CONDANNATA ALL’EMIGRAZIONE: STORIA DI UNA NATA IN SICILIA

Antonina Maria Cascio, era una bambina nata nel piccolo paese di Motta Camastra in provinia di Messina e come tutti i bambini, era completamente ignara di cosa il destino le riservava. Nata in una famiglia di piccolo imprenditore edile, aveva appena due anni,

Antonina Maria Cascio

ùquando il papà decise di lasciare per tentare la fortuna in Argentina. Fu così, che all’età di un anno e mezzo circa Antonina venne condannata ad essere emigrata. Antonina infratti, era nata il 16 febbraio de 1946 ed arrivò in Argentina nel luglio del 1947. Nessun ricordo, nessuna immagimne della sua terra e del suo paese montano situato nelle vicinanze della meravigliosa valle dell’Alcantara potè portare con se, poichè nessuno di questi luoghi e di questi ricordi aveva avuto il tempo di fissarsi nella sua testolina di bambina. I suoi primi ricordi si riferiscono ad un’altra parte del mondo, che a pieno titolo le appartenevano, risalgono alla sua infanzia a Mendoza, nelle sue strade affollate dove si parlavano ligue e dialetti diversi e dove appredema a parlare lo spagnolo. A casa però, continuava a sentire parlare il suo dialetto che lei immagazzinò e tenne ben presente nella sua mente e tra le sue conoscenze. Molto portata per le lingue, Antonina fin da piccola freguentò la scuola di Liungue Vive della facoltà di lettere e filosofia (UNC), studiando inglese, italiano, e francese per bambini ed adulti. Nella stessa università, freguentò la Scuola Superiore di Insegnamento e dopo sei anni completò la facoltà di Insegnante Normale Superiore conseguendo la laurea breve. Iniziò a freguentare la facoltà di filosofia e lettere oltre che il corpo docente di italiano. Corsi di studi che dopo tre anni, fu costretta ad abbandonare a causa di una malattia che aveva colpito il padre. Nel 1968 la troviamo impiegata in qualità di insegnante presso la segreteria culturale del consolato. Nel 1969 sempre a Mendoza, in contemporanea, pur mantemnendo l’occupazione che aveva, cominciò a freguentare la facoltà di scenze politiche e sociali dell’Università di Mendoza. Per soddisfare la sua continua sete di sapere e di sperimentazione, a soli 25 anni comincia a freguentare la Scuola Superiore di Giornalismo, acquisendo anche competenze nella Scenza delle Comunicazioni Sociali. Intanto nube nere si addensavano nel cielo dell’Argentina: la dittatura militare. Da notare, che l’Argentina non era nuova a questo tipo di avvenimenti. La così detta rivoluzione degli anni ’40 era stata caratterizzata da dittature militi guidate da tre militari che si sono alternati nel potere dal 04 giugno 1943 al 04 giugno del 1946. Nel 1946, finita l’era dei generali, viene eletto prersidente Juan Domingo Peron del Partrito Giustizialista, che deterrà il potere fino a settembre del 1955. Nel 1955 i militari tornano al potere inaugurando il così detto periodo della rivoluzione liberatrice che portò al potere altri due militari che detennero il timone del comando fino al primo maggio del 1958, anno in cui tornarono i presidenti fino al 1966. In questo macabro balletto di alternanza tra dittatori e presidenti, il 29 giugno del 1966 i militari tornano al potere, restandovi fino al 25 maggio del 1973, Durante quiesto periodo, si divisero lo scranno del pogtere altri tre dittatoiri provenienti dalle forze militari. Il balletto e ll’alternanza continua. Nerl maggio del 1973, tornano i presidenti che in quattro si alternano nella gestione delle sorti dell’Argentina fino a marzo del 1976. Presidenze effiemere che durano sempre pòoco. Questo ultimo ciclo Isabella Peron, che piglia il posto del marito, cedendo il potere all’avvento del periodo che venne chiamato dai militari Processo di Riorganizzazione Nazionale.che spadroineggiò in Argentina perf circa sette anni, provocando terrore e danni alla popolazione che venne perseguitata, mentre gli avversari venivano eliminati in vari modo. Afrriva il triste periodo dei desapasidos. Passato il periodo della così detta “rivoluzione argentina” con il quale Antonina si dovette confrontare, nel 1975 la troviamo corrispondente del giornale “El Tribuno” che si stanpava a Buenos Aires. Ma il 1975 fu anche l’anno in cui decise anche di mettere su famivglia all’età di 29 anni. Il 24 luglio del 1975 lei e Carmelo convolarono a nozze. Antonina aveva ora la sua famiglia anche se rimase giustam,ente legata alla sua famiglia di provenienza ed alla sorello. Professionalmente, mantenne la corrispondenza con “Il Tribuno” fino alla chiusura del giornale, dopo di che, passò a scrivere per “Il Clarin”. Nel 1978 scrive sul “Diario mendoza” dove si occupa sia di informazione in genere, ma anche di notizie di politica nazionale ed internazionale. E’ il 1982 quando torna nel mondo della scuola ripigliando ad insegnare come insegnante di ruolo, pur mantenendo il suo incarico nel giornale. Mai appagata, Antonina nel 1989 quando la giunta provinciale indice un concorso per dirigenti scolastici, vi partecipò superandolo brillantemente, assumendo così la carica di dirigente capo. La nuova carica la porta a dovere lasciare l’attività giornalistica, che lei comunque lascia solo formalmdente, anche perchè si trova in mazzo ad una famiglia di giornalisti. Infatti, giornalista è il marito Carmelo Sgroi ed il figlio Adrian. Nella sua casa a Las Heras, quindi, si respira giornalismo ed è difficile non restare contaggiati. Così come amore, sentimento, intelligenza si respira nelle scuole di Las Heras, Lavalle e Capital, dove ha insegnato e dove trasmetteva valori di legalità e democrazia ai suoi allievi. Nel marzo del 2004, alcini dirigenti drll’Uniomne Siciliana Emigrati e Famiglie (USEF), proveniente dal Cile, composta da Salvatore Augello e dall’On. Luigi Vajola, fa sosta a Mendosa ed in un bar, incontra un gruppetto di emigrate siciliane. Tra queste c’è anche Francesca Morabito conosciuta nella comunità cone “Ciccina”, cugina di Antonietta. Fu lei ad assumersi l’incarico di parlarne alla cugina Antonietta, cosa che fece e fu la stessa Antonietta che si incarico di informare la direzione dell’USEF, che accettava la sfida di riorganizzare la comunità siciliana all’interno dell’associazione. Riunì un gruppo di giovani e meno giovani e diede inizio alla ricostruzione dando i natali ad una associazione che chiamò orgogliosamenge “TRINACRIA OGGI – USEF”. In breve l’asqsociazione si impose in mezzo alla comunità. Molto attiva cominciò ad avvicinare istituzion i ed autorità, si fece conoscere al Consolato, stipulò una serie di accordi che andavano dalla Bancaria alla scuola del turismo, all’università e ad altre importanti istituzioni. Venne eletta nel COMITES, dove ebbe un ruolo molto attivo. Instancabile e con una grande abilità organizzativa, organizzò, anche con il supporto dell’USEF di Palermo, iniziative che ebbero una grande risonanza sull’intero territorio. Organizzo un cocrso di cucina tento da due schef siciliani, attività culturali di vario genere, tese a diffondere la cultura e le tradizioni siciliane. Portò l’associazione a partecipare alla “Festa in Piazza” anche se questo, unitò alla sua poliedrica capacità organizzativa, le fece acquistare molti nemici. Non furono certo i nemici che la fecero desistere. Nel tempo, entrò nel Consiglio Generale dell’USEF e venne nominata portavoce per l’America Latina dell’associazione, ruolo cvhe svolse con grande capacità, portata come era sia al mediazione, che alla peersuasione per fare passare le decisioni presese sia nel coordinamento dell’USEF in Argentina, sia alle decisioni che arrivavano da Palermo. Collaborò con il deputato Fabio Porta eletto nella circoscrizione estera ripartizione America Latina. Organizzò due edizioni del concorso “Escabando Raices” (Primer Concurso Nacional de Dibujo sobre la inmigración Italiana) ed una iniziativa sui fumetti. Diverse furono le mostre organizzate per diffondere la conoscenza della Sicilia, così come parecchi corsi di italiano vennero organizzati al fine di diffondere l’amore per ll’italia e la sua cultura, con patrticolare riferimento a quella siciliana. Le cose buone così come le persone capaci purtroppo noin durano in eterno. Ricoverata in ospedale per mettere delle protesi alle ginocchia che da tempo la tormentavano con diolori frequenti e fortisimi, dopo l’intervento, i medici le scoprirono un male tanto incurabile quanto fultminante, che la portò nel giro di poco tempo a lasciare questo mondo. Era il 30 marzo del 2013. Una data che l’USEF ricorderà sempre, come sempre verrà ricordata dai suoi amici e collabboratori di Mendosa, che perdevano c on lei una guida insostuibile che lasciava un grande vuoto in tutta l’organizzazione. (Salvatore Augello)

 

Antonina Cascio cob Maria Quiroca Intelisano

da sinistra: Antonina Cascio Angelo Lauricella  Salvatore Augello