I riti della Settimana Santa presentano in Sicilia una complessità di contenuti e di simbologie dovute ai numerosi influssi, soprattutto dovuti alla cultura spagnola, dominante tra il XVI ed il XVII secolo, ed ai temi teologici della religiosità controriformista.Tali riferimenti culturali non esauriscono però la complessità e l'importanza di tali riti all'interno delle comunità . Lo scrittore Gesualdo Bufalino ha scritto:
« A Pasqua ogni siciliano si sente non solo spettatore ma attore, prima dolente, poi esultante, d'un mistero che è la sua stessa esistenza. »
Si evidenzia così come nel mistero della morte e della resurrezione ci siano, nella cultura popolare dell'isola, riferimenti più ampi di quelli seicenteschi, arrivando alla cultura bizantina che rappresenta un sostrato religioso importante e alla memoria dei più antichi riti di una tradizione mediterranea, più antichi di quelli dello stesso cristianesimo.Le diverse manifestazioni si caratterizzano per la grande variatà che assumono nei vari centri dell'isola, diventando elemento caratterizzante della comunità , nonostante i mutamenti sociali e culturali della modernità .Nonostante questa variabilità si possono rintracciare alcuni elementi comuni o quanto meno ricorrenti sotto riportati.La Domenica delle Palme
La processione della Domenica delle Palme. Tale ricorrenza è comune al resto dell'Italia ed a tutta la Cristianità , ma in Sicilia si svolge con particolare enfasi, con rievocazioni figurate, eredi di tradizioni di teatro religioso tardomedievali. Durante la processione, in quasi tutti i paesi della Sicilia, si utilizzano i ramoscelli di ulivo e anche foglie di palma, artisticamente intrecciate in forme tradizionali, che vengono portate in processione, generalmente da fanciulli. Praticamente solo a tale scopo venivano coltivate, in luogo assolato e protetto alcuni esemplari di palma da dattero o altre varietà che in Sicilia non hanno mai fruttificato. Ugualmente utilizzate, soprattutto in passato, fronde di alberi sempreverdi come l'alloro. Tali fronde assumono un valore magico-religioso apotropaico e vengono conservate tutto l'anno per preservare dai rischi di malattie e disgrazie.
Il Mercoledì SantoI giorni precedenti il Venerdì, che rappresenta il tempo della crocefissione e morte, si svolge in molti paesi la processione del "Cristo alla colonna".Il Giovedì SantoI "Sepolcri", allestimenti all'interno delle chiese per l'adorazione a partire dal Giovedì Santo. Elemento particolare è la presenza negli altari predisposti per tali allestimenti, di vasetti con germogli di grano fatti crescere al buio ("i lavureddi" cioè "piccole messi") che alcuni studiosi riferiscono a tradizioni elleniche.[2] Le spighe di grano verdi sono inoltre presenti in altri momenti delle manifestazioni religiose.
Il Venerdì santo  Uno dei "Misteri" di Catenanuova  La processione del Venerdì Santo a Santa Maria di LicodiaIl venerdì è caratterizzato dalla processione del Cristo Morto, caratterizzata quasi sempre da una notevole durata (a Trapani la processione dura ben 24 ore) o da una esasperata lentezza, che spesso portano la manifestazione fino al buio della sera. La processione è caratterizzato in genere dalla presenza non solo del Crocefisso o del Cristo morto adagiato su di una lettiga o in un'urna di vetro ("cataletto"), ma anche dei "Misteri" e della statua della L’Addolorata.Spesso tale processione è preceduta o seguita dalla processione della "Cerca" che si svolge anch'essa quasi sempre al Venerdì Santo (spesso di mattina) e che vede il simulacro della Madonna "cercare" Cristo a volte inutilmente, a volte incontrando (Cerda) il Cristo morto; in questo caso la processione prende il nome di "Giunta" (Licodia Eubea). A volte tale "cerca" si svolge al sabato (Cassaro).
I "Misteri" sono statue lignee o di stucco, che richiamano i vari momenti della Passione di Cristo (Gesù alla colonna della flagellazione, Gesù schernito, Ecce Homo, Gesù caricato della croce, Gesù crocifisso, Gesù morto posto in una lettiga), che vengono mostrate e portate in processione in vari momenti durante la Settimana Santa (Ispica, Caltanissetta, Trapani, Biancavilla,Barcellona pozzo di Gotto e tantissime altre località ). In alcuni casi, come nelle processioni di Enna, oppure nella processione del Mercoledì santo di Assoro la rappresentazione effettiva dei momenti della passione viene sostituita da oggetti simbolici (la lancia, il martello, la corona di spine, ecc).
I crocefissi "snodabili", in cui arti mobili che rendono possibile la rappresentazione della Crocefissione e della Deposizione, in cui il simulacro di Cristo viene tolto della croce e deposto in una lettiga. Tale particolare tradizione era comune in tutta Italia nel Medioevo[3] e sopravvive in Sardegna ed in alcuni centri della Sicilia (Avola, Licodia Eubea, Biancavilla) che conservano esemplari di questa particolare opera d'arte.
La Domenica di Resurrezione  "'a Giunta" a Caltagirone
La processione dell"Incontro"[, che inizia geeneralmente molto presto la mattina di Pasqua, con la statua della Madonna che va lungamente in cerca del figlio. Dopo un lungo itinerario, che spesso procede con rituale lentezza, avviene l'incontro tra la statua del Cristo risorto e quella della Madonna per la quale spesso viene prevista una subitanea metamorfosi con la sostituzione della statua o del manto (Ribera, Alcara li Fusi) e volo di colombe (Aragona), per esprimere il potere di rinascita della Resurrezione.[ La tradizione dell"Incontro" è presente anche in Calabria con in nome di "affruntata" o "cumpruntaâ€, Probabilmente il rito dell'"incontro" è derivato da sacre rappresentazioni quattrocentesche. Non mancano casi in cui il simulacro della Madonna si china o si sporge a a baciare Cristo o altri in cui è trasformato in una sorta di automa con braccia mobili che possono alzarsi a benedire.
Altri elementi ricorrenti Il "calvario" di Cianciana
Alcuni dei riti fanno tappa o si svolgono al "Calvario", un luogo sacro all'aperto, posto generalmente in posizione elevata (Ventimiglia), o sul cocuzzolo di un'altura (Alcara li Fusi), caratterizzato da un recinto, una lunga gradonata, una croce e un altare in muratura, o una piccola cappella (Centuripe). Il luogo rappresenta la trasposizione simbolica del Golgota sul quale avvenne la crocefissione di Cristo e si ricollega alla tradizione dei Sacri Monti dell'Italia settentrionale e dell'Europa centrale. Tuttavia i "calvari" siciliani si distinguono per essere luoghi ai margini o vicini al centro abitato e santuari extraurbani, e per l'essere generalmente privi di edifici monumentali essendo ridotti ad un recinto sacro, un templum che rappresenta quasi una chiesa all'aperto che trova un corrispondente nella tradizione iberica e forse nella cultura mediterranea.
La presenza, nelle varie manifestazione degli appartenenti alle varie confraternite, che sono spesso i soggetti organizzatori dei riti. I confratelli sono coperti dal tradizionale abito penitenziale costituito da tonaca e cappuccio, spesso detto babbalucco
La manifestazione, durante le varie manifestazioni, di rivalità o quanto meno di emulazione tra gruppi diversi, distinti in diverse confraternite o associazioni oppure in base alla localizzazione nella struttura urbana (Catalfaro, Comiso) o nell'organizzazione sociale (San Biagio Platani)
La rappresentazione della Passione in rappresentazioni di tipo teatrale, derivanti forse dalle sacre rappresentazioni medievali note come "misteri" e vive in Sicilia tra XIV e XV secolo.
Simbologie  Generalmente i riti pasquali siciliani vengono riferiti ad un'influenza spagnola, molto presente sulla società siciliana del XVII secolo. Tuttavia non si può non rilevare moltissime somiglianze con le tradizioni di altre regioni come la Calabria e la Puglia, ed altre non interessate dal dominio spagnolo come la Sardegna (Riti della Settimana Santa in Sardegna).Certamente con gli elementi prevalenti religiosi di tipo penitenziale tipici della religiosità seicentesca, convivono, anche se alcune sempre più con difficoltà , alcuni elementi che risalgono a tradizioni precedenti spesso riferibili ad un'area più estesa di quella della sola isola. Sono state, infatti rintracciati tradizioni relative a vari periodi della complessa storia isolana:
Tradizioni medievali come le sacre rappresentazioni e le "diavolate".
Tradizioni della chiesa ortodossa a cui la religiosità isolana aderì da prima del Medioevo e continua sino ad oggi, con le comunità albanesi che tuttora praticano il rito greco-ortodosso. La comunità di Piana degli Albanesi, che conserva lingua, tradizioni e costumi albanesi, si distingue per il rito greco-bizantino. Nelle celebrazioni liturgiche vengono utilizzate sia la lingua greca che la lingua albanese. Le manifestazioni religiose, solenni e ricche di simbolismi, si svolgono lungo tutto l’anno ma raggiungono il loro culmine nella celebrazione della Java e Madhe (Settimana Santa). Tra le varie tradizioni sono da ricordare alcuni dolci tradizionali: Panaret tipico di Piana degli Albanesi, a forma di cesto con manico di pasta frolla, Verdhët, una sorta di torta, e Vetë të kuqe, tipico della medesima comunità e riscontrabile nei paesi ortodossi della Grecia, ricca di simboli che richiamano la vita, la fertilità e la Resurrezione.
Tradizioni della religiosità popolare greca. Sono stati infatti riferiti ai «giardini di Adone», utilizzati nel culto pagano del dio morto e resuscitato, i "lavureddi" di grano cresciuto al buio esposti nei "Sepolcri". Anche la processione della "cerca" è stata riferita ad analoghe manifestazioni religiose in cui Afrodite andava alla ricerca dello sposo/figlio Adone.
Tradizioni precristiane di rinascita primaverile. Tale riferimento del resto è comune a tuttao il mondo cattolico, visto il cristianesimo, fin dalle origini, sovrappose la celebrazione della Pasqua al il simbolismo dei riti pagani legati al rinnovamento stagionale. Tra questi aspetti: le fave verdi (Biancavilla, Bronte, Isnello), le fronde di alloro (Caltavuturo, Cammarata, Naso, Caltabellotta, Forza d'Agrò), arancio (Terrasini) e mirto portati in processione, gli archi addobbati con elementi vegetali (San Biagio dei Platani) gli alberi, più o meno simbolici, innalzati (Terrasini), le pertiche (Pietraperzia, Ribera), le maschere (San Fratello, Prizzi), i dolci rituali, le torce (Alimena, Caltanissetta, Ferla) e i falò (Leonforte, Sortino).[12][13] Nel caso degli elementi vegetali è chiara l'origine da riti di rigenerazione e di celebrazione della fertilità propiziatoria e della rinascita primaverile preesistenti al cristianesimo e che interpretano la Pasqua come rigenerazione periodica dell'anno e della natura attraverso la rappresentazione simbolica del dio salvatore che muore e rinasce, sconfiggendo la morte ed assicurando la rinascita individuale, il rinnovamento della natura e l'abbondanza del raccolto.