L’Italia è oggi il sogno, per alcuni avveratosi, di molti immigrati provenienti dai paesi più poveri dell’Europa e del mondo. Ma in passato non è stato così. Gli Italiani infatti sono stati protagonisti dei più grandi flussi migratori della storia tra Otto e Novecento Nell’Ottocento l’arretratezza agricola spinse migliaia di lavoratori, che vivevano in situazioni precarie, ad abbandonare la penisola alla ricerca di una vita e un futuro migliori. All’inizio, negli anni precedenti l’Unità italiana, si trattava di migrazioni all’interno della stessa Europa, le cui mete preferite erano Paesi come Francia, Svizzera, Germania. Ma l’emigrazione italiana iniziò in modo consistente dopo l’Unità quando, circa undici milioni di italiani, si avventurarono oltreoceano con vecchie navi lasciando l’Italia e dirigendosi verso i Paesi dell’ America Latina, Brasile e Argentina poiché proprio in quei territori vi era una maggiore richiesta di manodopera nelle industrie e perché in quei Paesi vi erano abbondanti territori incolti che sarebbero potuti essere trasformati in campi adatti all’agricoltura e all’allevamento. A partire dal 1890 l’Italia fu investita da un secondo flusso migratorio, conosciuto come new migration. Gli Stati Uniti, che in quegli anni stavano vivendo una crescita economica senza pari nella loro storia, furono la principale meta per circa quattro milioni di italiani, soprattutto uomini adulti, provenienti dal sud Italia che abbandonarono temporaneamente la loro patria. Temporaneamente perché il vero intento dei migranti era quello di fare fortuna all’estero e di usare i soldi guadagnati in patria per alleggerire la situazione di crisi che l’Italia si trovava a vivere in quegli anni. L'emigrazione italiana è stata un elemento fondante della nostra storia:si è protratta per quasi un secolo,dal 1876 al 1970,ha coinvolto milioni di persone di diversa provenienza geografica e sociale ed è stata quanto mai variegata per la molteplicità dei paesi di destinazione. Essa si realizzò in quattro fasi. La prima fase (1876-1900)avvenne in seguito alla grande crisi agraria degli anni Settanta, interessò più di 5milioni di persone e fu in gran parte individuale e maschile. Questi emigranti, che partivano per lo più dal Nord - Italia,si diressero prevalentemente verso i paesi europei e l'America Latina. La seconda fase(19001914) coincise con lo sviluppo industriale dell'età giolittiana e con il conseguente abbandono delle campagne. L'emigrazione di questo periodo, prevalentemente extraeuropea,era costituita per più del 70% da soli uomini che lasciavano le regioni meridionali;mentre quella diretta verso Francia,Svizzera e Germania, dove occorreva manodopera per le miniere,l'edilizia e la costruzione di strade e ferrovie coinvolse intere famiglie e fu di lungo periodo.In questi anni Giolitti varò la Legge generale sull'emigrazione che limitò l'azione degli speculatori ai danni degli emigranti. Nella terza fase,tra le due Guerre mondiali,si registrò un rallentamento del fenomeno migratorio dovuto sia alle misure restrittive prese dai paesi ospiti,sia alla politica antimigratoria del fascismo. La quarta fase(1946-1970)fu caratterizzata da una forte emigrazione interna verso i centri industriali del Nord,investiti dal boom economico.Quanto agli espatri verso l'estero,le nazioni prescelte furono Stati Uniti, America Latina, Australia e,in Europa, le tradizionali mete dell'emigrazione italiana cui si aggiunse il Belgio,che richiedeva manodopera per il settore minerario. L'emigrazione in Europa era anche a carattere stagionale. L'emigrazione extraeuropea (Stati Uniti, Brasile e Argentina, che aveva varato una legislazione speciale per favorire l'immigrazione)operò delle profonde trasformazioni nella società delle zone di provenienza:contribuì a ridurre l'analfabetismo e modificò la mentalità e lo stile di vita di quanti tornavano ai loro paesi. Le donne,assumendo nuove responsabilità circa la gestione dell'economia familiare,intrapresero un faticoso processo di emancipazione. Dai paesi che li accoglievano gli emigranti inviavano rimesse in denaro che consentivano alle famiglie di estinguere i debiti contratti con gli usurai per finanziare le partenze.Esse costituivano anche "una fantastica pioggia d'oro" per l'economia italiana,in quanto le valute estere alimentavano i consumi,stimolando lo sviluppo industriale,oppure,depositate nelle Casse rurali,furono da esse investite in Buoni del Tesoro che servirono allo Stato per finanziare la modernizzazione dell'Italia. Inoltre,grazie ai viaggi degli emigranti,crebbero le entrate della marina mercantile. Nell'economia familiare,le rimesse servirono a migliorare il tenore di vita e a concedere prestiti a parenti a tassi molto bassi che servirono ad avviare piccole attività o per espatriare. Poco fruttuosi invece furono gli investimenti nell'acquisto di terra,sia per l'incapacità di coltivarla con metodi innovativi sia per l'eccessivo frazionamento delle proprietà tra gli eredi.