CADE LUOGO COMUNE: LOMBARDIA PRIMA NEL PUBBLICO IMPIEGO, SICILIA QUARTA La revisione della spesa ha fatto emergere alcune cifre utili. Per esempio quelle relative al pubblico impiego, che sono state il principale motivo di denigrazione e denuncia di sprechi e cattiva amministrazione verso le regioni meridionali e la Sicilia in particolare. Dai dati della Ragioneria generale dello Stato “consegnati”

al Consiglio dei ministri risulta, infatti, che la Regione più affollata di dipendenti statali è proprio la Lombardia, da dove il governo “padano” e il partito “padano” hanno lanciato i loro strali piu’ velenosi. I lombardi mantengono la folla di impiegati-fannulloni, questo i leit motiv da sempre. Ebbene la Lombardia guida la classifica dell’impiego pubblico con il 12,57 degli statali in servizio. Segue il Lazio con il 12,08, la Campania con il 9,45. La Sicilia si trova al quarto posto, in linea con la popolazione residente. Le accuse rivolte alle amministrazioni regionali riguardano, soprattutto, il numero dei dipendenti regionali, che supera quota ventimila, e mette dentro i forestali e gli impiegati che altrove sono alle dipendenze dello Stato. L’errore, infatti, viene compiuto alla base, perche’ non si tiene affatto conto che alcune funzioni altrove svolte dai dipendenti statali in Sicilia sono affidate alla Regione, che ha uno Statuto speciale. Questa condizione, naturalmente, fa crescere il numero dei dipendenti regionali in modo esponenziale. C’e’, inoltre, da considererare il contesto sociale ed ambientale: e’ fisiologico che nelle aree poco industrializzate che non propongono alternativa l’impiego pubblico sia il più ambito e richiesto. Questa “domanda” di posto pubblico viene raccolta ed accolta dalle istituzioni e dai partiti, come avviene in ogni altro settore. La democrazia si regge, infatti, sul consenso, e i partiti competono fra loro sull’accoglimento della “domanda”, non sul dissenso, a prescindere dagli effettivi bisogni. Insomma, il Dna o la saggezza degli amministratori, non c’entrano affatto o c’entrano in misura minore di quanto si ritenga. Ma i luoghi comuni e gli stereotipi sono duri a morire, specie se fanno comodo. Altrimenti come potrebbe reggere una “questione settentrionale” privilegiata rispetto ai bisogni inevasi nel Mezzogiorno d’Italia?

SPENDING REVIEW: TAGLIO DEI DOCENTI ITALIANI ALL’ESTERO

ROMA - 2 milioni e 600 mila euro nel 2012. A tanto ammonta il risparmio quantificato dal Governo prodotto dalla riduzione del numero degli insegnanti inviati all’estero dalla Farnesina e dalla riduzione del personale nelle scuole italiane all’estero. La norma è contenuta nel decreto legge "Disposizioni urgenti per la riduzione della spesa pubblica a servizi invariati", meglio conosciuto come "spending review", approvato ieri sera dal Consiglio dei Ministri. Il decreto, stabilisce il Governo, "opera una riduzione del personale scolastico comandato presso il MAE con funzioni di coordinamento e gestione delle scuole italiane all'estero. Di concerto, si opera una ulteriore riduzione anche del personale dei docenti impiegati presso le scuole italiane all'estero". Da entrambe queste misure – spiega il Governo – sono attesi risparmi per 2,6 nell'anno in corso e di 16 milioni a regime. La riduzione del numero dei docenti Mae all’estero è stata proposta più volte, nel recente passato – ultima, in ordine di tempo, durante l’esame del decreto di rinvio di Comites e Cgie – dal senatore Pd Claudio Micheloni. Proposta che non ha mancato di scatenare furiose polemiche tra i diretti interessati, il parlamentare e i docenti degli enti gestori. (aise)

L’ASSOCIAZIONE DAME ITALOARGENTINE ELETTA NEL PARLAMENTO DELLE DONNE DI BUENOS AIRES BUENOS AIRES

- L’Associazione di Dame Italo-Argentine, assieme alla sua Commissione Nazionale di Donne Professioniste, è stata scelta come Membro Permanente del Parlamento delle Donne della città di Buenos Aires, in quanto unica istituzione rappresentativa delle collettività, eletta per il suo continuo lavoro in favore dei Diritti della Donna e la famiglia. Nella prima riunione, organizzata il 28 maggio scorso nel Palazzo della Legislatura, sono state presentate le 60 organizzazioni femminili della società civile che compongono il quorum. L’associazione dame Italo-Argentine è rappresentata dalla Prof.ssa Maria del Carmen Roni. Il parlamento delle donne dovrà affrontare numerosi temi: salute, educazione, lavoro, sviluppo sociale, formazione ed occupazione, cooperativismo, sicurezza, infanzia, adolescenza e gioventù, diversità sessuale, parto, adozione, aborto. L’associazione ha presentato il progetto "Adulti", accolto dalle parlamentari con un forte applauso, in quanto unica proposta sull’argomento, in uno dei settori più vulnerabili della società. L’iniziativa vuole promuovere una legislazione nella città di Buenos Aires indirizzata agli adulti con oltre 65 anni di età. (aise)

CONCORSO LETTERARIO INTERNAZIONALE 2012 DEL CAS A SYDNEY SYDNEY -

Il Cas, Coordinamento Associazioni Siciliane del New South Wales, bandisce il Concorso Letterario Internazionale 2012. Il Concorso è bandito sotto gli auspici del Consolato generale d’Italia a Sydney, con il supporto di: Istituto Italiano di Cultura, La Fiamma, Coasit e Dante Alighieri. Il concorso prevede le categorie: Brevi Novelle, Saggi Letterari; Poesia; Disegno (solo per bambini sino ai 12 anni). Ogni categoria è divisa poi in due sezioni: Adulti (dai 18 anni in su); Giovani sotto i 18 anni. Il tema per tutte le categorie è libero. Il regolamento prevede che tutti i lavori siano scritti in lingua italiana, inglese o siciliano con traduzione in italiano. Saranno premiati i migliori lavori di ogni categoria con premi in denaro, trofei e certificati. Previsti premi a sorpresa per lavori ritenuti meritevoli. (aise)

I RESIDENTI ALL’ESTERO NON DEVONO PAGARE IL CANONE RAI: LA PROPOSTA DILEGGE DELL’ON. BUCCHINO

Non è giusto che gli italiani residenti all’estero debbano pagare il canone RAI per il possesso di un televisore quasi mai utilizzato. Partendo da questa semplice premessa l’On. Gino Bucchino ha presentato una proposta di legge che prevede l’esenzione dal pagamento del canone RAI di tutti coloro i quali sono proprietari di un apparecchio televisivo nell’abitazione di loro proprietà in Italia ma hanno trasferito la loro residenza all’estero da più di tre anni e sono iscritti all’AIRE (si è ritenuto opportuno introdurre un termine temporale di tre anni per palesare la stabilità della residenza all’estero). La proposta di legge integra e modifica il Regio Decreto n. 246 del 1938. “Sono migliaia gli italiani residenti all’estero, oramai permanentemente, i quali posseggono una casa in Italia dove si recano molto saltuariamente – magari per pochi giorni all’anno per visitare famiglia e amici – e posseggono in tale abitazione un apparecchio televisivo di cui praticamente non fanno mai uso” spiega l’On. Bucchino nella relazione illustrativa della pdl. “Sebbene alcune sentenze delle Corti Costituzionale e di Cassazione hanno stabilito che il pagamento è dovuto non in fruizione di un particolare servizio, bensì in funzione della semplice detenzione di un qualunque apparecchio astrattamente idoneo a captare l’emittenza radiotelevisiva, è anche ovvio – spiega il parlamentare eletto nella Circoscrizione Estero - che il residente permanentemente all’estero non può essere considerato fruitore di una informazione pubblica che ha il fine di "ampliare la partecipazione dei cittadini e concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese", principio quest’ultimo richiamato dalla Corte Costituzionale nella Sentenza n. 284 del 26 giugno 2002 cui si deve fare riferimento al fine di essere ritenuto percettore del servizio RAI”. “In altre parole – asserisce Bucchino - la Corte Costituzionaleda una parte giustifica l'esistenza di una forma di finanziamento, sia pure non esclusiva, del servizio pubblico mediante ricorso all'imposizione tributaria “escludendo ogni nesso di necessaria corrispettività in concreto fra obbligo tributario e fruizione effettiva del servizio pubblico”, ma dall’altra suffraga la tesi che la concessione alla RAI “imponga l'obbligo di assicurare una informazione completa, di adeguato livello professionale e rigorosamente imparziale nel riflettere il dibattito fra i diversi orientamenti politici che si confrontano nel Paese, nonché di curare la specifica funzione di promozione culturale ad essa affidata e l'apertura dei programmi alle più significative realtà culturali”. Quest’ultima essenziale condizione per essere considerati fruitori del servizio pubblico e quindi potenziali contribuenti del canone RAI non può ovviamente - sostiene il parlamentare - essere applicata nei riguardi dei residenti all’estero ancorché possessori di un apparecchio televisivo in Italia. Quindi la proposta di legge del parlamentare eletto all’estero dispone una integrazione all’articolo 10 del Regio decreto n. 246 del 1938 inserendo tra i soggetti esentati dal pagamento del canone RAI i residenti all’estero da oltre tre anni e possessori di un apparecchio radiotelevisivo nell’abitazione posseduta in Italia a patto che non sia locata e ha l’ambizione di stimolare ulteriormente il dibattito, aperto da tempo, sull’opportunità di modificare e aggiornare un Regio Decreto del 1938 oramai superato dall’evoluzione delle tecnologie audiovisive, dai meccanismi del mondo dello spettacolo e dell’informazione e dai rapporti tra servizio pubblico e privato.

CRESCONO LE ASSOCIAZIONI DI STRANIERI MA SOLO UNA MINIMA PARTE HA I CRITERI PER ISCRIVERSI NEI REGISTRI REGIONALI.

Presentata la ricerca di Parsec “Risorse di cittadinanza”: la legislazione italiana in ritardo “non ha aperto nuovi spazi per l’associazionismo di stranieri”. Sono 976 le associazioni di immigrati in Italia, censite all’inizio del 2011, quasi raddoppiate in confronto alle 587 presenti nel 2008. Questo secondo i dati che emergono dal monitoraggio effettuato dal Ministero dell’interno attraverso i Consigli territoriali per l’immigrazione. Le regioni con il maggior numero di associazioni sono Lazio (277), Lombardia (183). Emilia-Romagna (87), Toscana (68). Quelle con una presenza inferiore sono Marche (9), Puglia e Valle d’Aosta (7). Non sono stati reperiti dati per Molise e Basilicata. È quanto risulta dalla ricerca Risorse di cittadinanza realizzata dall’associazione Parsec (con il contributo di Open Society Foundations) per ricostruire lo stato dell’arte dell’associazionismo degli immigrati e individuare le cause della loro fragilità. Secondo i ricercatori però “le associazioni registrate ad albi/registri regionali e provinciali sono solo la punta dell’iceberg rispetto alla reale presenza e attività nei territori di gruppi non formalizzati e associazioni non iscritte”. Questo perché, viene spiegato, per gli immigrati vi è una reale difficoltà data dalla legislazione nazionale “che non ha aperto nuovi spazi per la partecipazione degli immigrati alla vita pubblica, ma ha prodotto nei loro confronti nuove condizioni di vulnerabilità, costringendo le associazioni a un aggravio del loro impegno solidaristico a favore dei cittadini stranieri che risulta complementare e, a volte, sostitutivo rispetto ai servizi pubblici”. Ruolo importante per l’integrazione degli stranieri, le associazioni svolgono interventi che vanno dall’area sociale a quella culturale, fino alla formazione. Ma per stipulare convenzioni che permettano loro di realizzare interventi di integrazione a favore degli immigrati devono iscriversi nell’apposito registro istituito presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Quelle che operano contro le discriminazioni devono iscriversi nel registro tenuto dall’Unar. A livello locale in alcune Regioni, Province e Comuni è stata prevista la tenuta di registri specifici. Dalla ricerca emerge che le associazioni di stranieri sono una minima parte di quelle iscritte ai registri nazionali (Ministero del lavoro e Unar), nelle 3 regioni analizzate (Emilia-Romagna, Lazio e Calabria) su 118 associazioni solo 3 sono iscritte nel registro del Ministero del lavoro. Di conseguenza le associazioni di immigrati sono escluse dalla maggior parte dei finanziamenti nazionali per le politiche di integrazione. Molti referenti hanno dichiarato che i criteri di accesso ai registri sono proibitivi, soprattutto perché spesso non sono in grado di certificare le esperienze acquisite. (Red.)

A PALERMO NASCE IL CENTRO INTERCULTURALE PER MIGRANTI E ROM.

“Oltre A Vucciria” per offrire percorsi di sviluppo e di crescita della persona ed occasioni di riflessione, approfondimento e lavoro per una reale integrazione socio-lavorativa. Ha ufficialmente aperto i battenti, a Palermo, il Centro istituzionale interculturale per migranti e rom “Oltre A Vucciria”. L’iniziativa, promossa dalle associazioni Anolf Palermo e Jus Vitae, è finanziata con i fondi della legge 328/00 e finalizzata a rafforzare ed ampliare i servizi in favore degli immigrati e rom nell’ottica di una integrazione efficace. L’obiettivo del centro è quello di costituirsi come uno spazio aperto a tutti; sia per i gruppi di migranti, siano essi singoli, famiglie, comunità o associazioni; sia per minori, giovani, adulti e famiglie di origine italiana, capace di offrire percorsi di sviluppo e di crescita della persona ed occasioni di riflessione, approfondimento e lavoro, in un’ottica di costruzione di progetti di vita mirati ad una reale integrazione socio-lavorativa. Il centro si trova a Palermo all’interno dei locali dell’associazione del dopolavoro ferroviario nei pressi della Stazione ferroviaria Notarbartolo e resterà aperto nei mesi estivi tutte le mattine dalle 8 alle 14, dal lunedì al venerdì (con chiusura ad agosto) e da settembre in poi nei pomeriggi di lunedì, mercoledì e venerdì dalle 16 alle 20. Tutti i servizi e le attività sono realizzate da operatori con pluriennale esperienza specifica nel settore dell’integrazione. (Red.)