Di Maria Cacioppo (foto accanto) - Il 19 settembre a Napoli si festeggia San Gennaro, il santo patrono della città. Una festa che è legata ad un grande evento: il miracolo della liquefazione del sangue di San Gennaro.Una storia secolare che risale sembra al 17 agosto 1389,
giorno in cui è avvenuto il miracolo la prima volta in base a quanto annotato sulle pagine del “Chronicon Siculum”, ma è anche probabile che il particolare evento sia avvenuto prima e segnalato per iscritto solo in quell’anno.. È uno dei Santi più amati grazie anche alla fede calorosa dei napoletani che lo hanno eletto a patrono della città dopo averla salvata da pestilenze ed eruzioni del Vesuvio; i suoi attributi iconografici sono il bastone pastorale e la palma, simbolo del martirio. Vescovo di Benevento, amato da cristiani e pagani, fu martirizzato sotto Dioclezano. Cosa significa il nome Gennaro?Assai diffuso in Campania e anche nel Sud Italia, risale al latino “Ianuarius” derivato da “Ianus”’ (Giano) il dio bifronte delle chiavi del cielo, dell’inizio dell’anno e del passaggio delle porte e delle case. Durante il trasporto delle reliquie di San Gennaro a Napoli, la suddetta Eusebia o altra donna, alla quale le aveva affidate prima di morire, consegnò al vescovo le due ampolline contenenti il sangue del martire; a ricordo delle tappe della solenne traslazione vennero erette due cappelle: S. Gennariello al Vomero e San Gennaro ad Antignano. Il culto per il santo vescovo si diffuse fortemente con il trascorrere del tempo, per cui fu necessario l’ampliamento della catacomba. Affreschi, iscrizioni, mosaici e dipinti, rinvenuti nel cimitero sotterraneo, dimostrano che il culto del martire era vivo sin dal V secolo. Va notato che già nel V secolo il martire Gennaro era considerato ‘santo’ secondo l’antica usanza ecclesiastica, canonizzazione poi confermata da papa Sisto V nel 1586. La tomba divenne meta di continui pellegrinaggi per i grandi prodigi che gli venivano attribuiti; Durante un eruzione nel 512, fu lo stesso vescovo di Napoli, Stefano I, ad iniziare le preghiere propiziatorie; dopo fece costruire in suo onore, accanto alla basilica costantiniana di S. Restituta (prima cattedrale di Napoli), una chiesa detta Stefania, sulla quale verso la fine del secolo XIII, venne eretto il Duomo; riponendo nella cripta il cranio e la teca con le ampolle del sangue. Questa provvidenziale decisione, preservò le suddette reliquie, dal furto operato dal longobardo Sicone, che durante l’assedio di Napoli dell’831, penetrò nelle catacombe, allora fuori della cinta muraria della città, asportando le altre ossa del santo che furono portate a Benevento, sede del ducato longobardo. Le ossa restarono in questa città fino al 1156, quando vennero traslate nel santuario di Montevergine (AV), dove rimasero per tre secoli, addirittura se ne perdettero le tracce, finché durante alcuni scavi effettuati nel 1480, casualmente furono ritrovate sotto l’altare maggiore, insieme a quelle di altri santi, ma ben individuate da una lamina di piombo con il nome. Il 13 gennaio 1492, dopo interminabili discussioni e trattative con i monaci dell’abbazia verginiana, le ossa furono riportate a Napoli nel succorpo del Duomo ed unite al capo ed alle ampolle. Intanto le ossa del cranio erano state sistemate in un preziosissimo busto d’argento, opera di tre orafi provenzali, dono di Carlo II d’Angiò nel 1305, al Duomo di Napoli. Successivamente nel 1646 il busto d’argento con il cranio e le ormai famose ampolline col sangue, furono poste nella nuova artistica Cappella del Tesoro, ricca di capolavori d’arte d’ogni genere. Le ampolle erano state incastonate in una teca preziosa fatta realizzare da Roberto d’Angiò, in un periodo imprecisato del suo lungo regno (1309-1343). La teca assunse l’aspetto attuale nel XVII secolo, racchiuse fra due vetri circolari di circa dodici centimetri di diametro, vi sono le due ampolline, una più grande di forma ellittica schiacciata, ripiena per circa il 60% di sangue e quella più piccola cilindrica con solo alcune macchie rosso-brunastre sulle pareti; la liquefazione del sangue avviene solo in quella più grande. Il miracolo di San Gennaro avviene tre volte l’anno; nel primo sabato di maggio, in cui il busto ornato di preziosissimi paramenti vescovili e il reliquiario con la teca e le ampolle, vengono portati in processione, insieme ai busti d’argento dei numerosi santi compatroni di Napoli; la seconda avviene il 19 settembre, ricorrenza della decapitazione, una volta avveniva nella Cappella del Tesoro, ma per il gran numero di fedeli, il busto e le reliquie sono oggi esposte sull’altare maggiore del Duomo, dove anche qui dopo ripetute preghiere, con la presenza del cardinale arcivescovo, autorità civili e fedeli, avviene il prodigio tra il tripudio generale. Avvenuta la liquefazione la teca sorretta dall’arcivescovo, viene mostrata quasi capovolgendola ai fedeli e al bacio dei più vicini; il sangue rimane sciolto per tutta l’ottava successiva e i fedeli sono ammessi a vedere da vicini la teca e baciarla con un prelato che la muove per far constatare la liquidità, dopo gli otto giorni viene di nuovo riposta nella nicchia e chiusa a chiave. Una terza liquefazione avviene il 16 dicembre “festa del patrocinio di s. Gennaro”, in memoria della disastrosa eruzione del Vesuvio nel 1631, bloccata dopo le invocazioni al santo. Il prodigio così puntuale, non è sempre avvenuto, esiste un diario dei Canonici del Duomo che riporta nei secoli, anche le volte che il sangue non si è sciolto, oppure con ore e giorni di ritardo, oppure a volte è stato trovato già liquefatto quando sono state aperte. Le celebrazioni per questa festa, così sentitte nel capoluogo partenopeo, sono arrivate anche oltreoceano, tanto che a Little Italy, il celebre quartiere italiano di New York City, si tiene la Feast of San Gennaro (Festa di San Gennaro). E come in tutte le cose in America la festa si fa in grande, quindi non dura un solo giorno, ma undici. Si inizia il 14 e si finisce il 23 di settembre 2018. Secondo i newyorkesi è una delle più belle feste che si svolgono in città e sono all’incirca un milione i visitatori attirati da questo importante evento, attratti dal folklore ma soprattutto dal cibo, che non manca di certo. Il cuore della festa è in Mulberry Street, chiusa al traffico per l'occasione e la festa è caratterizzata da parate, da giochi e dai tipici venditori di salsicce e zeppole. La festa inizia con una processione religiosa che parte dalla più antica chiesa del quartiere italiano. Contemporaneamente, una festa simile inizia nel quartiere italiano nel Bronx. San Gennaro a New York venne festeggiato per la prima volta nel 1926 da alcuni immigrati napoletani che avevano un bar nella centralissima Mulberry Street, nel cuore di Little Italy. Fu eretta una piccola cappella nella strada con l’immagine di San Gennaro. Chiedevano devozione e offerte da distribuire tra i poveri del quartiere. Da qui è nata una vera e propria fiera di strada. Il giorno della festa del Santo patrono di Napoli, il 19, alle 18 si svolge una messa solenne nella Shrine Church of the Most Precious Blood (al 113 di Baxter Street). L’ultimo sabato della festa, invece, nel primo pomeriggio viene organizzata una processione religiosa durante la quale viene portata la statua di San Gennaro in giro per tutto il quartiere; una festa conosciuta in tutto il mondo per la sua atmosfera festosa e coinvolgente. .(MAria Cacioppo)