E non e' detta l'ultima parola, perche' in questa grande, bellissima Nazione sono purtroppo ancora molti quelli che credono nella supremacy della razza ariana, quelli che omogenizzano neri e ebrei nel loro odio. Barack Obama riceve in eredita' un Paese in gravissima crisi. Per risollevarsi l'America avra' bisogno di anni, non di mesi. E di tanta energia ad ogni livello, da parte di tutti. I due milioni di persone che hanno affollato il Mall e tutti quelli che seguivano negli altri stati della Confederazione l'imponente e toccante cerimonia del giuramento sanno che spetta ad ognuno di noi fare la propria parte. Questa e' l'America e l'atmosfera che si respira e' totalmente diversa da quella di certi paesi europei dove sembra di vivere in una morta gora, senza voglia di rischiare, dove l'energia e' una parola sconosciuta, dove ci si eccita solo per il Grande Fratello, i culi e le tette delle veline che passa il convento televisivo. Anche qui a Washington si incontrano italiani disincantati che sogghignano quando si parla di Obama e dicono che bisogna vedere cosa sapra' fare. E' la scoperta dell'acqua calda. Criticare, criticare e non fare. Sono gli altri che devono fare. Auguri, giovane Presidente Obama.
PS: mentre Barack Obama entrava a Capitol Hill per il giuramento, mio figlio Max mi ha telefonato dicendomi che finalmente gli era stata consegnata dal consolato americano a Napoli la carta verde la cui pratica era stata iniziata dal sottoscritto sei anni fa. Il 29 Marco, il mio secondogenito, giurera' a Los Angeles per la cittadinanza americana. Chiedo scusa al Lettore per questa notazione di carattere personale. (oscar Bartoli)