Le ultime notizie sul fronte CGIE confermano che la nuova composizione del Consiglio, decisa dal Governo in conseguenza di un necessario ridimensionamento dell’impianto di spesa, sarà quella prevista dalla legge, basata sul numero delle iscrizioni all’AIRE, senza aggiustamenti. La norma approvata è stata giudicata da molti sbagliata. Riconduce un organo di rappresentanza collettiva e collegiale ad un mero meccanismo numerico, ne svilisce ancor più le prerogative, lo indebolisce e lo subordina a logiche territoriali e continentali. Le responsabilità di Governo, in questa fase di vita della rappresentanza, non sono state ben assolte. Pressapochismo ed impreparazione hanno portato ad un risultato deludente per quanto riguarda l’elezione dei COMITES e ad un quadro confuso in vista del rinnovo del CGIE. Il Governo ha fatto una mezza proposta di modifica, che ha trovato una mezza risposta, e che ora sembra essersi arenata. Di chi sono le responsabilità maggiori? Di chi non ha accettato una proposta di mediazione? Di chi è rimasto alla finestra, in attesa che il Governo si accingesse a disfare ciò che aveva ipotizzato? Dello stesso Governo che ha presentato una mezza proposta sapendo che avrebbe provocato divisioni e attendendo, consapevolmente, che la mezza proposta si svuotasse? Il Governo non ha oggi un’idea chiara sulle politiche per gli italiani nel mondo. Continuano a pesare troppo le prerogative della Farnesina, questo è il vero problema. Dalla rappresentanza alla rete consolare, dai diritti dei lavoratori a contratto fino ai lettorati, l'amministrazione vince e il Governo si adegua troppo spesso alle decisioni della burocrazia. Mi auguro che la situazione sia ancora aperta, spero ci si possa ricompattare, assegnando a ciascuno una parte di responsabilità ma anche una parte del progetto di rinascita. In passato, sulle proposte di riforma di COMITES e CGIE, che arrivavano dal Senato, fu proprio il CGIE a schierarsi contro. Quelle proposte non erano risolutive, ci avrebbero condotto esattamente dove siamo oggi, ma rappresentavano quantomeno un grido d'allarme, che forse non abbiamo saputo raccogliere.