SINTESI DEL RAPPORTO
Questo rapporto descrive l'impatto della prima ondata dell'epidemia di Covid-19 sulla comunità italiana nel Regno Unito, attraverso dati raccolti con un ampio sondaggio online e una serie di interviste.
Il rapporto pone in evidenza come la combinazione della pandemia da Covid-19 e della Brexit abbia creato preoccupazione e sfiducia verso il governo britannico tra la comunità italiana nel Regno Unito e indotto molti connazionali a considerare di lasciare il paese e tornare in Italia o trasferirsi in un altropaese. Include una presentazione della comunità italiana nel Regno Unito, un’analisi dei dati, una valutazione delle criticità della risposta politica e una corrispondente proposta di aree di intervento.Il rapporto è stato realizzato dal Manifesto di Londra, un osservatorio progressista indipendente fondato a Londra nel 2017 e costituitosi in associazione sociopoliticanel 2019. I suoi scopi sono:
•Costruire una piattaforma per promuovere la realizzazionedi iniziative nella comunità progressista del Regno Unito e dell’Irlanda
•Difendere e rappresentare gli interessi e i valori dei cittadini italiani che vivono nel Regno Unito e in Irlanda, salvaguardando il valore dell’integrazione e della solidarietà internazionale;
•Creare una comunità basata su principi socialisti, ecologisti, femministi e pro-europeisti, promuovendo relazioni e collaborazioni tra i progressisti italiani e britannici ;
•Organizzare eventi politici e culturali su democrazia, antifascismo einternazionalismo, promuovendo i principi dell’eguaglianza di genere, inclusività e partecipazione in ogni iniziativa. Questo rapporto ha ricevuto il patrocinio del Com.It.Es. (Comitato degli Italiani all’Estero) di Londra. Nel corso del 2020 la pandemia di Covid-19 ha causato enormi perdite di vite umane, una grave crisi sanitaria e significativi impedimenti alla maggior parte delle attività umane a livello globale. Nell’ambito delle ricerche finora condotte sugli effetti della pandemia, poco spazio è stato riservato all’impatto che quest’ultima ha avuto sulle diverse comunità all’interno di un singolo paese, tanto meno se si tratta di comunità migranti, che per la loro natura presentano specifiche fragilità. All’inizio del 2020, il Manifesto di Londra aveva avviato un progetto volto a dare visibilità e voce alle comunità di Italiani emigrati all’estero Italiani nel dibattito pubblico e politico. Con l’arrivo del Covid-19, il Manifesto di Londra ha trasformato il progetto in un’inchiesta sull’impatto del Covid-19 sulla comunità italiana nel Regno Unito. La comunità italiana nel Regno Unito conta 440,000 residenti ufficialmente registrati all’AIRE ed è la terza maggiore comunità di cittadini europei sul suolo britannico, dopo quelle polacca e rumena. Sia Italia che Regno Unito stanno attraversando una pesante crisi sanitaria ed economica. Per questo motivo gli italiani residenti nel Regno Unito hanno attraversato mesi particolarmente difficili, dato il permanere sia del paese d’origine che quello di residenza in uno stato di costante emergenza. Alla pandemia si aggiunge il processo di uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, le cui trattative sono tuttora in corso, generando grande incertezza per tutte le comunità di cittadini europei circa i termini della loro permanenza nel Regno Unito.
Alla luce di tutto ciò, il rapporto ha seguenti obiettivi:
1.Valutare l'impatto sanitario ed economico del Covid-19 sulla comunità italiana nel Regno Unito considerando lo status di migrante europeo proprio di ogni cittadino italiano;
2.Documentare i disagi apportati dal Covid-19 alla mobilità internazionale e ai diritti di cittadinanza, evidenziando in che misura le sfide specifiche poste dalla Brexit ne abbiano aggravato gli effetti;
3.Capire come la doppia crisi di Covid-19 e Brexit stia influenzando i piani a medio e lungo termine della comunità italiana nel Regno Unito;
4.Identificare i principali bisogni di questa comunità e le corrispondenti lacune politiche (con un’attenzione particolare ai più vulnerabili) e iniziare a delineare una risposta politica adeguata alla doppia crisi, con raccomandazioni per le istituzioni italiane, britanniche ed europee.
Per raggiungere questi obiettivi il Manifesto di Londra ha somministrato un questionario online, ottenendo oltre 1.000 risposte, e condotto una serie di interviste approfondite. La ricerca è stata eseguita nel Giugno 2020, perciò registra l’impatto della prima ondata della pandemia. Al momento della stesura, nel Dicembre 2020, le fasi finali delle trattative fra Unione Europea e Regno Unito sono ancora in corso e i loro risultati ancora incerti. Inoltre, sia l’Italia che il Regno Unito sono colpiti da una seconda ondata di Covid-19.Il questionario e le interviste hanno permesso di raccogliere dati sulle caratteristiche individuali e le circostanze personali dei partecipanti, incluse diversi aspetti potenzialmentecolpiti dalla pandemia, quali: diritti di cittadinanza, impiego, salute, mobilità internazionale, benessere e fiducia nei media e nel governo.I risultati rivelano alcuni elementi non ancora considerati nelle precedentiricerche:
•Un terzo dei partecipanti pensa che possa essere stato infettato dal virus, mentre il 10% del nostro campione si ritiene certo di averlo contratto. Ciononostante, la grande maggioranza dei partecipanti (89%) non si è sottoposta a test e il 70% non ha chiesto aiuto medico. Di coloro che si sono rivolti alle autorità mediche, quasi la metà (50%) hanno giudicato la qualità del servizio medico ricevuto o scarsao molto scarsa e il 4% non è stato in grado di ricevere aiuto alcuno. Al contempo, gli italiani registrati all’AIRE che sono temporaneamente tornati in Italia rischiano l’esclusione dall’accesso al servizio sanitario nazionale.
•In combinazione con l’incertezza causata dalla Brexit, la pandemia sta costringendo molti italiani residenti nel Regno Unito a riconsiderare i loro piani di vita e mobilità internazionale a medio e lungo termine: invece di rimanere all’interno del paese, si prospettano le possibilità di spostarsi in un altro paese o di tornare in Italia. Poco meno di metà dei partecipanti (47%) ha dichiarato di continuare a preferire di vivere nel Regno Unito. Il 12% ha affermato che la pandemia li ha persuasi a decidere di lasciare il Regno Unito mentre prima non intendevano farlo. Il flusso migratorio di ritorno verso l’Italia è di considerevole entità: il 9% dei partecipanti ha indicato di essere già rientrato nel paese d’origine a causa del Covid-19. Questo è in linea con alcune stime del consolato italiano a Londra, che suggeriscono che dallo scoppio della pandemia alla fine di aprile circa 30.000 italiani (circa il 10% del totale riportato nei dati AIRE) sono rientrati in Italia. Coloro che si sono temporaneamente assentati dal territorio britannico senza aver prima ottenuto il Settled Status rischiano di perdere l’idoneità ad ottenerlo una volta rientrati.
•L’impatto economico sulla comunità italiana nel Regno Unito è stato pesante. La maggior parte dei soggetti del nostro campione aveva un impiego in febbraio 2020. Un terzo dei partecipanti (34%) ha dichiarato che la propria situazione lavorativa è cambiata a causa della pandemia. Di questi, il 52% è stato messo in furlough (il sistema di cassa integrazione previsto dal governo britannico, tuttora funzionante), mentre il 15% -principalmente lavoratori autonomi -ha sperimentato una drastica diminuzione dell’attività lavorativa. Il 37% ha visto peggiorare la propria situazione economica e il 51% dei partecipanti ha affermato di aver presentato richiesta per qualche forma di sussidio finanziario. Fra coloro che hanno fatto richiesta, il 78% ha beneficiato dei programmi di assistenza economica messi a disposizione dal governo inglese, come lo Universal Credit o il Coronavirus Job Retention Scheme (noto come ‘furlough scheme’), in particolar modo all’interno dei settori più colpiti dalla crisi quali l’alberghiero, manifatturiero e costruzioni. L’impatto negativo è stato più significativo sulle persone con contratti precari o da poco arrivati in Regno Unito e in generale sulle persone meno integrate nel contesto socioeconomico del paese.
•La combinazione di Covid-19 e Brexit sta generando uno stato di ansia e sfiducia senza precedenti in relazione alla presente risposta politica e sanitaria del governo britannico. Uno dei partecipanti al sondaggio sintetizza così: “La gestione della pandemia ha aggiunto peso al bagaglio negativo già esistente per via della Brexit. Il rapporto tra i pro e contro del vivere a Londra stanno cambiando a favore del trasferimento in altri paesi europei o del ritorno in Italia. ”I risultati qui riassunti conducono all’identificazione di alcune importanti lacune nelle politiche migratorie e nei sistemi di assistenza italiano e britannico:
•Il sostegno agli italiani all’estero è inadeguato e le risorse destinate ad organizzazioni che supportano i cittadini italiani, inclusi i consolati, sono insufficienti;
•Le misure di welfare messe a disposizione dai governi italiano e britannico in risposta al Covid-19 (‘reddito d’emergenza’, ‘furlough scheme’) presentano delle falle, tali da lasciare molti italiani residenti nel Regno Unito privi di assistenza sociale adeguata;
•Vi è scarsa consapevolezza, fra i cittadini italiani nel Regno Unito, dei diritti e dei benefici di cui è possibile godere qualora si sia iscritti al registro AIRE; •La copertura del servizio sanitario nazionale per i cittadini iscritti all’AIRE è limitata a 90 giorni come previsto dalla Carta Europea di Assicurazione Sanitaria (EHIC) e copre solo cure d’emergenza, offrendo una copertura inadeguata in tempi di pandemia per gli italiani che sono provvisoriamente rientrati in Italia;
•Molti italiani rientrati in Italia dal Regno Unito durante la pandemia vi hanno trascorso oltre 180 giorni nell’anno 2020, con la conseguenza che il tempo precedentemente trascorso sul territorio britannico non varrà ai fini dell’ottenimento delSettled Status.Questo comporta il rischio di non poter raggiungere la soglia dei 5 anni continuativi sul territorio britannico prima che ilPre-Settled Status(la cui durata è 3 anni) scada;
•Non vi è ancora una rete di assistenza europea che possa sopperire alle mancanze dei singoli stati nazionali.Per colmare queste lacune e fornire un adeguato supporto alla comP
ER IL GOVERNO ITALIANO:
•Rafforzare la rete e il finanziamento delle organizzazioni operanti a supporto delle comunità italiane all’estero;
•Rendere accessibili forme di assistenza al reddito anche agli italiani che vivono all’estero, qualora non abbiano altro supporto dal paese di residenza;
•Lanciare una campagna di informazione su diritti e doveri dei residenti all’estero e sul ruolo dell’AIRE e digitalizzare e semplificare i registri AIRE;
•Incrementare l’efficienza dei servizi consolari nei tre anni successivi alla Brexit;
•Estendere l’assistenza sanitaria italiana in via straordinaria a coloro che, iscritti all’AIRE, ritornano sul territorio italiano durante la pandemia di Covid-19; •Istituire un sistema di controllo affinché l’accesso al vaccino venga garantito a tutti i cittadini italiani indipendentemente dal paese di residenza.
PER IL GOVERNO BRITANNICO:
•Lanciare una campagna di informazione per i cittadini europei più vulnerabili per supportarne la domanda per il Settled Status;
•Estendere a tutti i cittadini europei la possibilitàdi beneficiaredell’allungamento a 12 mesi del periodo di permanenza fuori dal territorio britannico senza che venga intaccata la possibilità di presentare domanda per il Settled Status, qualora questa assenza sia connessa alla pandemia di Covid-19;
•Estendere la gamma di documenti validi per l’Habitual Residence Testall’atto della richiesta di sussidio includendo tutti i documenti già accettati per la EU Settlement Scheme Application.
PER L’UNIONE EUROPEA:
•Avviare l’integrazione dei sistemi sanitario e di welfare a livello europeo e provvedere a colmare le lacune lasciate dai sistemi di supporto operanti a livello nazionale;
•Accrescere il ruolo dell’Unione Europea come centro di promozione dello scambio di esperienze e buonepratiche fra stati membri.