Il segretario generale della Cgil conclude le due giornate di Futura 2025 che si sono svolte a Milano
By Stefano Iucci 12 aprile 2025 • referendum 2025maurizio landinilavorocittadinanza In una democrazia reale, effettiva, i diritti del lavoro e quelli di cittadinanza non possono essere separati: ecco perché occorre andare a votare - e votare sì - ai 5 referendum proposti dalla Cgil che si terranno l’8 e 9 giugno.
Che diventano, proprio per questo, giorni cruciali per il futuro di un Paese che voglia dirsi civile. Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha chiuso la due-giorni Futura 2025 che si è svolta a Milano nella Camera del lavoro, incalzato dalle domande di Veronica Gentili.
Democrazia è partecipazione
Il primo punto da cui partire è decisivo: in un momento di crisi della partecipazione bisogna andare a votare: “La prima cosa da sottolineare – ha detto Landini – è la diversità che c'è tra un referendum e una forma di elezione politica ‘normale’, dove chi va a votare delega qualcun altro a rappresentarlo”, mentre col referendum “non delega proprio nessuno: è lui che decide” e questo vuol dire che “se noi raggiungiamo il quorum e vincono i sì, il giorno dopo milioni di persone avranno dei diritti che oggi non hanno”. E per fare questo bisogna parlare con le persone, “perché ancora oggi in tanti non sanno del referendum. Queste due giornate per noi sono state dunque solo l’inizio, perché vogliamo portare a votare più di 25 milioni di persone”.
I referendum sul lavoro: una questione di civiltà
Il colloquio è entrato poi nel merito dei 5 quesiti. Con il primo, come è noto, si vuole rendere di nuovo possibile per i lavoratori assunti dopo il 2015 il reintegro in caso di licenziamento illegittimo, abrogato con il Jobs Act che prevede solo un risarcimento economico. “In questo modo – attacca il leader della Cgil - il lavoro è diventato una merce, hai cancellato un diritto di civiltà perché hai monetizzato il diritto al lavoro”. E contro tutta la retorica spesa, “questa novità non ha portato affatto a un incremento dei posti di lavoro e delle assunzioni, mentre il lavoro continua a essere povero e sottopagato ed è aumentata la precarietà”. Anche il secondo referendum è importante per una battaglia di civiltà: oggi chi lavora in un’impresa sotto ai 15 dipendenti se viene licenziato illegittimamente, ha diritto a un’indennità massima di sei mensilità, ebbene, spiega Landini, “noi chiediamo che il giudice possa decidere una cifra più alta, tenendo conto della persona coinvolta e dell’impresa che magari fa fatturati altissimi”. Su una simile lunghezza d’onda il terzo quesito, quello che vuole ripristinare la causali per i contratti a termine: “Con le leggi degli ultimi anni – scandisce Landini – abbiamo fatto diventare questa forma di contratto la norma e permesso che ci possano essere così persone che rimangono precarie per tutta la vita”. Un numero esorbitante: considerando tutte le diverse forme si arriva in Italia a quasi 10 milioni di persone in questa situazione, per cui “questo quesito per noi ha anche un valore simbolico, significa dire basta alla precarietà”. La responsabilità di un lavoro degradato che Landini assegna a tutti i governi degli ultimi anni, a prescindere dal colore politico.
Fermare la strage
E poi c’è la sicurezza. Una strage continua, che non finisce mai e che registra numeri che non hanno eguali in Europa. “È una cosa che vivo con un sentimento di impotenza, di rabbia, vedere che non si riesce ad arrestare tutto questo”, dice il sindacalista. Che muove un’accusa molto dura: non è il caso, “ma il frutto di un modello di impresa che si è affermato nel tempo. La maggior parte dei morti, e non lo dice la Cgil, ma l’Inail, riguarda i lavoratori precari che lavorano nelle imprese in appalto e subappalto. Un sistema che è stato reso possibile grazie a liberalizzazioni fatte da leggi sbagliate”. E il quarto referendum ha questo scopo: le aziende che appaltano devono essere responsabili di ciò che succede nella catena. “Se vincono i sì ad esempio – sottolinea – in un caso come quello di Brandizzo le Ferrovie dello Stato dovranno essere chiamate ad assumersi la propria responsabilità".
Il valore della cittadinanza
Infine il quinto referendum, quello che punta a ridurre da 10 a 5 anni di permanenza in Italia il requisito per avere la cittadinanza, come d’altra parte era fino al 1992. “Mi sembra un fatto di buon senso – ragiona il dirigente Cgil –: ci sono oggi in Italia milioni di persone che lavorano, che pagano le tasse e che non hanno i diritti di Cittadinanza”. E poi non possiamo chiudere gli occhi sul fatto che “il Paese sta invecchiando, siamo in piena crisi demografica e se vogliamo continuare a essere un paese industriale, ad avere sanità pubblica e pensioni abbiamo bisogno di queste persone”, che siano però nel pieno dei loro diritti, anziché “continuarle a usare come strumento elettorale” evocando paure che non hanno senso. Lavoro e cittadinanza, dunque, non sono due cose diverse: ma in una democrazia debbono integrarsi.
E la politica?
“In queste settimane abbiamo chiesto incontri a tutte le forze politiche e a tutte abbiamo già scritto: chiediamo che si impegnino a dire alle persone di andare a votare, poi naturalmente ognuno decide come”. Proprio perché “c'è un problema di crisi democratica nel nostro Paese e la democrazia la si difende praticandola”, mentre allo stato attuale “sto riscontrando un certo silenzio, non c’è una campagna anche informativa e per questo abbiamo incontrato anche la Rai, visto che è un servizio pubblico”.
L’Europa, la guerra
In conclusione non poteva mancare qualche passaggio sulla guerra: “Si è sdoganato il termine, lo si usa senza neanche rendersene conto, con grande facilità”, mentre io voglio che la parola ‘guerra’ venga cancellata dal vocabolario". E ancora: “Sicurezza non è avere più armi, ma avere più lavoro, più giustizia sociale, più libertà, più democrazia”. E poi il ruolo dell’Europa che, anche rispetto alla sfida pericolosa lanciata da Trump coi dazi (“Le guerre sono spesso cominciate così”) deve rispondere unita: “La diplomazia, la politica tornino ad avere il loro significato”. Pace, lavoro e diritti: in fondo la democrazia è un concetto semplice. (FONTE: Collettiva)