LEZIONI DALLE ASSOCIAZIONI ITALIANE IN ARGENTINA SOTTO COVID19 – LESSONS FROM ITALIAN ASSOCIATIONS IN ARGENTINA UNDER COVID19

 By Gianni Pezzano  - Lezioni dalle associazioni italiane in Argentina sotto Covid19 Almeno da due anni,

oltre la metà degli italiani arrivati in Argentina nelle ultime decadi, è ripartita verso altre destinazioni e la dinamica del loro modo di raggrupparsi si è dimostrata così volatile come la rete stessa. In questo periodo di Covid19 leggiamo ogni giorno degli effetti sulla salute, ma il nuovo articolo di Paolo Cinarelli dall’Argentina ci fa capire che la chiusura sta avendo effetti disastrosi in Argentina, e sicuramente ovunque ci siano associazioni italiane nel mondo. Paolo spiega che, per poter tirare avanti nel frattempo, alcune associazioni italiane in quel paese hanno attivato un servizio di cibo da asporto, come fanno anche gli italiani in altri paesi, come il Fogolar Furlan ad Adelaide in Australia che ha stabilito il venerdì come sera per svolgere questo servizio. Però, noi in Italia come paese e anche le comunità italiane all’estero stesse in ogni paese, dobbiamo soprattutto guardare al futuro perché queste associazioni sono un bene, sia per le comunità stesse che per l’Italia, che in loro ha una rete preziosa per poter promuovere i nostri prodotti all’estero, a partire da quello più importante, la nostra Cultura. Ma andremo oltre, queste associazioni potrebbero e dovrebbero essere un mezzo per aumentare gli scambi tra paesi di ogni genere, sia commerciali che culturali. Nel promuovere questi scambi e promozioni noi tutti non avremmo niente da perdere e molto, ma molto da guadagnare se agissimo con vera intelligenza e non la solita furbizia, che fin troppo spesso vediamo da chi vuole solo svolgere attività per interessi personali invece che per il bene della nostra comunità in Patria ed internazionale. Nel caso che Paolo indica, una possibilità che tristemente succederà abbastanza spesso nel prossimo futuro, la chiusura/fallimento di circoli ed associazioni italiani, dobbiamo assicurare che i soldi delle vendite di questi circoli e delle loro proprietà non finiscano nella tasche di individui, oppure nelle casse di associazioni di beneficenza non-italiane, bensì devono rimanere nelle comunità stesse, magari per, come minimo, non solo promuovere l’insegnamento della nostro lingua e promozione della nostra Cultura, ma anche, e in un certo senso ancora più importante, finalmente poter finanziare e promuovere un progetto che è già troppo in ritardo, un progetto per documentare la Storia dell’Emigrazione italiana in questi paesi, partendo dai primi immigrati, e continuando ai loro discendenti e le loro imprese di ogni genere sia nel nel bene che nel male, perché non dobbiamo mai nascondere che non tutto è andato bene all’estero, nei nuovi paesi di residenza, perché questa Storia è anche la Storia d’Italia e non ne conosciamo affatto abbastanza. Lezioni dalle associazioni italiane in Argentina sotto Covid19 Paolo Cinarelli “La fondazione delle associazioni si faceva un po’ così, per la nostalgia degli arrivati che volevano ritrovarsi con amici e parenti, non solo per una questione di compagnia ma anche per aiutarsi mutuamente. Le seconde generazioni hanno trasformato le associazioni in un rifugio di quell’italianità che gli avevano trasmesso i nonni e i genitori. Col passare degli anni alcune sparivano e altre nascevano con l’arrivo nel dopoguerra di altri giovani (…) che però si riunivano per motivi legati alla nostalgia, la familiarità, la festa di un Santo patrono. Oggi queste associazioni non sanno diventare un punto di ritrovo dei nuovi giovani”, secondo le parole di Roberto Carolei nel programma radio Tanos, che conduce ogni venerdì pomeriggio, anche lui tra i fondatori dell’associazione italiana Gran Sud di Temperley, nella provincia di Buenos Aires, e direttore-fondatore del balletto folkloristico Gioia d’Italia. Edda Cinarelli, giornalista storica della comunità italiana a Buenos Aires, in un articolo pubblicato sul suo giornale online Italiani a Buenos Aires il 17 ottobre del 2018 dal titolo “Nuove forme di associazionismo”, ha trattato il fenomeno dei gruppi online formati dai nostri nuovi arrivati in Argentina. Però almeno da due anni, oltre la metà degli italiani arrivati in Argentina nelle ultime decadi, è ripartita verso altre destinazioni e la dinamica del loro modo di raggrupparsi si è dimostrata così volatile come la rete stessa. Questi innumerevoli gruppi virtuali caratterizzati dalla loro spontaneità e mancanza di organizzazione, struttura e obiettivo, sono spuntati come i funghi dopo la pioggia e si sono disfatti dopo la prima cena andata male, o comunque quando la loro proposta è diventata ripetitiva ed ha smesso di rappresentare l’alternativa che volevano proporre. La descrizione dello stato attuale delle associazioni italiane in Argentina, alle prese con la quarantena più lunga del mondo, è ancora più cruda secondo le parole della presidente di Feditalia (n.d.r., Federazione delle associazioni italiane) Florencia Caretti: “purtroppo molte non hanno potuto cominciare le attività dell’anno e dal punto di vista economico questa situazione le sta soffocando, sono pochissime quelle che possono continuare l’attività sociale in modo online o mantenersi grazie alla distribuzione di cibo a domicilio. Stiamo portando avanti azioni di ogni tipo al fine di ottenere qualche forma di aiuto o beneficio per cui risulta fondamentale portare a termine un censimento per aiutare le associazioni in difficoltà, questa è una delle funzioni di Feditalia oggi più che mai”. In linea con Florencia Caretti il 2 luglio è stato presentato alla camera dei deputati della provincia di Buenos Aires dal deputato Facundo Tignanelli, un disegno di legge preparato da altri giovani come Fernando Collizzolli, Emmanuel González Santalla e Maite Alvado che prevede una serie di condoni ed esenzioni per le associazioni civili e mutualistiche di collettività e di migranti. Ma a questo punto la domanda resta aperta: quale sarà il futuro delle associazioni italiane post quarantena? Il futuro immediato è così incerto che la risposta sembra impossibile da anticipare. Inoltre solo le associazioni più grandi riescono ad avere un gruppo di giovani coeso per assicurare una continuità nel futuro garantendo al tempo stesso una presenza nel mondo virtuale, che le renda visibili simultaneamente anche attraverso più canali di comunicazione. Il futuro resta aperto.

Lessons from Italian Associations in Argentina under Covid19.

Less than two years later, more than half of the Italians who migrated to Argentina in the last few decades left again for other destinations and the dynamic of their way of grouping together showed itself to be as volatile as the network itself Every day during this period of Covid19 we read about the effects on health but Paolo Cinarelli’s new article from Argentina lets us understand that the lockdown is having disastrous effects in Argentina and assuredly wherever there are Italian associations around the world. Paolo mentions the fact that in order to be able to carry on in the meantime some Italian associations in that country have begun a takeaway food service , as Italians in other countries are also doing, such as the Fogolar Furlan in Adelaide, Australia which has established Friday as the evening to provide this service. However, we in Italy as a country and the Italian communities overseas themselves must above all look to the future because these associations are assets for both the communities themselves and for Italy which with them has a valuable network to be able to promote our products overseas, starting from the most important product, our Culture. But we will say more, these associations could and should be a means for increasing exchanges of every type between countries, from commercial to cultural. In promoting these exchanges we all would have nothing to lose but we would really have much to gain if we act with true intelligence and not with the usual slyness that we see all too often from those who want to carry out activities for personal interests instead of for the good of our community in Italy and internationally. In the case that Paolo points out, the failure/closing of Italian clubs and associations, a possibility that sadly will surely happen often enough in the near future, we must ensure that the money from the sale of these clubs and their properties do not end up in the coffers of non-Italian charities but will remain within the communities themselves, maybe for, as a minimum, not only to promote the teaching of our language and the promotion of our Culture but also and in a certain sense an even more important reason, to finally be able to finance and promote a project that is already very late, a project to document the History of Italian Migration in these countries of every type, both good and bad because we must never hide that not everything went well overseas, because this history is also Italy’s history and we do not know at all enough about it. Lessons from Italian Associations in Argentina under Covid19 Paolo Cinarelli “The foundation of the associations was a bit like that, because of the nostalgia on the new arrivals who wanted to find themselves with friends and relatives, not only for a matter of company but also to help each other. The second generation transformed the associations into a refuge of that Italian spirit that the grandparents and the parents had passed onto them. With the passing of the years some disappeared and others were formed with the arrival of new young people after the war…which however reunited for reasons connected to nostalgia, familiarity and the Feast of the Patron saint. Today these associations do not know how to become the meeting place for the new young people”, said Roberto Carolei in the radio programme Tanos that he presents every Friday afternoon. He too was one of the founders of the Gran Sud Italian association in Temperley in the province of Buenos Aires and the director-founder of the Gioia d’Italia folkloric dance group. Edda Cinarelli the historic journalist of Buenos Aires’s Italian community in an article published in her online newspaper “Italiani a Buenos Aires” on October 17, 2018 “Nuove forme di associazionismo” (New forms of Associations) dealt with the phenomenon of the online groups formed by the people newly arrived in Argentina. However, less than two years later, more than half of the Italians who migrated to Argentina in the last few decades left again for other destinations and the dynamic of their way of grouping together showed itself to be as volatile as the network itself. These innumerable virtual groups characterized by their spontaneity and lack of organization, structure and aim have grown like mushrooms after the rain and they dissolved after the first dinner that went badly or, an any case, when their proposal became repetitive and stopped representing the alternative they wanted to offer. The description of the current state of Italian associations in Argentina, tackling with the longest quarantine in history, is even harsher according to Florence Carretti, president of Feditalia (Federation of the Italian Associations): “Unfortunately many were not able to start their activities this year and from the financial point of view this situation is smothering them, very few of them can continue their social activities online or support themselves thanks to the provision of home food services. We are carrying out every type of action for the purpose of achieving some form of help or benefit, for which it is essential to complete a census to help the associations in difficulty. This is one of the Feditalia’s roles, today more than ever”. In line with Florencia Caretti’s statement, on July 2 parliamentarian Facundo Tignanelli presented to the Chamber of Deputies of the province of Buenos Aires a draft law prepared by other young people such as Fernando Collizzolli, Emmanuel González Santalla and Maite Alvado that provides for a series of amnesties and exemptions for the community and migrants civil and cooperative associations. But at this point the question remains open: what will be the future of Italian associations after the quarantine? The future seems so uncertain that the answer is almost impossible to foresee. Furthermore, only the biggest associations manage to have a cohesive group of young people to ensure continuity into the future while at the same time guaranteeing a presence in the virtual world that makes them visible simultaneously also through multiple means of communication. The future is still open.