Indagine del Centro Studi di Basilea dei Missionari Scalabriniani, in collaborazione la parrocchia San Pio X, fra gli italiani arrivati nel cantone di Basilea-Città dal 2002 ad oggi I dati statistici dell'immigrazione in Svizzera degli ultimi anni confermano la percezione di un più forte afflusso di cittadini italiani verso la Confederazione Elvetica.

Dal 2007, il saldo migratorio degli italiani in Svizzera è tornato ad essere positivo: era dal 1974 che ciò non avveniva. Tra il 2012 e il 2013 la comunità italiana in Svizzera è aumentata di circa 7000 unità (12800 arrivi, 5500 partenze). Questo fenomeno pone delle nuove sfide alle associazioni, alle missioni cattoliche italiane e a tutte quelle strutture che da tempo avevano adattato le proprie attività alle esigenze di una comunità immigrata ormai stabile e sempre più integrata. La nuova immigrazione, tuttavia, risulta essere molto diversa rispetto a quella degli anni '60 e '70. Pertanto urge una maggiore conoscenza del profilo delle persone coinvolte da questo fenomeno. Il Centro Studi (CSERPE) di Basilea dei Missionari Scalabriniani, in collaborazione con la Parrocchia di Lingua Italiana San Pio X, ha svolto tra i mesi di giugno e di settembre un'inchiesta tra gli italiani che sono arrivati nel cantone di Basilea-Città dal 2002 ad oggi con un questionario contenente 66 domande. Il 15 novembre scorso, durante una tavola rotonda in occasione del 50° della chiesa di San Pio X a Basilea, p. Graziano Tassello, direttore del CSERPE, ha presentato alcuni risultati della ricerca. Dalle statistiche cantonali risulta che sono 1528 le persone di nazionalità italiana arrivate dall'estero tra il 2002 e il 2012 e ancora residenti a Basilea-Città. L'inchiesta si è rivolta però solo a chi aveva più di 20 anni, in tutto 1323 italiani. Se si considera l'età, la fascia più rappresentata è quella compresa tra i 30 e i 39 anni (525 persone), seguita da quella tra i 20 i 29 anni (318) e da quella tra i 40 e i 49 anni (306). In una prima fase della ricerca il questionario è stato somministrato via internet a 113 persone. Ne è seguita l'analisi dei numerosi dati raccolti che riguardano tra l'altro il profilo demografico, famigliare e professionale degli intervistati, le conoscenze linguistiche, le regioni italiane di provenienza, i titoli di studio, i motivi dell'immigrazione in Svizzera, il grado di integrazione, l'associazionismo, l'impegno nel volontariato, i media utilizzati, i progetti migratori futuri. Una sezione del questionario è dedicata anche all'appartenenza e alla pratica religiosa prima e dopo il trasferimento a Basilea. I dati dell'inchiesta confermano la tendenza all'esodo di giovani adulti qualificati. Dal Meridione sono partiti molti seguendo le antiche catene migratorie costituite da conoscenti o parenti già emigrati nei decenni passati. Ma, allo stesso tempo, tra le regioni più interessate dai nuovi flussi figurano in testa la Lombardia e altre regioni del Centro-Nord. Dalle risposte al questionario si evince che il 78,10% degli intervistati attualmente lavora, il 16% è composto da studenti, dottorandi e stagisti, il 9,43% cerca un impiego. L'85,71% è soddisfatto dell'attività che sta svolgendo, ma alla domanda "Si sente gratificato/a sul piano del grado di inserimento sociale raggiunto?" la percentuale di chi risponde con "molto" o "abbastanza" si abbassa al 67,62%. L'impatto con la nuova lingua e la difficoltà ad allacciare relazioni sociali sono i problemi più sentiti dagli intervistati. Solo il 48,67% di loro giudica la propria conoscenza del tedesco ottima o sufficiente. Alla domanda "Quali lingue utilizza prevalentemente fuori casa?" al primo posto appare l'italiano, al secondo l'inglese e solo al terzo il tedesco. Questa grande importanza dell'inglese si spiega con il particolare profilo professionale di molti degli intervistati: quasi il 23% sono ricercatori presso l'Università o nelle multinazionali farmaceutiche, dove l'utilizzo dell'inglese è ormai molto diffuso anche nelle routine di lavoro quotidiane. La questione della lingua si riflette anche sulla pratica religiosa. Coloro che si professano cattolici (60 su 113 intervistati) e che frequentano luoghi di culto a Basilea (49) si rivolgono in maggioranza (38) alla Parrocchia di Lingua Italiana. I dati raccolti finora danno il quadro di una mobilità non accompagnata da forti disagi sociali e motivata soprattutto dalla ricerca di migliori opportunità di lavoro e di studio più che dal bisogno materiale. Le persone intervistate sono portatrici di ampie risorse per quanto riguarda il titolo di studio e le esperienze professionali. Se si considera però l'impegno nell'associazionismo e nel volontariato e l'utilizzo dei media, si nota uno scarso ancoraggio alle realtà locali. Nei prossimi mesi il Centro Studi di Basilea intende approfondire l'analisi dei dati raccolti e allargare il questionario alle fasce più in difficoltà della nuova immigrazione. Per un quadro completo della "nuova" immigrazione italiana è necessario tenere conto anche del fenomeno "crisi", che pare abbia cominciato a far sentire il suo peso sui flussi migratori soprattutto negli ultimi tre anni (fonte: solidali insieme)