La Commissione Europea ha deciso di deferire l'Ungheria alla Corte di Giustizia dell'Ue per il mancato rispetto del diritto Ue nella sua legislazione in materia di diritto di asilo e di rimpatri. Inoltre, ha inviato a Budapest una lettera di messa in mora, il primo stadio della procedura di infrazione,
che riguarda la nuova legislazione ungherese detta 'Stop Soros', la quale criminalizza le attività in sostegno del diritto di asilo e limita il diritto di chiedere asilo nel Paese. Nel primo caso, la procedura di infrazione risale al dicembre 2015; il parere motivato, il secondo stadio della procedura, è del dicembre 2017. In particolare, anche se le leggi Ue danno la possibilità di stabilire zone di transito ai confini esterni, la legislazione ungherese non rispetta la direttiva sulle procedure d'asilo, dato che permette la presentazione di domande di asilo unicamente all'interno di queste zone di transito, l'accesso alle quali è concesso solo a un numero limitato di persone e dopo lunghi periodi di attesa. Le procedure ungheresi sono fuorilegge anche perché non rispettano la durata massima di quattro settimane, nelle quali una persona può essere detenuta in un centro di transito, e non prevedono protezioni ai richiedenti asilo particolarmente vulnerabili. Inoltre, le autorità ungheresi non concedono l'accesso effettivo alle procedure di asilo, dato che i migranti irregolari vengono respinti oltreconfine, anche se intendono richiedere asilo. Inoltre, la detenzione di durata indefinita dei richiedenti asilo nelle zone di transito senza rispettare le garanzie procedurali applicabili viola le normative Ue. La legge ungherese, in più, non rispetta la direttiva sui rimpatri, poiché non assicura che le decisioni di rimpatrio siano emesse individualmente, né che includano le informazioni sulle possibilità di ricorso legale. La legislazione 'Stop Soros', invece, criminalizza qualsivoglia assistenza offerta da qualsiasi persona per conto di organizzazioni nazionali, internazionali e non governative alle persone che intendano chiedere asilo o un permesso di residenza in Ungheria. Le leggi includono anche misure che restringono le libertà individuali, impedendo a chiunque sia soggetto ad un procedimento penale per la violazione di queste norme di avvicinarsi ai centri di transito, in cui vengono tenuti i richiedenti asilo. Le sanzioni vanno dal confino temporaneo al carcere, fino a un anno, e all'espulsione dal Paese. Le norme ungheresi al riguardo violano svariate direttive Ue, come pure la Carta Ue dei diritti fondamentali, in più punti. La Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa ha concluso che le norme violano le libertà di associazione e di espressione e che, pertanto, dovrebbero essere ritirate. (ADNKRONOS)