a partire dalla famiglia Florio, fondatrice del giornale a finire all’ultimo cronista, passando per un esercito di personaggi noti e meno noti, che ebbero in comune l’amore per la verità, la volontà e la tenacia di opporsi a governi illiberali prima per fare della lotta alla mafia un distinguo molto forte che costituì parte integrante della missione che si era data il giornale.
Compagno di lunghi pomeriggi, nemmeno i Florio pensavano che la loro creatura avrebbe ingaggiato e portato avanti una lunga e corposa battaglia per il riscatto della Sicilia e contro il malaffare mafioso, denunciando con coraggio intrighi e collegamenti tra pezzi dello stato e la mafia.
Puntuale narratore delle lotte operaie che si susseguirono nella Sicilia del dopo guerra e fino alla chiusura definitiva de “L’ORA”, anche chi scrive questa breve nota esprimendo soddisfazione ed orgoglio per l’articolo del nostro prezioso collaboratore Mirko Crocoli, che oggi impreziosisce la nostra testata che da sempre si occupa dei problemi dei siciliani, con particolare riferimento a quelli costretti ad emigrare, ebbe l’onore di scrivere sia sulle lotte che si svolgevano nel vallone nisseno, sia articoli sull’emigrazione.
Un ricordo che ora mi torna vivo nella mente e che mi riporta ai tempi quando l’ora rappresentava uno strumento di lavoro e di orientamento per tanti uomini di sinistra, per tanti siciliani amanti della democrazia e della libertà.
Ecco perché oggi, all’amico ed al prezioso collaboratore Mirko, va il mio grazie, per avere voluto ricordare un giornale i cui redattori, direttori e collaboratori, non ebbero mai paura di dire la verità anche a rischio della propria vita. (SA)
Per i siciliani (e non solo) è impossibile non ricordare nostalgicamente un quotidiano cartaceo del secolo scorso, dal classico formato “berlinese”, chiamato l’Ora di Palermo. Una testata contro corrente, coraggiosa, audace e talvolta al limite, anzi spesso, della tolleranza per le famiglie di Cosa nostra. Il famoso titolo “PERICOLOSO”, schiaffato in prima pagina con sotto la foto di Luciano Liggio è ancora tutt’oggi ricordo fresco, per non parlare delle inchieste, dei dossier e delle immagini di quei fotografi sempre in prima linea sulle strade, tra il sangue e la carneficina che la lunga “mano nera” praticava costantemente. Colleghi, come noi dell’USEF e di tanti giornali regionali e nazionali che, con maggiore forza e veemenza hanno deciso di dar voce ad un problema sintomatico dell’Isola e ad un cancro incurabile che era il sistema mafioso dei difficili anni Settanta e Ottanta. Tenne duro economicamente, fino al punto in cui diventò una cooperativa sotto la presidenza di Vittorio Nistico’ e la direzione di Alfonso Madeo, Nicola Cattedra e Bruno Carbone. Tutti professionisti, quei reporter, pubblicisti ed esperti che ne facevano parte, un’equipe di elevato prestigio. Il nostro network (USEF) è principalmente dedicato ai Siciliani, all’isola più bella del mondo e a tutti coloro che si sentono in qualche modo legati a questa splendida regione, piena di ricchezze artistiche e spiagge d’orate. Non poteva e non doveva mancare un ricordo storico nei confronti di tre martiri che nel compiere il loro dovere da cronisti d’assalto hanno lasciato la vita per mano dei Corleonesi e delle cosche dell’epoca. Stiamo parlando dei tre dell’Ora, i bravissimi e temerari COSIMO CRISTINA, MAURO DE MAURO E GIOVANNI SPAMPINATO. Un detto afferma che “La storia è l’unica cosa certa, il resto non si sa”. Dato che questa rubrica è nata con l’intento di non far dimenticare ed è spesso dedicata ai ricordi del novecento abbiamo trovato opportuno lasciare un segno anche nei confronti di questo mezzo d’informazione palermitano che, pian piano e a “botte” di articoli forti, cominciava a contagiare gran parte della popolazione locale. Gli “strilloni” per strada urlavano a gran voce titoli pesanti, i quali sicuramente devono aver dato noia a gran parte degli uomini d’onore, seduti sulla “cupola” più alta della città. Non molto tempo fa, sul canale Rai Storia, hanno proposto un interessantissimo programma dedicato proprio all’Ora, con interviste illustri a coloro che un tempo misero il sapere al servizio della testata. Delle autorevoli “penne” in un documentario dal sapore dolce, nostalgico ma anche amaro. La voce fuori campo è stata donata dal grandioso Claudio Gioè, attore nativo proprio di Palermo che ha snocciolato con fare poetico tutte le principali curiosità di quella testata molto cara agli isolani. Purtroppo, il 9 maggio 1992, per problemi di tipo finanziario il quotidiano più “scomodo” d’Italia dovette chiudere battenti ma, con l’estrema dignità con la quale si era sempre contraddistinto, salutò tutti i suoi lettori in prima pagina con un romantico “Arrivederci”… (Mirko Crocoli)