia in cui tocca l’ 80% e in Austria, Norvegia e Danimarca con un 70%. Non da meno, rispetto al Vecchio Continente, è l’America, dove nella grande comunità italiana di circa 1,4 milioni presenze, poco meno della metà sono giovani con meno di 35 anni. È curioso notare che, mentre nell’America Settentrionale il peso percentuale di questi giovani è piuttosto ridotto e tocca un massimo di 37 negli USA, nell’America Latina tale incidenza sale a quota 53%, sfiorando dunque il livello europeo. Sono il Brasile, l’Uruguay, l’Argentina e il Venezuela i paesi sudamericani con una maggiore incidenza di italiani "under 35". Ma quali sono le regioni italiane di provenienza dei giovani italiani all’estero? È senza dubbio il meridione a fare da grande "vivaio": tra gli infra-trentacinquenni residenti fuori dei confini nazionali sono infatti i siciliani il primo gruppo regionale con 364mila presenze, seguiti dai campani con 208mila, e quindi dai pugliesi e dai laziali con quote che sfiorano le 180mila unità. Lo studio condotto dalla Fondazione Migrantes, oltre a fotografare la situazione dell’emigrazione italiana attuale, tende a considerare l’italiano all’estero come un supporto dinamico per il futuro dell’Italia e vuole essere incentivo per un’importante azione di recupero di identità, di coinvolgimento da parte di società e strutture. I dati riportati saranno senz’altro funzionali anche per la Conferenza Mondiale dei giovani italiani e di origine italiana all’estero che si terrà a dicembre 2008, per un'intera settimana, con buona probabilità nella tenuta toscana di San Rossore. A quest’appuntamento interverranno 500 giovani chiamati a discutere su temi come l'informazione, la formazione professionale, l'interculturalità, l'identità italiana e l'associazionismo giovanile. (t. sampaolo - aise)