(foto accanto - D'Alema e Spataro) Un ricordo di Agostino Spataro In un sol giorno tre Paesi ex membri del Patto di Varsavia furono cooptati nella Nato. Quella mattina dell’11 marzo del 1999 (esattamente 23 anni fa), alle ore 8,30, fui ricevuto, in visita privata, al palazzo del Parlamento di Budapest, dal presidente della Repubblica di Ungheria dott. Gonz Arpad.
D'Alema a Budapest Spataro con Gonz Arpad
L’incontro durò circa 1 ora. Alle 9,30, il Presidente si accomiatò perché doveva recarsi nel salone del Parlamento, dove alle 10,00 era previsto l’arrivo dell’on. Massimo D’Alema, presidente del Consiglio dei ministri, venuto a sancire l’ingresso dell’Ungheria nella Nato. Si trattativa di una formalità protocollare, secondo la prassi dell’Organizzazione dell’Atlantico del Nord. Non sapevo di questa visita che in fondo mi rallegrò visti i buoni rapporti intercorsi fra me e Massimo, fin da quando era segretario nazionale della Federazione giovanile comunista italiana. Tuttavia, in quegli attimi vidi scorrere, come un lampo di luce, il film della nostra FGCI che aveva organizzato decine di migliaia di manifestazioni per il disarmo e la pace in Europa e nel mondo. Molte contro la Nato. Eh! La grande ruota della storia continua a girare e a schiacciare tutto quanto incontra lungo la sua via. Cortesemente, il presidente Gonz m’invitò a presenziare all’evento. Lo ringraziai per la cordialità, ma declinai l’invito poiché mi parve inopportuno partecipare, così alla chetichella, a un ricevimento dato dal capo del governo, Viktor Orban, in onore del collega italiano. Ci salutammo. Il funzionario del cerimoniale mi accompagnò fino al portone che da sulla piazza del Parlamento che, nel frattempo, era stata recintata con un cordone di sicurezza formato da militari e personale della polizia, dietro il quale si assiepava una piccola folla di curiosi. Non mi fu consentito di attraversare il cordone. Mi dissero di aspettare dentro il recinto in attesa della passerella dei due Capi di governo davanti al picchetto d’onore. Passarono pochi minuti quando vidi avanzare, impettiti, sul tappeto rosso, Viktor Orban e Massimo D’Alema il quale, sorpreso di trovarmi lì, mi salutò cordialmente. Mi disse che questa di Budapest era la prima tappa di un viaggio che lo avrebbe portato, nella stessa giornata e per lo stesso motivo, a Varsavia e a Praga. Com’è noto, fu questa la prima ammissione a grappolo nella Nato, alla quale seguirono: nel 2004 Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Romania, Slovacchia, Slovenia; nel 2009 Albania, Croazia, Montenegro; nel 2020 Macedonia del Nord. E dire che con il crollo dell’Urss (1991) e lo scioglimento dell’alleanza militare fra i Paesi socialisti era venuta meno la paventata minaccia che portò, nel 1949, alla costituzione della Nato, 6 anni prima del Patto di Varsavia. E così, oggi, assistiamo, angosciati, all’inammissibile invasione russa dell’Ucraina che si spera possa cessare al più presto sulla base di un accordo di pace realistico e duratura, garantito dalla comunità internazionale, in grado di salvaguardare la sovranità ucraina e la sicurezza, nel disarmo e nella cooperazione economica e politica, di tutti i Paesi dell’Europa centro-orientale, Russia compresa. Ioppolo G. 11 marzo 2022